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Chiesi immediatamente un colloquio con il Preside Jung. Non potevo far aspettare Jimin in quelle condizioni, dopotutto. Non mi interessava il passato, volevo contare il presente. E so bene che si sarebbe lacerato. Lo conoscevo con troppo; sono sicuro che si sarebbe scaricato la colpa addosso, anche se lui effettivamente non aveva fatto nulla.
Mi sedetti sul divano fuori all'ufficio. Sembrava importante, perché,piazzato sulla porta, c'era una scritta placcata forse in oro con le parole:"Jung Wooyoung. Preside." e subito dopo la famosa frase della Divina Commedia di Dante, leggermente più grande:"Lasciate ogni speranza o voi che entrate".
Doveva incutere paura, allora.
Nel mentre scrissi a Jungkook. Ci saremmo dovuti incontrare dopo la scuola per un caffè. Aveva le selezioni per entrare a far parte del coro scolastico, e si sentiva un po' nervoso. Ma gli dissi più volte che con quella sua faccia da angelo, e quella voce paradisiaca, sarebbe potuto arrivare dappertutto.
Finalmente una ragazza vestita con un tallieur bianco, i capelli raccolti, e gli occhiali richiamò la mia attenzione:"Signor Min? Il preside la sta aspettando.", e mi fece segno di entrare.
A piccoli passi, con cautela, varcai la soglia e mi si presentò davanti una sedia girata.
"Signor Preside" mi inchinai, per educazione.
"Lei è il professore di musica eh?", ancora di spalle, maneggiava una pallina anti-stress.
"Si, signore." gli risposi semplicemente.
Finalmente si degnò di guardarmi dritto negli occhi.
Indossava un ingessato nero, con una cravatta rosso fuoco. Sul taschino, alla sua destra, c'erano incise le sue iniziali, con un filo dorato.
"Posso darti del tu? Sei molto giovane. Cosa ti porta qui?"
"La ringrazio. Comunque dovrei parlarle di un avvenimento, accaduto proprio qui. Sotto i suoi occhi ma soprattutto sotto le sue narici." iniziai a parlare, ancora in piedi.
"Dimmi tutto, accomodati e perdonami per la mia scortese presentazione."
"Oh, non si preoccupi. Comunque lei ha molti alunni, gestire una scuola non è una cosa semplice, però per caso conosce Im Jaebum?" gli chiesi.
"Ah si! Il giocatore di basket. Certo, è il migliore; ci farà vincere il campionato. Perché mi chiedi ciò?" si accigliò e si portò le mani a massaggiare il mento, con fare interrogativo.
"Beh, frequenta il mio corso di musica" e qui iniziarono le bugie a fin di bene "L'altro giorno lo accompagnai a prendere alcuni spartiti, vicino al suo armadietto. Quando lo aprì, vidi una cosa a dir poco scandalosa" presi la cartellina dalla mia borsa e gliela porsi.
Lui iniziò a sfogliare le foto e le guardò con attenzione.
"È un drogato?" mi chiese, senza alzare lo sguardo.
"Peggio, Signore. Il ragazzo spaccia" conclusi, liberandomi di un peso.
Rimase in silenzio per alcuni minuti.
"Devo intervenire. Deve essere espulso. Non dirò da chi ho ricevuto queste foto, ma ti ringrazio. Questi ragazzini non sanno più dove andare a parare per ricevere dei soldi. Dovrò scoprire anche chi l'ha comprata, e poi chiuderemo il caso" buttò le foto sulla scrivania, schiacciò un pulsante, alzò la cornetta ed esclamò a grande voce:"Miyeon? Sì, convoca la famiglia del signor Im Jaebum. E portami anche un caffè amaro con panna." chiuse il telefono e mi guardò.
"Io ti ringrazio, ma come vedi sono ancora sconvolto. Farò di tutto purché quel ragazzo sia fuori di qui."
"Le porgo le mie scuse per averle rubato del tempo prezioso, ma non volevo sprecare un minuto di più." gli sorrisi e gli strinsi la mano.
"Ora corro che ho lezione, mi scusi" mi alzai, mi inchinai di nuovo e aprì la porta, ma lui mi fermò.
"Min! Ma chi ti ha dato quelle foto?"
"Mi scusi. Segreto professionale" e uscì di lì, felice come non mai.

To Jimin: Sei libero!

"Oggi pomeriggio facciamo qualcosa?" mi chiese Taehyung mentre camminavamo nei corridoi della scuola, per raggiungere la mensa.
"Del tipo?" gli risposi. Ero giù di morale per via di Jaebum, ma non se ne accorse. Però apprezzai la sua proposta.
"Mi manca fotografare sul serio. Non persone nocive. Oggi è una bella giornata, ricominciamo?".

Siamo sempre scappati dalle grinfie dei suoi genitori per ritrovarci in campi sperduti o in paesi sconosciuti ma allo stesso tempo affascinanti per catturare dei piccoli particolari che nessuno al tempo d'oggi notava. Ma noi non ne avevamo mai abbastanza. Mi mancavano quei giorni colmi di spensieratezza. Con la libertà che ti accoglieva tra le sue braccia.
In quei momenti assieme a lui mi sentivo davvero bene. Non pensavamo a nulla, perché c'eravamo soltanto noi a riempire l'aria di allegria con le nostre risate.

"Certo che voglio!" mi girai con quasi gli occhi lucidi e lo abbracciai.
Taehyung è sempre stato speciale per me, ma nell'ultimo periodo, è diventato qualcosa di inestimabile, insostituibile. Ho la certezza che nessuno mai potrà prendere il suo posto.
Ci fermammo ai nostri armadietti, quando mi sentii toccare una spalla.
"Zuccherino" esclamò Jaebum. Con la coda dell'occhio vidi Taehyung stringere i pugni.
"Ehi" cercai di dire, insicuro.
"Vado a prendere il libro di matematica. Ci vediamo in classe", mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò.
"Ma tu guarda che razza di-" il mio amico stava per correre e prenderlo a pugni, data la mano già pronta a sferrare.
In quel preciso momento, mi vibrò il telefono.

From Yoongi: Sei libero!

L'incubo era finito. Jaebum sarebbe stato espulso, ed io non mi sarei sentito più in gabbia.
"TaeTae. Calmati" misi le mani sul suo petto.
"È tutto finito", gli feci leggere il messaggio, sorrise e mi abbracciò.
Mi lasciò un bacio tra i capelli e mi sussurrò all'orecchio:"Finalmente possiamo tranquillizzarci."
Tirai un sospiro di sollievo, era vero.
Iniziammo a camminare verso l'aula dove avremmo dovuto tenere la lezione, quando un urlo prese l'attenzione della maggior parte degli studenti.
"Im Jaebum? Dobbiamo parlare."
Il Preside si presentò davanti a quest'ultimo, che si trovava attaccato al muro, forse per la paura. Lo prese per un braccio e lo trascinò al piano superiore, dove si trovava il suo ufficio.
Sorrisi soddisfatto.
"Finalmente solo noi due" mi disse Taehyung, prima di entrare in classe.
Sì. Solo noi due.

 ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora