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West 54ᵗʰ Street, Manhattan, New York

Dopo aver portato Matt a casa, Ben è tornato da me perché ero troppo curiosa di sapere cosa avrebbero i Westlight di tanto speciale da non poter essere uccisi.

Ben si è addirittura offerto di parlarmene, senza che io dovessi rompergli le scatole o andare a chiedere al signor Lewis.

Questo è il motivo per cui adesso siamo entrambi seduti sul mio letto in attesa che uno dei due dica qualcosa.

Io non so cosa chiedere e non voglio nemmeno fare una domanda, ho paura di sembrare troppo assillante. Ben, invece, credo non sappia da dove partire e soprattutto se partire.

A dire il vero io sto cercando di leggere nella mente a Ben. Vorrei sapere cosa pensa della mia casa… insomma, lui ha un castello in confronto a casa mia e sarà abituato a frequentare case altrettanto lussuose e grandi.
Non vorrei che da un momento all’altro scoppiasse a ridere per le dimensioni del mio appartamento che, a dirla tutta, a me sembra già gigante.

‹‹Va bene, okay. Possiamo anche smetterla di fissare fuori dalla finestra. Cosa volevi sapere?›› dice Ben rompendo il silenzio.
‹‹Devi finire di dirmi quello che stavi dicendo al Battery Park›› rispondo.
‹‹Giusto›› conferma lui.

Ben si alza dal letto e va alla scrivania, dove prende una matita e un foglio.

‹‹Posso?›› chiede mostrandomi i due oggetti.     
                                                   
Annuisco e torna a sedersi di fronte a me.

‹‹Ti avevo detto che i Westlight hanno una cosa›› dice Ben mentre traccia uno schizzo a matita sul foglio, ‹‹una cosa importantissima. O almeno, per noi viaggiatori››

Mentre finisce lo schizzo, mi fa segno di chiudere tutte le finestre e le porte. Non so perché, ma lo faccio ugualmente.

‹‹Okay, ho chiuso tutto›› dico chiudendomi anche la porta di camera mia alla spalle.   
‹‹Perfetto. Vieni qua››

Torno a sedermi e Ben mi mostra il disegno che ha appena fatto.
È una specie di pietra preziosa, non saprei dire quale.

‹‹Sai che cos’è?›› mi chiede.
‹‹No›› ammetto.
‹‹Hai dei pastelli o dei pennarelli?››
‹‹Si, certo. Che colori ti servono?››
‹‹Tutte le gradazioni che hai di blu››

Ho un sacco di pastelli, tutti divisi per sfumature. Ad esempio ho la scatola dei pastelli rosa, quella dei pastelli verdi…

Prendo la scatola di quelli blu e la porto sul letto.

Ben inizia a colorare il suo disegno prima con un pastello blu molto scuro, poi passa ad uno azzurro e così via fino a che non gli ha utilizzati quasi tutti.

‹‹Hai anche un pastello oro percaso?›› mi chiede Ben.

Di pastelli oro ne ho solo due, identici. Li tengo in una scatoletta insieme ai pastelli argento e di altri colori metallici.

‹‹Grazie›› dice Ben quando gli passo il colore.

Dopo aver armeggiato un po’ con l’oro, gira di nuovo il foglio verso di me.

‹‹Questa è un’opale. Un’opale nera per la precisione. Una delle pietre più difficili da trovare in natura. Ma quella che ho disegnato, se è possibile, è ancora più rara delle sue simili. Si chiama Pietra degli Astri. Ne esiste una sola. Una, e basta.›› spiega Ben sottovoce.
‹‹Ma cos’ha di tanto speciale per essere unica?››
‹‹Vedi le striature oro?››

Guardo bene il disegno: la pietra, dalla forma rotonda, sembra una classica opale nera. Più la si guarda con attenzione, più si intravedono i dettagli. Oltre alle sfumature di blu, ci sono queste striature oro.

‹‹Si, le vedo›› affermo.
‹‹Sono loro a renderla unica. L’oro che vedi non è una semplice sfumatura. È sabbia del deserto con polvere di stelle››

Guardo Ben a bocca aperta.

