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Campo da Basket.
La meta dove tutti i diciassettenni passavano i propri pomeriggi per far colpo sulle ragazze e sfogarsi mandando nel cestino una palla arancione.
Ho sempre trovato inutile tutto ciò.
Preferivo camminare e catturare con una fotografia tutti i piccoli particolari che mi circondavano.
Spesso fotografavo anche Jimin, nei suoi momenti.
Li chiamo "suoi", perché non tutti i ragazzi d'oggi passano i pomeriggi rinchiusi in casa a studiare o semplicemente a sfogliare un libro di arte, con musica classica in sottofondo.
Tutto ciò a sua insaputa.

Ci appartammo sugli spalti più alti, lontani dalla rete, con due cappelli neri per non farci riconoscere, per colpa del colore dei capelli troppi appariscente. Ci avrebbero riconosciuti subito.
Successivamente cercammo di inquadrare il nostro Pablo.
Fissato con Narcos qual ero, era inevitabile che lo soprannominassi così.
"Eccolo!" il mio complice mi diede una gomitata per farmi riprendere e riuscii a vederlo, finalmente.
Entrava a passo fiero nel campo, palleggiando.
Dato il suo fisico slanciato, era normale che praticasse uno sport del genere.
Mi venne subito in mente il fatto che io non sarei mai riuscito a fare certe cose.
Preferivo ballare.
Lo trovavo estremamente liberatorio, soprattutto quando mi sentivo arrabbiato.
"Chissà se venderà qualcosa" mi sussurrò nell'orecchio.
Scattai qualche foto da lontano, che lo ritraevano mentre batteva la squadra avversaria.
Mi servivano semplicemente per conoscerlo meglio e fare un quadro della situazione.
E soprattutto un piano con cui agire.
"Io avrei un'idea." tossii leggermente "Se non avremo prove, tu dovrai uscirci di nuovo."
Lo vidi implorare con gli occhi, e fare il broncio.
"Ma non dovevamo stare insieme io e te?" mi riprese.
Non nel modo in cui vorrei.
"Ci sarà tempo anche per quello. Prima smascheriamo il suo mercatino, e poi faremo tutto quello che vorrai. Però, dovrai chiedergli di vedervi di nuovo, per indagare ovviamente".
Ovviamente.

Sarei dovuto uscire di nuovo con lo spacciatore.
Avrei dovuto fingere davanti ai suoi occhi e far sembrare che tutto andasse bene.
Respirai a fondo e guardai il mio amico che cercava di rassicurarmi.
"Un'uscita" feci il segno del numero con l'indice.
"Soltanto questo ti chiedo. Però dovrai chiedergli delle cose. Altrimenti sarebbe inutile." alzò le spalle, mi sorrise e si girò a guardare il nostro soggetto.
"Sta uscendo" affermai, prendendo il braccio dell'altro e trascinandolo alla fine degli spalti.
"Glielo chiedo ora?" gonfiai le guance.
"Sì, ora. Annulla la tua maratona di Spongebob pomeridiana, e domani prendete un caffè."
Stavo per avvicinarmi agli spogliatoi per parlargli, quando ascoltai delle parole scottanti.
Non era origliare.
Mi trovai lì, per un motivo, e ne tornai con un altro.
Mi nascosi e sporsi leggermente la testa.
"È davvero dolce e carino".
Era Jaebum a prendere parola.
"Ma non mi dire. Il nostro miglior giocatore di basket, si è innamorato?"
"Hongjoong, sei sempre il solito. Mi piace stare in sua compagnia, e mi fa provare una cosa che ancora non riesco a definire. Jimin è speciale."
Lo vidi sorridere.
Ma quindi parlava davvero di me.
Nello spogliatoio si trovavano solo loro due, anche perché non sentivo altre voci o brusii.
"E quando saprà quella cosa?" il suo compagno calcò sull'ultima parte, e fece un gesto con la mano.
"Non verrà mai a saperla. È un nostro segreto, e se mai lo sapesse, so bene che non mi parlerebbe mai più".
Mise le ultime cose nel borsone ed io feci come se fossi appena arrivato.
Bussai ed entrai:"Ciao Jaebum, bella partita" finsi un sorriso.
"Ehi! Non credevo fossi qui. C'erano i volantini appesi nei corridoi, ma non mi aspettavo di vederti".
Mi avvicinai e sentii dietro dire:"Parli del diavolo" per poi tossire.
"Come ti sono sembrato?" lo vidi sorridere.
Voleva rendermi fiero del suo operato, solo che
quel suo lavoretto, non lo faceva.
"Salti davvero tanto! Tra l'altro sei anche molto alto, quindi capisco perché tu abbia scelto questo sport. Sei davvero bravo" mentii.
Sembrò difficile, proprio per uno che odiava le bugie con tutta la sua esistenza, ma pensai alle parole di Taehyung.
"Io vado" disse alle mie spalle l'altro ragazzo "ci vediamo domani JJ. Ciao tizio con i capelli rosa" fece un cenno con la mano ed uscì.
Feci una faccia sconcertata.
"Lascialo perdere. È sempre così." si mise una mano sulla fronte e continuò "Dovevi dirmi qualcosa?" si avvicinò e poggiò le sue mani sulle mie spalle, accarezzandole.
"Ehm sì. Volevo chiederti di uscire di nuovo, sai, sono stato davvero bene, e mi piacerebbe se tu accettassi"
Intanto le mani erano scese sui fianchi.
"Chiedi anche? È ovvio che accetto! Anche domani sera. Ci stai?"
Ed erano arrivate infine alle mie.
La sua meta preferita, perché avevo capito che amava quando le intrecciavo con le sue.
"Si" sorrisi.
Eravamo vicini, con le mani intrecciate e il mio occhio cadde sulle sue labbra, decisamente poco distanti dalle mie.
"Jimin dobbiamo andare perché-Ma le vostre case sono molto distanti?!" mi girai e trovai il mio amico con le mani sugli occhi.
Risi a quella mentre Jaebum era diventato rosso fino alle punte delle orecchie.
"Ci sentiamo più tardi per organizzarci, ti va?"
"Certo Zuccherino. A dopo".

La scena che mi si presentò davanti agli occhi non fu delle migliori, data la mia bloccata situazione con Jimin.
Lo spacciatore gli stava stringendo le mani, con un sorriso da ebete e gli occhi che squadravano il mio soggetto preferito.
Sentii una sensazione quasi stressante allo stomaco.
Stressante perché ogni qualvolta che una persona si avvicinava a lui, essa era sempre lì a farmi compagnia.
Si trattava chiaramente di Gelosia.
Riuscii fortunatamente ad uscire con il mio amico sottobraccio.
"Cos'era quello?!" mi affrettai a chiedergli.
"La richiesta d'uscita" mi rispose con tono quasi altezzoso.
"Sei fiero di ciò che è appena successo? Ti rendi conto di quello che fa per guadagnarsi soldi?!".
Stavo per perdere le staffe.
"Si. Però è anche carino, ammettilo. Mi fa stare bene. Se non facesse quella cosa, a quest'ora sarebbe il mio ragazzo".
Mi arrabbiai.
"Va bene. Fa come ti pare".
Alzai il passo e lo lasciai solo.
Quelle parole mi lasciarono allibito.
Dovevo calmarmi, e avevo i miei modi, anche se Jimin in quei casi, era colui che più di tutti riusciva a farmi sentire meglio.
Ma non capii il suo ragionamento.
Perché lui meritava di meglio.
E modestamente, meritava proprio il sottoscritto.

 ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora