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Tornai a casa, con le cuffiette nelle orecchie e le mani nelle tasche.
Una leggera pioggerellina stava bagnando la mia felpa, ed io non aspettavo altro. La pioggia era la cosa che più mi rilassava. Amavo guardare fuori dalla finestra e tifare per le goccioline che si attaccavano ai vetri.
Girai la chiave nella serratura ed entrai.
Mi spogliai e mi cambiai, mettendomi un grembiulino nero che mi rendeva ancora più sexy.
"Bene, mi metterò al lavoro da subito" dissi, e iniziai a cercare qualcosa da cucinare.

Da poco avevo scoperto che il piatto preferito di Yoongi, era il Dakgalbi. quindi mi rimboccai le maniche, presi il pollo, e cominciai.

Dopo mezz'ora, era quasi tutto pronto; io ero sporco dalla punta dei capelli fino alla fine del grembiule. Ed è proprio in questi momenti che speri che nessuno ti cerchi, perché sei troppo imbarazzato o perché vuoi solo andare a farti una doccia.
Iniziai a salire le scale, quando suonarono al campanello. Detto fatto.
Mi avviai con calma, sperando non fosse Yoongi, e appena aprii la porta mi ritrovai il sorriso quadrato del mio migliore amico.
"Ti sei cimentato un'altra volta in cucina?Ricordo che quando hai cucinato per me, siamo stati male entrambi" disse entrando.
"Oh, sai caro Taehyung, le persone cambiano"
si sedette sul divano, e allargò le gambe.
Tossii:"Quel giorno sei rimasto a dormire da me. Avevi paura mentre eravamo nel letto, così ti ho abbracciato, ricordi?"
Arrossii di colpo.

Certo che ricordavo quel giorno. Non avrei mai potuto dimenticarmelo.
I miei genitori erano partiti per un viaggio, e mi lasciarono da Taehyung.
La sera decidemmo di cenare assieme, e per l'appunto, cucinai io.
Dopo aver visto un film, ci infilammo nel suo letto.
"Buonanotte TaeTae" gli sussurrai.
Avevo paura che potesse succedere qualcosa ai miei genitori.
"Jimin non starai mica piangendo?"
Non risposi a quella domanda. Così lui mi fece girare e me lo ritrovai a pochissimi centimetri dal mio naso. Con quei capelli spettinati, il volto preoccupato e la coperta fin sotto il collo.
Aprii le braccia e mi tenne stretto.
Mi fece calmare, finchè non ci addormentammo in quella posizione.
"Andrà tutto bene Jimin-ah"
Mi chiamava così quando voleva rassicurarmi.
Ma a mia madre non andó tutto bene.

"Certo che me lo ricordo" risposi di getto.
Ci fu un silenzio di tomba, per più di 5 minuti, nel quale io continuavo a tenere il mio sguardo impuntato sul pavimento.
"Mi piaceva stare così con te." se ne uscii lui.
Non sapevo cosa rispondere. Ero nel panico più totale. Volevo dirgli che anche a me piaceva stare tra le sue braccia, che mi faceva sentire al sicuro, ma fortunatamente sentii il rumore delle chiavi, e dopo il rumore della porta che sbattè all'improvviso.
"Jimin, sono tornato!" disse Yoongi, avvicinandosi verso la mia figura e regalandomi un altro suo sorriso che amavo tanto.
Oh Min Yoongi non sai quanto ti devo per avermi salvato.
"Ciao Yoongi" quasi sussurrò Taehyung.
C'è sempre stato un odio quasi palpabile tra i due.
"Ehi Taehyung" per fortuna il mio compagno, quel giorno, non tornò in vena di litigi.
"Ehm, stava giusto andando via, vero?" gli rivolsi uno sguardo di comprensione, e lui abbassò lo sguardo, quasi sconsolato.

Lo accompagnai subito alla porta e lo salutai.
"Ciao TaeTae"
"Ciao Jimin-ah"
Mi stava rassicurando? Ma da cosa?

Entrai di nuovo in casa, con Yoongi che mi aspettava in cucina. Lo osservai per un attimo.
Quella camicia grigia e quegli occhiali gli donavano un tocco di superiorità e di maturità che potevano far sentire inutile chiunque.
Mi avvicinai:"Allora?!"
"Diciamo che potremmo vederci anche a scuola" disse euforico
"Sei stato preso! Lo sapevo, ne ero sicuro Hyung", lo abbracciai e lui mi strinse ancora di più.
Yoongi era stato convocato e preso per fare l'insegnante di pianoforte nella mia scuola, essendo leggermente più grande di me.
Ha saltato un anno di accademia perché era troppo bravo.
Incatenai i miei occhi ai suoi e non ci pensai due volte a baciarlo.
Lui mi morse il labbro poco prima di lasciare la presa.
Sorrisi lievemente a quel gesto.
"Mangiamo? Ti ho preparato qualcosa di speciale"

Ci sedemmo a tavola poco dopo, dove Yoongi divoró tutto il suo piatto, e metà del mio.
"Sei stato meraviglioso a preoccuparti per me, e a prepararmi questo pasto splendido"
"Era almeno buono?"
"No, di più."
Portai i piatti nel lavandino, li lavai e subito dopo aver sparecchiato, mi precipitai in camera da letto, dove iniziai a ripassare.
Sentii i passi del mio ragazzo avvicinarsi sempre di più; e infatti piombó nella stanza, con un sorrisetto malizioso in faccia, che in quelle condizioni, non mi piaceva.
Cercavo di tenere lo sguardo fermo sul mio libro di storia, quando le mani di Yoongi mi presero dalle spalle e mi tirarono sul letto.
"Dovrei studiare", gli dissi serio.
"Oh, studierai dopo" iniziò a fare il bambino, con il labbruccio, e subito dopo avvicinandosi al mio collo, dove lasciò tanti piccoli baci, accompagnati da brividi che mi percorsero tutta la spina dorsale.
"Avevo bisogno di tutto ciò" disse.
"Yoongi, devo finire di studiare"
"Non rompere" mi zittii lui, baciandomi con foga sulle labbra. Chiusi gli occhi.
Si stava prendendo il mio amore con forza, facendomi male, e questa cosa non mi piaceva per niente.

Lui era quel tipo di persona che poteva essere tanto dolce quanto rude.
Ma con Park Jimin le cose non andavano così.
Non si faceva sottomettere da un paio d'anni.
Ebbene sì, perché sono stato un po' maltrattato anch'io.
Quando avevo 16 anni, ebbi il mio primo ragazzo. Si chiamava Mark. Provocò un piccolo trauma. Stavamo insieme da 3 mesi, quando lui, seduti in un drive-in, inizió a toccarmi. Ingenuo com'ero, credevo che volesse solo abbracciarmi, ma quando mi slacció i pantaloni, e iniziò a toccare le mie parti intime capii le sue intenzioni.
Lo bloccai e mi allontanai il più veloce possibile.
Chiamai Taehyung.
Anche quella sera mi rassicuró chiamandomi
"Jimin-ah"
Anche quella sera dormimmo abbracciati.

Ero determinato, e quando una cosa non mi andava a genio, la facevo finire subito. Lo scostai e mi sedetti normalmente sul bordo del letto.
"Jimin?" mi richiamò quasi arrabbiato.
"Ti avevo detto che dovevo finire i compiti"
"Oh dai, soltanto qualche bacetto", cercò di avvicinarsi, ma misi le mani davanti al suo petto.
"Sai come sono fatto.", facendo riferimento alla mia testardaggine.
"Non iniziarare a fare storie".
Tornai alla scrivania e lo guardai a braccia incrociate, pretendendo scuse.
"Suvvia, sai che ti amo"
Rimasi fermo dinanzi a quelle due parole.
Mi immobilizzai.
Non sapevo cosa dire.
Non sapevo dire ti amo.

 ᴛᴀᴋᴇ ᴍᴇ ʜᴏᴍᴇ; ᴘ.ᴊᴍ+ᴋ.ᴛʜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora