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Jean-Georges restaurant, Manhattan, New York

Non so se essere preoccupata o strafelice del fatto che Ben stia per rispondere a una domanda che gli o fatto.

Scendiamo dalla Jeep e attraversiamo la 64ᵗʰ Street per arrivare sul lato della strada opposto a Central Park.
Proseguiamo per qualche metro nella direzione dalla quale siamo arrivati. Seguo Ben come farebbe un cognolino esagitato con il suo padrone.

Ci fermiamo davanti ad un grattacielo di vetro da cui sporge una tettoia color oro. Sopra la porta d’ingresso, si legge la scritta “Jean-Georges Restaurant”.

‹‹Ti va se ci sediamo dentro?›› mi chiede Ben.                     
                         
Annuisco ed entriamo.

Davanti a noi si presenta una sala spaziosa dalle grandi vetrate. Dal soffitto pendono dei lampadari post-moderni in ferro che illuminano i vari tavoli del ristorante. Sia le tovaglie che le sedie sono bianche e si intonano alla perfezione con il centrotavola.

Non sono mai stata qui, ma quetso ristorante è molto famoso a New York e non solo. Fa cucina francese e costa moltissimo.

Un cameriere ci fa accomodare ad un tavolino vicino alla finestra da dove si vede Central Park.

‹‹Bonjour, ragazzi. Desiderate ordinare qualcosa?›› ci chiede il cameriere con accento francese.                  
Ben guarda il menu per diversi istanti prima di prendere una decisione.

‹‹Io prendo uno Shanghai Cosmo. Tu, Meggy?›› dice Ben.                     
‹‹Io sono a posto così, grazie››

Il cameriere, dopo essersi annotato la scelta di Ben, se ne va canticchiando la Marseillaise. 

‹‹Cos’è uno Shanghai Cosmo?›› chiedo.                                         
‹‹Ma che ne so, c’era scritto però che aveva dell’alcol. Credo di voler affondare i miei problemi nell’alcol stasera›› spiega Ben.

Il camerirere della Marseillaise ritorna con in mano un vassoio sulla quale poggia un cocktail.

Dopo averlo appoggiato sul tavolo davanti a Ben, il cameriere se ne torna in cucina canticchiando questa volta l’inno nazionale americano.

‹‹Scommetto tutto quello che vuoi che mio fratello ti ha finito di raccontare quello che ti stavo dicendo io su Victoria›› inizia Ben.               
‹‹Si, lo ha fatto›› confermo.   
‹‹Quel pettegolo… Vabè, cosa vuoi sapere per primo?››             
‹‹Mh…›› voglio sapere talmente tante cose che non so da dove partire.

Dopo averci pensato arrivo a una conclusione su quale domanda fare per prima.

‹‹Perché ieri sera, al molo, hai ucciso quell’uomo?›› chiedo sottovoce per non farmi sentire dai presenti.     
‹‹Ma possibile che mi chiedi sempre e solo quello?›› si lamenta Ben.   
‹‹No, sai, io sono tranquilla ad uscire con uno che uccide gente a caso sul molo, non preoccuparti›› 
‹‹D’accordo, non posso darti torto su questo››

Un cameriere ci passa di fianco diretto verso un tavolo alle nostre spalle.

Ben beve un sorso dal suo cocktail e io faccio finta di guardare il cellulare in attesa che il cameriere se ne vada.

‹‹Quello di ieri non era un delinquente come gli altri. Era molto peggio›› comincia Ben.   
‹‹Perché?›› chiedo curiosa.
‹‹Conosceva il nostro segreto›› spiega Ben.

A questo punto spalanco gli occhi e la bocca. Ero convinta che la storia dei portali la conoscessimo in pochissimi. A quanto pare l’uomo del molo rientrava in questi pochissimi.

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