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Taehyung si irrigidì a quelle mie parole.
Avevo bisogno di ricominciare, e se Jaebum fosse stato la mia valvola di sfogo, sarebbe stato perfetto.
Mi lasciò e si guardò intorno.
"Come facciamo con quei due?" diventò serio tutto ad un tratto, asciugandosi da solo le lacrime.
"Ci parleremo, semplice. Al più presto possibile."
Mi fermai per pensare e realizzai una cosa che non avrei mai dovuto neanche accennare.
"Non ho più una casa." respirai a fatica "Se io e Y-yoongi ci lasciassimo...io non saprei dove andare"
L'altro sembrava calmo, infatti mi rispose in modo semplice e conciso:"Verrai qui."
"Ma Tae-" cercai di replicare ma mi fermò.
"Tu verrai qui, finché non troverai un'abitazione che ti piacerà, o che potrai permetterti." si impuntò.
"Sai che non ho un soldo da un mese a questa parte."
"Troveremo un lavoro insieme. Così affitteremo una casa e andremo via" incrociò le braccia e alzò su le spalle.
"Non so come ringraziarti..." abbassai la testa.
Sono debitore a quel ragazzo più di quanto lui possa immaginare.

"Dovremmo metterci in pari con tutti i compiti, lo sai vero?" gli dissi, mentre eravamo stesi sul letto.
"Lo so bene, ma non ho assolutamente voglia" disse, mettendo le mani sotto al suo mento, sbuffando.
Era così tenero.
Poco dopo, i nostri telefoni squillarono all'unisono. Ci guardammo esterrefatti.
Sul mio, comparve il nome dell'ultima persona che avrei voluto sentire in quel preciso istante.
E su quello di Taehyung, anche.
Io non risposi, ma arrivarono messaggi a raffica.

Yoongi: Dove sei?
Yoongi: Perchè non rispondi ai messaggi?
Yoongi: Jimin ti prego prendi questo telefono in mano e chiamami.
                                           Jimin: Sono a casa di
                                            Tae. Ci sentiamo.

Lo liquidai così. Non volevo pensarci, anche perché avevo l'immagine del bacio stampata in testa. E se avessi voluto cancellarla, non avrei potuto farlo.
Dietro di me, sentii toni monotoni e pieni di falsità che provenivano dal telefono dell'altro, che cercava di mantenere la calma.
Lo vidi tutto rosso.
Mi avvicinai, gli presi la mano, la intrecciai con la mia e gliela strinsi.
Sapevo che in quel momento avrebbe voluto urlare.

Come quella volta in cui suo padre andò via di casa.
"J-Jimin portami via", si presentò a casa mia con occhi rossi e gonfi.
Lo abbracciai più forte che potei e lo portai al mare, con la metro.
Arrivati lì, mi spiegò tutto, ancora in lacrime.
Dopo un po' gli dissi:"Sfogati. Parla. Liberati"
Lui si alzò e iniziò a buttare giù tutto ciò che aveva dentro, urlando.
Dopo un po' mi unii anch'io.
All'apparenza potevamo sembrare calmi, e tranquilli. Ma dentro avevamo una tempesta.

Chiuse la chiamata e si alzò, con le mani ai fianchi.
"Per quanto continueremo a fingere?"
"Non lo so Taehyung.".

Passarono i giorni, che sembrarono opere teatrali.
Io e il mio amico fingemmo di non sapere nulla, per non destare sospetti.
Anche perché avvistammo di nuovo i due baciarsi passionalmente, sempre al solito posto.
Sarebbe mai arrivato il momento per dirglielo?
Per liberarci di tutta questa tensione e ritornare alle nostre normali e monotone vite?
Nessuno aveva la risposta.

Venerdì sera.
La sera in cui sarei dovuto uscire con Jaebum.
Mi chiamò 3 volte per assicurarsi, e ogni volta fremeva dalla voglia di vedermi, a quanto pare.
Yoongi era in bagno, mentre io iniziai a prepararmi, sfilandomi i pantaloni della tuta, per infilarmi i jeans strappati.
Uscì, con l'accappatoio e i capelli bagnati e mi chiese:"Esci?" freddamente.
I dialoghi si stavano, piano piano, affievolendo.
"Si. Vado a mangiare una pizza".
Non continuai. Non diedi informazioni. Finii di vestirmi, presi le chiavi, feci uno squillo alla persona, motivo di quell'incontro, e uscì.

