Le mani al cielo.

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La sera del 31 era ancora un'altra attesa, finalmente arrivata. Ero pronta a guardare la Partita del cuore alla quale avrebbe partecipato anche lui insieme con altri cantanti e personaggi di spettacolo per beneficenza.

Erano le 18 e la nostra conversazione gioisa ebbe fine:

"Cucciola, adesso devo proprio andare a prepararmi per scendere in campo. Seguimi e fai il tifo per me. Ti voglio un mondo di bene. A dopo♡"

Gli mandavo immediatamente la foto di me con un cartellone in mano, fatta precedentemente; sopra avevo scritto, con i pennarelli colorati dei suoi colori preferiti: "E stasera, vorrei veder segnar Casillo."

E così fu. Casillo entrava nel secondo tempo ed avrebbe giocato per tutti i 45 minuti. Quei minuti lo videro protagonista di ciò che avevo chiesto.

Dopo corse nel campo, dopo aver rubato la palla ad un nemico simbolico, eccolo arrivare in prossimità della porta. Ogni telecamera che stava trasmettendo quella partita era inquadrata su di lui. Il suo volto che mostrava tutta la forza che stava impiegando per calciare quel pallone con tutta la grinta possibile.  Le mani strette in pugno, dopo che le sue gambe ebbero tirato, si alzarono al cielo.

L'arbitro aveva dato conferma del suo goal; la sua gamba sinistra aveva avuto una mira perfetta. Il portiere non si sarebbe mai aspettato tale mossa da un 16enne, ma proprio lui sorprese tutti.

Le mani al cielo ad indicare chi, purtroppo, non c'è più. Le dita alzate verso le stelle, come a dire "È per te nonno, sei nelle cose che faccio e che vivo." Capii immediatamente che gliel'aveva dedicato. Mi aveva parlato molto del suo nonno tanto adorato, gli mancava tantissimo. Delle volte eravamo arrivati a confrontarci, sui comportamenti di queste persone così care che ci dovrebbero amare un pò in più perché sanno che, secondo la natura che collega gli elementi, potrebbero essere i primi a non vederci più.

Io ed Ale guardavamo le stelle e pensavamo che, alla fine, in ognuna di esse vi fosse una persona cara persa qua. Credevamo anche noi al famoso mito secondo il quale sulla luna si potessero trovare le cose smarrite sulla terra. Noi cercavamo i nostri nonni, gli eroi del nostro tempo. Eravamo arrivati a piangere, ma alla fine sapevamo che ci osservavano anche loro.

Quel goal, l'inquadratura dei suoi occhi lucidi, mi avevano fatto rivivere queste piccole cose che vivevano in noi, questi sentimenti condivisi. I suoi occhi brillavano, e pensavo anche quelli dei presenti. Era stato bravissimo.

Lo diventava ancora di più man mano che i secondi scorrevano sul timer, dettando una vittoria assicurata.

Era ancora in campo, era ancora lui. Ecco un altro goal di Casillo. Era stato ancora lui. Quel piccolo ragazzo di Buccinasco che sapeva cantare, suonare, giocare a calcio, emozionare, vivere, capire. Quel piccolo occhi speranza che mi aveva cambiato la vita, dandomi la giusta essenza per riuscire a nuotare ancora nelle difficoltà del mondo. Grazie  a lui ancora resistevo, ancora ero a galla. E glielo dovevo, gli dovevo tutto. Mi aveva fatto capire che nella vita non bisogna disperare mai; le cose sarebbero arrivate prima o poi.

Infatti, solo 14  giorni e io ce l'avrei fatta ancora.  La prima fila, l'inizio del concerto, il suo "Ciaoo Napolii" classico, le sue battute, i suoi battiti delle mani e la sua voce. I riflettori su di lui, la nostra organizzazione, le tante ore al sole e le liti che sicuramente sarebbero affiorate..Ma poi gli abbracci, l'ansia del conto delle poche ore, le amicizie nate per caso...

Lui che cantava e le nostre lacrime sui volti, i suoi sorrisi stampati in faccia...

Stavo per chiudere gli occhi dal sonno, ma io queste cose le vedevo già; sentivo già le urla, gli schiamazzi. Sentivo lui cantare e il cuore mi si riempì di gioia.

"Margherita, solo 13 giorni." mi dissi, allo scoccare della mezzanotte per poi abbandonarmi ad un sonno profondo, che sapeva di lui per tutta la notte. Mi seguiva anche tra le braccia di Morfeo, sostituite dalle sue. Ecco l'abbraccio che sogno tutte le notti, adesso sto davvero dormendo..

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