‹‹Questa pietra è custodita dai Westlight. È questa la cosa che hanno›› dice Ben.                       
‹‹Ma… ma… è bellissima›› dico ancora rapita dal disegno.
‹‹Bellissima si, ma anche molto potente. Se rotta potrebbe scatenare la fine del mondo e la creazione di uno nuovo››   
‹‹Ma a cosa serve a noi?›› 
‹‹Ci sono ancora molte cose che devi sapere. E credo sia giunto il momento che tu sappia la storia di Emma Ottavia››

Ben piega a metà il foglio e lo appoggia dietro di sé, sul mio cuscino.

‹‹Emma Ottavia. Emma Ottavia, chiamiamola solo Emma, è stata la viaggiatrice più potente mai esistita. Non solo per quello che ha fatto, ma anche per il suo coraggio e la sua personalità. Emma era una viaggiatrice diversa dal solito. Scoprì di essere quello che era quando aveva appena 12 anni, 3 anni prima rispetto al normale e, solo pochi giorni dopo la scoperta, fece il suo primo passaggio uscendone viva, il che non è una cosa normale›› racconta Ben.
‹‹Scusa, come non è normale uscirne vivi?!›› chiedo terrorizzata.

Ci manca solo di morire in una specie di qualcosa di sconosciuto a metà tra una realtà e un’altra.

‹‹Non mi sono spiegato bene. Intendevo dire che a dodici anni, quando non si è ancora del tutto maturi, è difficile uscirne vivi. Certo, ci vuole una marea di energia per fare il passaggio, ma la cosa che più ti serve è la mente. Fatto sta che Emma effettuò il passaggio senza nessun problema e senza riportare segni di nessun genere. Capirono subito tutti che lei aveva qualcosa di speciale. Nessuno sapeva che cosa, ma aveva qualcosa di diverso dagli altri viaggiatori. La cosa più pazzesca è che lei non aveva un compagno, era da sola›› continua Ben.  
‹‹Ma, tecnicamente, lei avrebbe trovato il suo compagno dopo, a quindici anni, no?››    
‹‹No. Lei è stata l’unica viaggiatrice di tutta la storia che non ha avuto un compagno. O meglio, un compagno lo avrebbe avuto››

Questa storia inizia ad appassionarmi, ho bisogno di saperla tutta.

‹‹Che fine ha fatto allora?›› chiedo riferendomi al compagno di Emma.
‹‹Non si conosce il motivo, ma il compagno fu trovato morto nella sua casa solo due giorni dopo il suo primo passaggio. Nessuno sapeva da chi o da che cosa fu ucciso di preciso, ma di sicuro l’assassino non era umano››  
‹‹Un Westlight›› commento completamente ipnotizzata dal racconto (e da Ben).  
                                                     
‹‹Emma, che ormai aveva compiuto i quindici anni, rimase talmente sconvolta dalla morte dell’amico che decise che nessuno avrebbe mai più fatto la stessa fine. Per anni si dedicò a studi e ricerche e alla fine scoprì la verità: il suo compagno era stato ucciso da una creatura chiamata Westlight – come hai detto tu. Il problema era che i Westlight  – come ti ho detto io  – sono creature pacifiche che non creano problemi dal nulla e di certo non uccidono per semplice piacere››

‹‹E quindi cosa era successo? Se i Westlight sono creature tranquille… perché uno di loro avrebbe dovuto uccidere un innocente?›› chiedo. 
‹‹Io non ho detto che i Westlight non uccidono, ho detto che di norma non lo fanno. Sono creature che… seguono molto le stelle, mettiamola così. Un Westlight è in grado di uccidere solo in determinati momenti della sua vita›› mi spiega Ben.
‹‹E quali sarebbero questi momenti?›› chiedo speranzosa di una risposta diversa da “sempre”.                  
‹‹Se lo sapessi non sarei qui a parlartene. Avremmo risolto già tutto da almeno una decina d’anni››
‹‹Anche questo è vero, già. Vabè, dicevi?››                                                                                                                   
Prima di riprendere a parlare Ben si guarda intorno, come se potesse esserci qualcuno oltre a noi, poi, sottovoce, dice: ‹‹Non ne sono ancora sicuro, ma secondo me c’era qualcuno che programmava a suo favore le condizioni per le quali un Westlight diventa pericoloso e uccide. E quel qualcuno c’è ancora adesso››

A STARRY NIGHTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora