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Il giorno dopo iniziammo le nostre indagini sul conto di Jaebum.
Ci informammo su tutti i corsi a cui avrebbe dovuto partecipare obbligatoriamente, tra l'altro 4 in comune con me; a quali attività extracurricolari partecipasse dopo la scuola; se praticasse sport o meno.
Con un riscontro più che positivo.
Nelle lezioni comuni alle mie, sarei dovuto stargli il più vicino possibile, chiedendogli vari particolari sulla sua vita.
Il giovedì e il martedì avremmo dovuto seguirlo al campo da basket.
Per il resto, Taehyung avrebbe fatto il fotografo in incognito per i corridoi della scuola, e non solo.

Primo giorno: Lezione di Arte.
Entrai sicuro e mi posizionai affianco a lui.
"Buongiorno zuccherino", si sporse e mi diede un bacio sulla guancia.
Se quello che avevo visto, non si fosse rivelato vero, ci sarei volentieri uscito di nuovo insieme.
All'apparenza sembra un ragazzo calmo, con un sorriso davvero affettuoso e amichevole, che alla sola vista, ti rallegra la giornata.
Ma tutti nascondiamo un lato oscuro, nascosto, che non mostriamo mai a nessuno per vergogna o per paura che possano lasciarti solo.
"Oggi siamo di buon umore?" gli chiesi dolcemente, appoggiando il mio mento sulla mano, e studiandolo per bene.
Non c'era alcun segno di quella sostanza mortale vista quella sera.
Provai anche a squadrargli il naso, le labbra, ma nulla.
"Oh si" mi scompigliò i capelli e subito dopo entrò la professoressa.
"Ragazzi, fate silenzio. Oggi il preside mi ha convocata personalmente per presentarvi un progetto molto interessante. Si tratta di un viaggio tra attualità e mondo ottocentesco. Però non sbuffate, vi riguarda molto da vicino", si iniziarono ad udire i vari brusii da parte di tutte le persone presenti.
"Droga e Arte: il loro cammino parallelo".
Quasi smisi di respirare.
Iniziai a sudare e guardai Jaebum, che si passò una mano sulla fronte e dondolava nervosamente la gamba sotto al banco.
"Ora vi faccio una domanda. Chi tra di voi non si è mai chiesto come tutti questi fantastici autori potessero dipingere certe bellezze in modo cosciente?".
Nessuno alzò la mano e la professoressa rise.
"Lo sospettavo. Infatti, verso la fine dell'ottocento, fa capolino tra gli artisti romantici una droga facilmente reperibile e soprattutto non costosa: l'assenzio. Ne facevano molto uso Degas, Picasso e soprattutto Manet".
Si fermò un attimo e vidi con la coda dell'occhio il mio compagno abbassare lo sguardo.
"Ma andando avanti con i secoli, possiamo non nominare il nostro Andy Warhol? Abbiamo studiato La Factory di New York, un posto paradisiaco per gli americani, dove sfogarsi in tutti i modi possibili. E chi dice che lì, qualche polverina bianca non sia passata?"
Mi grattai la nuca, e non riuscì più a guardarla negli occhi, così iniziai a torturarmi le mani.
Jaebum me le prese.
Era freddo e stava tremando.
"Tutto bene?" sussurrai.
"Si, credo." strinsi la presa per rassicurarlo.
"Signor Im, lei cosa sa di droghe e arte?".
Persona sbagliata al momento sbagliato.
Gli accarezzai il dorso per cercare di infondergli coraggio.
"N-nulla, cioè qualcosina vista in tv, ma niente in particolare."
La voce lo tradì.
"Mh, va bene." lo guardò dubbiosa "Per domani voglio una ricerca su Van Gogh e la sua ossessione per il giallo. Scoprirete il perché"
uscì dalla classe e suonò la campanella.
Portai la mia attenzione sul mio amico.
"Ma cosa è successo?"
"Credo di non essermi sentito bene." sbuffò fuori l'aria che aveva trattenuto per tutto questo tempo.
"Ho notato. Eri cadaverico. Ma soffri di qualcosa in particolare?"
"Qualche volta ho attacchi di panico. Probabilmente stavo per averne uno, però tu mi hai calmato. Sei stato la mia cura. Grazie Jimin."
Lo abbracciai, e lui appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
Come avrei raccontato tutto ciò a Taehyung?

Lasciai l'indagato per raggiungere il bagno, e di conseguenza il mio "collega".
Stavamo prendendo la cosa troppo seriamente, tanto che quando ci chiamavamo, succedeva quasi sempre che lui mi chiamasse "Agente 007".
Aprii la porta e lo notai subito, appoggiato al termosifone, con la macchinetta in grembo, la giacca di pelle a coprirla e lo sguardo basso sul telefono.
Era molto bello.
Però la sua era una bellezza ipnotica.
Hai bisogno di soffermarti su alcuni particolari per fartelo piacere davvero. E io li conoscevo a memoria.
"TaeTae?" mi avvicinai e cercai di abbassarmi per guardarlo dritto negli occhi.
"Finalmente sei arrivato. Ho portato la mia bimba" accarezzò l'apparecchio "Ora possiamo passare alle cose serie. Tu hai scoperto qualcosa?"
"Jaebum soffre di attacchi di panico, e stava per averne uno mentre parlavamo del rapporto tra arte e droga" calcai sull'ultima parola e lo vidi sgranare gli occhi.
"Dobbiamo saperne di più. Oggi è giovedì, dobbiamo andare al campo di basket, dopo la scuola, va bene?"
"Certo! Voglio uscire da questa situazione, anche subito" mi misi le mani nei capelli e poi in faccia.
"Vieni qui Jimin-ah"
Mi affrettai ad essere vicino a lui tanto da sentire il suo respiro.
Aprii le braccia e mi accolse in quella che io osavo chiamare 'Casa', stando attento alla sua 'bambina'.
Mi accarezzò la schiena e mi disse:"Ne usciremo insieme, non preoccuparti.", infondendomi sicurezza.
Le sensazioni che mi fece provare in quel momento furono indescrivibili.
Lui era indescrivibile.
Non c'erano parole adatte.
Tutto era sminuito vicino al nome "Kim Taehyung".
Mi rilassai, e strofinai il mio naso contro il suo collo.
Piano piano lasciai innumerevoli baci sulla sua guancia.
"Mi mancavano le tue coccole, sai? Una di queste sere dovremmo organizzare una serata vecchio stile. Tra Yoongi e Jaebum, non mi hai più calcolato come una volta. " si staccò e mi guardò negli occhi.
"Non vedo l'ora. Un giorno in cui non pedineremo nessuno e saremo tranquilli, sarò tutto tuo." risi e gli accarezzai la guancia.
"Dai ora torniamo in classe che oggi pomeriggio ci spetta tanto lavoro."

 ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora