Ci siamo quasi..

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La mattina dopo mi risvegliavo con il sorriso sulle labbra, felicissima dell'attesa e di sapere che lui c'era e ci saremmo visti presto. Così passarono 7 mattine e mi ritrovai al Lunedì precedente il concerto.

Mancavano solamente 5 giorni e l'attesa si andava facendo sempre più dura.

Quella mattina la mia sveglia suonava presto, alle ore 7, e mi ricordava che avrei dovuto sostenere l'esame scritto di Italiano dalle 9 alle 11.

Ero abbastanza tranquilla, dopo aver tormentato Alessandro tutta la serata precedente. Come al solito, era stato capace di calmarmi in un modo tutto suo, con quel suo fare dolce e comprensivo.

Mi aveva ricordato che avevo passato il mio tempo migliore a studiare e ripetere e sarebbe andato tutto bene.

"Proprio di Italiano ti preoccupi? Tu quando mi scrivi le dediche mi fai piangere; tesoro mio sei dolce e bravissima a scrivere, tira fuori il meglio di te. Buongiorno e buona fortuna."

Quel buongiorno tutto suo, quella forza unica e sempre più sorprendente che mi sapeva trasmettere.

"Buongiorno cucciolo, allora preparati a piangere al concerto e al tuo compleanno."

Dimenticavo, infatti, che il giorno dopo il concerto si sarebbe tenuto il suo 17esimo compleanno a Chiasso.

Stavo già architettando qualcosa da un pò, ma erano solo idee.

Il compito di Italiano si svolgeva velocemente ed ero fuori dall'aula in due ore. Gli scrivevo subito:

"Cucciolooo eccomi, fatto Italianoo."

"Cucciola ti stavo aspettando, quanto hai avuto? 10?"

"Scemo non lo soo hahahah, ma sono felice. Grazie per esserci stato come sempre."

Quei giorni d'esame volavano, esattamente come le notti passate ad osservare il mio sogno che si avverava nella mia mente.

Giovedì avevamo avuto un giorno di pausa, che finalmente arrivava. Giovedì era arrivato, insomma. Questa giornata la spendevo per dedicarmi solo a lui. Chattavamo per tutto il giorno, mentre io gli preparavo le mie sorprese.

Avevo preso un poster e sopra avevo scritto "Auguri diciassettenne", mi ero procurata dei palloncini, avevo caricato la macchina fotografica con la scheda all'interno e soprattutto avevo sistemato la sorpresa che gli avrei inviato a mezzanotte dopo il concerto.

Il mio pensiero per lui, dato che non avrei potuto darglielo, era un video nel quale avevo raccontato la nostra storia e tutto il nostro percorso insieme. L'avevo preso in giro, avevo scritto i nostri nomignoli e, alla fine, "Grazie d'esser come sei."

Preparavo anche la borsa per tutta la giornata, mentre pensavo che questo conto alla rovescia era passato con troppa velocità.

La cena era stata abbastanza leggera; l'ansia si era impossessata del mio stomaco, oltre che del mio cuore. Costantemente mi sentivo gli occhi bruciare e poi brillare, mi guardavo allo specchio e vedevo una me felice. Vedevo la stessa me di Milano e non c'era cosa più bella per me. Nelle mie imperfezioni, tra i miei lineamenti, si scorgevano delle emozioni, delle possibilità divenute certezze, un'amicizia unica che si era consolidata. Allo specchio il mio riflesso mi ricordava che quella notte avrei dovuto viverla, abbastanza da potermene ricordare. Infatti, è stato così.

Ancora qui, alla solita finestra, seduta sulla classica sedia di legno ad osservare le stelle.

Un cielo limpido e luminoso già mi indicava la giornata splendente successiva; a Napoli ci sarebbe stato bel tempo ed alte temperature. Non sarebbe mai potuto piovere; avevamo il nostro sole di fronte.

Finita questa giornata, adagiavo il mio corpo agitato sul letto ed abbraccio il mio peluche preferito. Chiudevo gli occhi e vedevo lui. Mancavano pochissime ore e ci saremmo rivisti, nella nostra chat non si scriveva altro. Entrambi eravamo emozionati da ciò che ci stava per succedere, lui voleva a Napoli ed io riosservarlo. Eravamo stati accontentati entrambi.

Grazie stelle, che con me siete state così generose; grazie alla tecnologia che mi aveva concesso di conoscerlo; grazie a Michele, il fratello, che lo divideva con noi. Grazie a questa vita che aveva deciso di essere felice per me, di me; che sapeva concedermi un piccolo momento di indefinita ed infinita felicità.

Non dormivo,  per niente...

La notte passava con le nostre chiacchiere, i rumori delle nostre risate che potevamo solo immaginare e le grida che riuscivo a soffocare di poco.

Lui era riuscito addirittura a svegliare suo fratello, che forse lo aveva preso a calci.

Oh, i fratelli Casillo. Dopo che Michele mi avesse mandato un gentile saluto, decidevamo di staccare e di provare a calmarci.

Lui non ci riuscì, io passai la notte a vegliare sul soffitto e a contare le ore, i minuti, i secondi e le lacrime che mi scorrevano sul viso..

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