19. "Cosa sto facendo, Autumn?"

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Harry

"1, 2, 3." contò Autumn, il mio braccio intorno alle sue spalle, il suo braccio intorno al mio corpo a malapena funzionante nel tentativo di alzarmi dal letto. Doveva sciaquare via il sangue ed era troppo per toglierlo con un semplice asciugamano. Piagnucolando e con un inevitabile gemito, fui alzato dal letto, zoppicando verso il bagno.

"Parla. Parla di qualsiasi cosa così da distrarti dal dolore." suggerì lei, sbuffando molteplici volte per non lamentarsi del mio peso, pesante in confronto al suo.

"Gesù, perchè non ci ho pensato prima? Oh, lo so, perchè sono esauto e mi sento come se potrei svenire da un momento all'altro, ma sì, parlare può essere decisamente una buona idea e non prosciugante."

"Okay, intelligentone." si tolse il braccio posato intorno alle sue spalle, mettendomi seduto sul bordo della vasca, piuttosto rudemente, e, anche con gli occhi chiusi, ero certo che avesse alzato gli occhi al cielo. La mia testa pendeva in avanti e le mani tremavano, mentre  mi circondava un terribile silenzio. Per un momento, pensai mi avesse lasciato, corsa via o peggio, ma poi il suo tocco freddo iniziò a togliermi la bandana e si spostò sulla maglia.

"Sù le mani." disse, le sue mani che aiutarono le mie ad alzarsi, ma la spalla dislocata lo permetteva fino ad una certa angolazione.

"Porca puttana, okay, ti taglio la maglietta." annunciò e, prima che avessi il tempo di protestare, potei sentire il tessuto essere lacerato e sapevo che era troppo tardi per negare la sua richiesta, o meglio il suo ordine. Sbuffò, gemette e bestemmiò frustrata, ma presto fui a petto nudo. Le sue mani tracciarono la pelle livida, creando motivi a cui non riuscivo a dargli un nome. Il suo respiro era calmo mentre continuava a tracciare la pelle tatuata del mio petto.

"Amo questo." sussurrò, la voce bassa, carica di cose che non riuscivo a descrivere, nè a capire.

"Quali? Sono tipo cieco qui." ridacchiò leggermente, fermandosi all'improvviso, come se fosse sbagliato per lei ridere di qualcosa che dicevo, o ridere in generale.

"Gli uccelli. Sembrano quasi volare l'uno verso l'altro e sono magnificamente ben fatti."

"Sì, beh, il mio preferito è l'ancora sul polso. Avevo una citazione lì, ma poi, sono andato oltre immagino." le sue mani presero la mia, ora tracciando il tatuaggio di cui parlavo.

"Cosa diceva?"

"Non posso cambiare." non sapevo perchè o come, ma sapevo solo che aveva aggrottato la fronte, i suoi occhi confusi, curiosi.

"Come l'hai superato?"

"Sono cambiato, immagino." scrollai l'unica spalla funzionante, tentando di aprire gli occhi perchè avevo bisogno di guardarla, mentre ero certo che lei mi stesse guardando.

"Davvero? Voglio dire, le persone cambiano o ritornano alle loro vecchie origini, a quelle in cui sono nati, tuttavia spende una vita intera a tentare di scappare? Ma non puoi scappare da chi sei; cosa sei. Tornerai sempre a quello e o ti farà rivivere tutto quello che ti è rimasto di te o ti ucciderà, non c'è via di mezzo." le sue mani avevano lasciato la mia, spostandosi sui pantaloni per sbottonarmeli lentamente. Pregai il mio corpo che non reagisse a lei come solitamente faceva.

"E a te ha aiutato o ti ha uccisa?" le sue azioni si fermarono improvvisamente, ma le sue mani rimasero sul mio bacino. Riuscii appena ad aprire gli occhi, la vista sfocata, ma vidi un leggero scuotimento della testa, il modo in cui la sua bocca si era leggermente aperta, prima di ritornare alle sue azioni precedenti.

"Non sai cosa stai facendo, Harry." sospirò, troppo annegata nel suo mondo di pensieri per rendersi conto del mio sguardo.

"Cosa sto facendo, Autumun?" lei sollevò gli occhi spalancati per incrociare i miei, un piccolo sorriso si formò sulle mie labbra alla vista.

"Tu stai- tu stai camminando in una trappola al momento."

"Ora?" contro le proteste delle mie costole, mi chinai in avanti, il mio viso a pochi centimetri dal suo. Il suo sguardo cadde sulle mie labbra, prima di incrociare di nuovo il mio.

"Non farlo, Harry." metà minacciando, metà supplicando.

"Fare cosa, Autumn?" lei chiuse gli occhi, il petto che si sollevava e abbassava, prima di allontanare le mani dal mio bacino. Un cipigio prese forma sulla sua fronte e non volevo far altro che baciarlo via.

Allungai la mano, posandola sulla sua guancia. Lei rimase per un po' il viso lì, sospirando a lungo. Pensavo di averla, pensavo che mi stesse finalmente lasciando entrare, ma poi si alzò velocemente in piedi, scuotendo freneticamente la testa come se il mio tocco l'avesse bruciata.

"Fatti una doccia e chiamami quando hai finito." detto ciò, uscì dal bagno, lasciandomi sbigottito, confuso e anche deluso. Mi scappò dalle labbra un sospiro, mentre mi poggiavo alla vasca come supporto per alzarmi. Il mondo iniziò a girarmi intorno, ma chiusi di nuovo gli occhi dal momento che non c'era più nulla degno di essere visto. Mi presi il mio tempo per farmi la doccia, una parte di me che voleva godersi il beato relax, ma l'altra parte; l'assurda, ingenua parte di me, voleva ottenere qualsiasi tipo di reazione da lei. Non era successo però, non avevo sentito nulla da lei, finchè non aprii la porta trovandola a camminare avanti e indietro, le mani tra i capelli, probabilmente tirandosi le radici.

Quando sentii la porta essere aperta, i suoi agitati occhi incontrarono i miei, i suoi passi lentamente si fermarono, le mani ancora tra i capelli. Si ricompose velocemente, correndo al mio fianco e ritornando alla posizione precedente, come me appoggiato a lei come supporto.

"Sei ancora addolorato?" domandò, facendo sbattere la miatesta contro una delle credenze.

"Merda, merda, mi dispiace." si affrettò ad allontanarmi dalla credenza, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra, con me proprio sopra di lei. Rise, chiundendo gli occhi e facendomi riprendere dal precedente shock, scoppiando a ridere. Non l'avevo mai vista così prima; così libera, gioiosa e innocente. Quasi brillava e pregai i miei occhi di non chiudersi, perchè avevo bisogno di assaporare tutto ciò il più possibile. La sua risata lentamente si trasformò in una piccolo, occasionale risatina, mentre mi fissava negli occhi.

"Forse liberarci di Louis non è stata la miglior idea che abbiamo avuto." disse, con tono carico di divertimento.

"L'avrebbe reso dieci volte peggio, fidati." lei annuì d'accordo, sospirando leggermente, ma senza mai rompere il nostro intenso contatto visivo.

"Pensi dovremmo alzarci?"

"Non c'entra cosa dovremmo fare, ma cosa vorremmo fare. Cosa vuoi fare, Autumn?"

"Tu e la tua merda psicologica, Harry, giuro." alzò gli occhi al cielo, ma un sorriso continuò a esistere sulle sue labbra.

"È chi sono." dissi.

"Già." annuì d'accordo, il suo aspetto rilassanto lentamente svanì, la tristezza la sopraffece, per nessuna ragione in particolare.

Allontanò il suo corpo dal mio, prima di aiutarmi ad alzarmi da terra. Ero piuttosto infuriato dal suo improvviso cambio d'atteggiamento, mentre le permettevo di mettermi in piedi, dirigendoci al letto. Mi mise giù, camminando poi verso il guardaroba per prendermi dei pantaloncini e una t-shirt bianca. Li posò con calma accanto a me, i suoi occhi non incrociarono mai i miei, prima di ritornare alla sedia, attenuando le luci. Mi dava le spalle, le braccia incrociate al petto, mentre il suo corpo riprendeva a respirare normalmente.

"Cosa cazzo è appena successo?" sibilai tra i denti.

Un sospiro scappò dalle sue labbra, ma scelse di non commentare, facendo cadere tra di noi un confuso, scomodo silenzio.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora