Capitolo 15

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Appena finisco di ripulire quella grossa macchia marrone,  cerco qualcosa da mettermi, dei pantaloncini zebrati, una canotta nera (si, mi piacciono molto le canotte) e le mie solite Vans viola. Un abbinamento senza fondamenta.

Lorenzo è stupendo, ha una semplice maglia blu, dei jeans e le Vans nere.

Cerchiamo su Internet il bar più vicino. Dopo tanti tentativi di tradurre il giapponese,  decidiamo di andare al Chang Odair. Un bar dalle pareti rosse con disegni dorati e delle grosse lanterne sparse ai lati.

Le cameriere sono tutte uguali, stesso vestito, stesse scarpe e la stessa faccia tondeggiante da gli occhi a mandorla.

"Cosa desiderate?" Dice la ragazza che a parer mio è italiana, visto che il viso è molto simile a quello italiano (non credo esista un viso italiano) e lo parla molto bene.

"Un the caldo e lui non saprei" dico

"Io lo stesso, un the caldo" aggiunge. Cosa? Un the caldo? Perché avrebbe dovuto buttare in terra quel the dall'odore invitante?

Gli fiondo un calcio da sotto il tavolo e la sua faccia assomiglia molto ad un bimbo che assaggia la sua prima fetta di limone.

''Perché avresti dovuto buttare il the dell'hotel?" Gli domando con tono neutro.

"Volevo passare una giornata con te e non dentro l'hotel" mi risponde dolcemente. Gli stampo un bacio sulle labbra e mi fiondo letteralmente sul the che ci ha appena portato la cameriera italianizzata.

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