"Jimin! Ah, non sai quanto sono felice di vederti, credevo davvero non veniss-"
"Risparmiati tutto ciò, avevo capito" lo zittii immediatamente, ridendo.
Eravamo fuori al posto in cui avremmo dovuto mangiare.
Diventò leggermente rosso e cercò di iniziare una nuova conversazione.
"Ehm, come stai?" si grattò leggermente la nuca, mentre aprì la porta del locale, facendomi entrare ed accomodare al tavolo prenotato.
Non si lasciava sfuggire nulla il ragazzo.
Avrei voluto raccontargli tutto, sembrava un tipo affidabile, e aveva la faccia simpatica.
"Senti, non ci conosciamo da molto, ed è già tanto il fatto che io abbia accettato questo invito" vidi la tristezza farsi spazio tra le sue iridi scure "Ma voglio provare una cosa nuova. Voglio un amico, e voglio provare a fidarmi di una nuova persona che non sia Taehyung." mi fermai un attimo, presi il menù e mi coprì.
"Yoongi mi ha tradito. Non so come stare, perchè tenevo a lui un sacco. Tutti i baci che mi ha regalato, tutte le cose fatte insieme..." sputai tutto d'un fiato, sull'orlo del pianto.
Lui rimase zitto.
"È un coglione. Non capisce che fortuna abbia a stare con te. Sei davvero un ragazzo bellissimo, e se lui non ti apprezza, significa che non ti merita".
Oh.
Sentii le mie guance farsi leggermente rosee.
"Grazie" riuscì a sussurrare.

La serata continuò in tranquillità.
Io e Jaebum scoprimmo di avere un sacco di cose in comune.
Tra queste, la scrittura e la lettura di romanzi gialli.
Quando pagammo, uscimmo e ci incamminammo, ognuno verso la propria abitazione.
Quando ad un certo punto, il moro, si fermò.
"Jimin avvicinati", quelle parole mi incussero un po' di paura, ma feci quanto detto.
Eravamo vicini, l'uno di fronte all'altro.
Mi abbracciò, più forte di quanto mi aspettassi.
Mi strinse tanto.
Da farmi sentire bene.
"Scusami, ne avevo bisogno" biascicò, con la testa appoggiata sulla mia spalla.
Io avevo bisogno di calore.
E lui me lo stava porgendo su un vassoio d'argento.

Scappai letteralmente di casa, con mia madre che non smetteva di urlare. Corsi verso la fermata della metro.
Avevo da poco scoperto dove si trovasse Jimin, grazie ad una storia instagram del suo nuovo amico.
Solo a pensarci mi si contorceva lo stomaco.
Non capisco questa mia gelosia verso i suoi confronti.
O meglio, non voglio capirla.
Arrivò la metro, e infilai le cuffiette nelle orecchie, tirai su il cappuccio della felpa scura e cominciò il mio viaggio da investigatore.

Tre fermate dopo, scesi, e con passo veloce, raggiunsi la pizzeria, poco distante da dove lasciai il mezzo.
Mi appostai dietro un cespuglio, e cercai di vederli.
Erano seduti l'uno di fronte all'altro.
Jimin rideva, per la prima volta, senza la mia presenza.
Mi sentivo un po' tradito.
Mentre nella mia mente comparivano immagini di Jaebum steso a terra, nel mio corpo si accese qualcosa di diverso.
Strinsi i pugni e continuai a guardare.
Dieci minuti dopo, uscirono da lí.
Mi nascosi di più, finché non vidi il mio amico nelle braccia dell'altro.
Mi alzai e corsi da lui, spingendo Jaebum, per farlo allontanare dal mio amico.
"Non toccare mai più Jimin!" urlai.
Quest'ultimo, scioccato, rimase dietro di me.
"T-taehyung?".

 ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora