Tra varie risate, parole e battute, uscimmo da quel locale con il conto pagato da Jaebum e decisamente fin troppo allegri per essere totalmente sobri.
Non avevamo bevuto tanto da essere ubriachi, però ridevamo più del normale.
"Certo che questa era davvero bella!" urlò lui mentre raggiungevamo la moto, rivolgendosi ad una battuta squallida raccontatagli poco prima.
"Sei sicuro di voler guidare? Ricordi quel coro? Se facciamo l'incidente muore solo il conducente, fai attenzione" risi alle mie stesse parole.
"Reggo l'alcol meglio di te, quindi sali, o ti farò salire io." mi minacciò.
Non me lo feci ripetere due volte, infilai il casco, lui accese la moto e partimmo.Tutto andò bene, tranne qualche sgommata da evitare e il fatto che lui stesse quasi per prendere uno specchietto di una macchina mentre accostava per parcheggiare.
Scendemmo e mi stiracchiai, esageratamente perché persi l'equilibrio e il mio accompagnatore prontamente mi sorresse per i fianchi, guardandomi dritto negli occhi, con un sorriso compiaciuto.
"Devi stare attento", mi fece l'occhiolino e mi diede un bacio sulla guancia.
Ci ritrovammo davanti ad un semplice appartamento, accostato ad altri uguali ad esso. Salimmo vari scalini e mentre lui apriva la porta, io mi toccai il punto sfiorato dalle sue labbra, quasi per cancellarlo.
Tutto questo era sbagliato, e prima o poi l'avrebbe capito, oppure glielo avrei fatto capire a modo mio.
"Prego, signorino" aprì completamente la porta e si inchinò con fare quasi regale, per farmi entrare.
"Ma quanta formalità Signor Im" lo stuzzicai io.
Mi guardai attorno.
Non c'era nulla di tanto entusiasmante: un semplice salotto con un divano bordeaux e la televisione posta di fronte; poco avanti, la piccola cucina, si notava che vivesse da solo, con un tavolino e due sedie di plastica.
"Sono qui da poco" si giustificò poi, grattandosi la nuca, visibilmente a disagio, quando notò che stessi squadrando ogni centimetro.
Ma in fondo non sapeva perché lo stessi facendo realmente.
"È accogliente" mentii, inventandomi una scusa sul posto.
"Vieni ti faccio vedere l'ultima stanza e poi ti lascio un attimo da solo. Pausa bagno" alzò le spalle e mi prese la mano, tirandomi verso un apparente lungo corridoio.
Poi girò a destra e mi fece entrare in una luminosa stanza, con le pareti color panna.
Mi guardai attentamente attorno.
Era la semplice camera da letto di un teenager.
Poster di band appesi alle pareti, scrivania sommersa da fogli sparpagliati, computer lasciato acceso che segnava la batteria scarica, vestiti spiegazzati.
"Perdonami, la domanda è uscita così. Non volevo la vedessi in questo stato" cercò di raccapezzare delle cose e buttarle in un armadio.
"Stai tranquillo" mi avvicinai a lui, per persuaderlo, e gli accarezzai la spalla. "Non fa niente" salii dietro al suo collo, e infine ai capelli.
La sua presa scese salda ai miei fianchi, e mi avvicinò sempre di più alla sua intimità.
Ma poi si fermò.
"Cazzo Jimin perdonami. Due minuti e sono da te, aspettami!" corse in una stanza a me sconosciuta, probabilmente andò a svuotare la vescica, come mi aveva già anticipato.
E quello fu proprio il momento per iniziare ad indagare sul serio.
Sentì una porta in lontananza chiudersi, e mi girai di scatto, guardando dappertutto: alzando fogli, aprendo cassetti, guardando sotto al letto.
"Sono una droga, dove posso nascondermi?" stavo dando di matto.
Aprii un'anta dell'armadio, e scorsi un aggeggio scintillante. Lo presi tra le mani, non sapendo cosa fosse. Cadde a terra e si aprì, rivelando un evidente profumo di Marijuana.
Sorrisi soddisfatto, presi il telefono con mani tremanti in preda all'ansia e feci la foto a quell'attrezzo a me sconosciuto.
Infilai il braccio sopra alla mensola, e tastai qualcosa di più interessante, e morbido.
Presi quel sacchetto e strabuzzai gli occhi.
L'avevo trovata, e finalmente avevo la certezza che Jaebum fosse uno spacciatore, o semplicemente un tossico. Mi rigirai tra le mani quella sostanza che poteva apparire agli occhi degli altri come zucchero a velo.
Scattai varie fotografie e le inviai a Taehyung, infine buttai tutto dentro, a casaccio. Non volevo neanche più pensarci.to Tae<3: Colto in pieno. Abbiamo quasi finito. 3 minuti e chiamami.
Mi sedetti sul letto e sentii il rumore dello scarico, e successivamente dei passi.
"Dove eravamo rimasti?" si avvicinò lentamente, e cercò di sovrastarmi, mettendosi a cavalcioni su di me, facendomi stendere completamente sul letto.
Le sue mani mi tenevano intrappolato, ai lati del mio viso.
Lo accarezzai:"Non saprei. Ricordamelo tu". n
Si abbassò verso le mie labbra, era molto vicino, eppure anche in quella situazione Taehyung mi salvò la pelle.
Il cellulare squillò, ed io con un sorriso imbarazzato misi la mano sul suo petto, come a volerlo fermare.
"Pronto?" quasi mi venne da ridere, per ciò che stavamo facendo.
"Jimin? Ti sto aspettando a casa da mezz'ora. È così tardi che non uscirai per una settimana!" sentii il mio amico dall'altra parte, urlare con voce roca e anche molto profonda per fingersi mio padre.
"Si papà, calmati. Mi stavo giusto incamminando verso casa" trattenni una risata, girandomi e mettendomi a sedere, spostando il peso di Jaebum.
Chiusi la chiamata in modo brusco e mi scusai con il ragazzo.
"Devo proprio andare" mi alzai e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, fingendomi dispiaciuto.
"Va bene. Ti accompagno."
Attraversammo il corridoio, mi infilai la giacca e lui mi aprì la porta. Uscì e lo salutai un'ultima volta.
"Ci vediamo domani" e prima di andarmene definitivamente mi diede un altro bacio sulla guancia.
Se solo tu non fossi uno spacciatore.≫
Quando Jimin mi inviò quelle foto, mi si accapponò a dir poco la pelle. Rimasi immobile, ma poi il pensiero che dopo tutto quello avremmo potuto finalmente passare più tempo insieme, mi fece riprendere. Infatti scossi la testa e accesi la stampante.
Il rumore meccanico riecheggiava per tutta la stanza mentre pensavo a come sarebbe andata con lui.
Mi sarei dovuto dichiarare?
Ogni giorno che passava mi innamoravo sempre di più di lui. Di ogni suo piccolo particolare, di ogni sua mossa, di ogni suo sorriso nascosto, di ogni sua lacrima sprecata.
Io amavo Park Jimin.
Presi le fotografie e le infilai in una cartellina trasparente, aspettandolo.
Avviai una delle mie playlist e il mio pensiero si rivolse subito a lui.
"You're my soulmate, You're my angel"
Ed ero sempre più convinto che lui fosse la mia anima gemella. Eravamo legati da quel filo rosso che non si sarebbe mai rotto e nessuno avrebbe potuto tagliarlo; ma lui ancora non se ne rendeva conto.
Ero io quello che ci sperava almeno un minimo.Poco dopo piombò in camera mia, con il fiatone, una mano in fronte, paonazzo in viso, quasi avesse corso e iniziò a fissarmi con il petto che si alzava e si abbassava continuamente.
"Bentornato" risi a quella scena.
"Spaccia." rispose soltanto.
"Non l'avevo mica capito sai?" presi la cartellina e gliela misi in mano, avvicinandomi.
"Cosa faremo con queste?" mi chiese guardandomi interrogativo.
"Avevamo programmato di farlo espellere. Ma non possiamo mica presentarci nell'ufficio del preside con le prove. Non siamo nessuno in quella gabbia di matti." ripresi un attimo fiato e gli feci un sorriso provocatorio "Però ho un'idea, sai?".
"Ti ascolto."
"Dobbiamo riaccendere le anime e chiedere un favorino."
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ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜ
Romance[𝐂𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚] Una semplice storia, dove Taehyung è da sempre innamorato di Jimin, ma non vuole ammetterlo. E Jimin scoprirà i suoi sentimenti soltanto dopo varie delusioni amorose.