IV

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Sono ormai le otto di sera quando mi arriva un messaggio da parte di Luka, che mi dice di essere arrivato.

Sono in pigiama ed in condizioni abbastanza penose, ma di sicuro non ho ne il tempo ne la voglia di prepararmi per stare fuori casa solo due minuti.

Corro in camera a recuperare il suo braccialetto, mi infilo il primo paio di ciabatte che trovo e scendo di corsa.

Lo saluto con due baci sulle guance e gli restituisco il suo bracciale, che si infila subito.

"Grazie mille stellina, comunque come stai?" mi chiede lui, facendosi più serio.

"Tutto apposto, non ti preoccupare.
Mi dispiace tanto per sta notte, è che veramente non sapevo che fare e mi sei venuto in mente te.
Non è la prima volta che mi aiuti e ci tengo a ringraziarti."

Ed è vero, sono ormai due anni che conosco Luka (grazie a sua sorella Juleka) e mi è sempre stato di grande supporto ed aiuto nei momenti in cui ero in crisi per Adrien.

"Figurati Mari. Devo andare ora, buona cena" mi sorride e se ne va, mettendo il casco e salendo sulla sua moto.

Torno di sopra e vado subito ad aiutare mia madre a preparare la cena, apparecchiando la tavola e mettendo le patate nel forno.

- Una settimana dopo -

Ed eccomi qui, sono le sei di sabato pomeriggio ed io me ne sto seduta sul ponticello che collega il bordo della senna alla péniche di Luka.

Non l'ho sentito per una settimana, gli ho mandato messaggi che non hanno mai ricevuto una risposta e l'ho chiamato più volte, ma senza mai sentire la sua voce.

Quindi ho preso coraggio e mi sono direttamente presentata qui, ma lui non c'è.

Juleka mi ha invitata ad entrare ma ho rifiutato, preferisco aspettarlo e parlargli da sola.

Ed ecco che, dopo una buona mezz'ora passata a fissare le mie gambe che dondolano sopra l'acqua, lui arriva, sfrecciando su uno skateboard nero.

Mi alzo in piedi e gli corro incontro, rischiando di inciampare sui miei stessi piedi.

"Luka! Si può sapere dove eri finito?" gli domando preoccupata.

Lui fissa il suo skateboard sistemato tra i suoi piedi e se ne sta li, fermo e zitto.

Incrocio le braccia e cerco di guardarlo negli occhi, ma lui continua a distogliere lo sguardo.

"Sono stato...impegnato."

"E non avevi nemmeno un minuto per scrivermelo?"

"Io..." è senza parole, il suo sguardo è triste.

"Luka... - mi avvicino a lui fino a stargli di fronte - su dai, dimmi che succede."

"Nulla... sono solo un po'... ah, non lo so nemmeno io cazzo" risponde lui, sempre senza incrociare il mio sguardo.

"Luka, ti prego, cosi mi fai solo preoccupare di più."

"Vieni con me."

Mi porta in un parchetto li vicino e si siede su una panchina, protetta dall'ombra di un grande albero.

"Sappi che per me è un discorso molto difficile da fare, quindi ti prego di ascoltare senza interrompermi."

Annuisco e mi metto comoda, poi finalmente inizia a parlare.

"Quando ero più piccolo ho visto i miei genitori litigare e spezzarsi il cuore a vicenda.
Mio padre se ne andò via, senza più tornare.
Quello è stato il giorno in cui mia madre ha giurato che non lo avrebbe mai perdonato, ed io mi sono promesso di non scrivere mai canzoni d'amore, se l'amore non esiste.
Ero convinto di poter stare bene anche da solo, ma tu..."

Treat you better - Lukanette AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora