59. Non mantenni la mia promessa.

836 37 1
                                    

Harry

Era tutto così pesante. Tutto così fottutamente pesante. Il mio corpo era troppo pesante da trascinare. Le mie palpebre erano troppo pesanti da aprire, ogni volta che le sbattevo. Il mio viso era troppo pesante da formare qualsiasi espressione, oltre alla smorfia che si era stabilita sui miei lineamenti. Ma nulla era più pesante del mio cuore. Sembrava fosse affondato nello stomaco, e quasi lo vomitavo ogni volta che cercavo di deglutire.

Lei mi aveva sorriso. Mi aveva sorriso mentre sussurrava parole confortanti a Raine e cercava di avere una conversazione con mia padre. Lei mi aveva sorriso, come se sapesse. Come se sapesse tutto quello che mi stava divorando. Come se potesse sentirmi chiudermi, nascondermi nel dolore, la miseria e la debolezza. E non potevo farci nulla a riguardo. Non riuscivo a rispondere al suo sorriso. Non riuscivo a parlare. Non riuscivo a provare.

Autumn stava dicendo qualcosa riguardo al perdere i genitori a Raine, dicendole come anche lei non aveva più nessuno e di come si erano dovuti prendere cura l'uno dell'altro, e tutto quello a cui pensai fu quanti altri bambini avrebbero passato le loro vite alla ricerca di qualcuno che si prendesse cura di loro, dopo che Griffin e il suo campo avevano portato loro via tutto? Autumn a quante vite aveva contribuito a rovinare? Quante io?

Non aveva senso. Era ingiusto. Come poteva qualcuno rovinare la vita di qualcun altro, e poi quel qualcuno sarebbe cresciuto motivato a rovinare altre vite,  innocenti quanto lo era stata la sua. Era un circolo vizioso che non si fermava mai, non aveva pietà, non aveva limiti alla quantità di dolore che qualcuno avrebbe affrontato. La distruzione proveniva da altra distruzione, e avrebbe portato alla distruzione. E se quello era il caso, allora perchè esistevamo ancora? Come potevamo vivere con noi stessi, vedendo bambini come Raine ogni singolo giorno e sapendo che li avevamo rovinati, in un modo o nell'altro? Sembrava un prezzo indescrivibile per esistere. Mi faceva venire voglia di non vivere più. Non ne valeva la pena. Niente sembrava valerne la pena.

"Harry," le sue mani erano su dime. Il suo tocco mi bruciava. E non riuscivo a sopportarlo. Mi allontanai, respirando affannosamente, come se in qualche modo lei avesse aggiunto altro dolore a quello che mi stava trascinando giù. Mi fissò con sguardo triste, compassionevole, mentre alzava le mani in aria.

"Raine si è addormentata. Volevo solo vedere come stavi. Mi dispiace." annuii, fuggendo dai suoi occhi, mentre cercavo di rallentare il respiro, prima di andare in iperventilazione.

"Stai- stai bene?"

"Devo andare a dire a Louis quello che è successo, e preparare il funerale."

Non riuscivo a sopportarlo. Non riuscivo a sopportare lei. Non riuscivo a sopportare quello che mi faceva provare, o anche quello che mi impediva di provare. Spinsi la porta e, appena fui fuori, inspirai, desiderando che i miei polmoni non collassassero sotto quella pressione. Era ancora come se non riuscissi a respirare. Come se la perdita stesse gravando così duramente sul mio petto, rompendo ogni costola, strizzando il mio cuore. Stavo soffocando e non era neppure una mia perdita personale. Mi chiedevo come potesse affrontare tutto questo il fragile corpo di Raine.

Non andai da Louis. Non andai da nessuna parte in particolare. Semplicemente vagai, alla ricerca di qualcosa di diverso provocato dalla dolorosa perdita, per vedere come si sarebbe alterato il mondo dopo aver perso uno dei suoi. Non c'era nulla. Non c'era mai nulla. Non importava. Non conosceva Raine o suo padre, non sapeva che Raine avrebbe pianto ogni singolo giorno finchè il buco nel suo petto non sarebbe lentamente diventato parte della sua anima, minacciando il suo essere, appropriandosi dei suoi organi come aveva fatto ora col suo cuore spezzato o con i suoi polmoni. Al mondo non importava dei corpi, della terra, delle notti insonne, delle anime tormentate, degli orrendi incubi e della gente che non sarebbe più stata la stessa. Eravamo tutti così piccoli, così insignificanti, che il mondo non avrebbe mai notato la perdita, la morte o la rovina di qualcuno. Quindi non cambiava nulla. Non avrebbe smesso. Si sarebbe trascinato e, in quel momento, ero troppo stanco per cercare di starci dietro. Troppo fottutamente stanco.

La gente veniva da me per domandarmi del funerale, del discorso, di una casa nuova per quella triste bambina e il panico tra i soldati che volevano esserci per dire addio al loro amico. Sebbene dolesse tutto, trovai una distrazione nel dolore della gente, piuttosto che farmi sopraffare dal mio. Quel momento sarebbe arrivato e io non sarie stato capace di tenerlo alla lontana a lungo, ma fino ad allora provai a preparare il funerale e a pensare a quello che sarebbe successo, dopo aver perso uno dei nostri.

Quella notte, tutti vennero. Ogni singolo uomo, donna, bambino. Soldati e ufficiali. Tutti vennero a salutare quell'uomo e a supportare una bambina spaventava che continuava a piangere, nonostante la sua sempre forte, composta apparenza. Liam, Louis e Zayn mi aiutarono a scavare la tomba, stendendo in essa il suo corpo, per poi coprirlo con la terra che lo nascose completamente, lasciando solo le tracce della sua vecchia esistenza e segni che non sarebbero mai socmparsi. Mia madre ed Autumn rimasero ferme, stringendo Raine, o quel che era rimasto di lei. Ad un certo punto, il mio sguardo cadde su di lei e il suo incrociò il mio, carico di lacrime e una tristezza che quasi mi spezzò completamente. Dovetti guardare altrove.

Raine non pronunciò neppure un suono. Non disse neppure una parola. Non reagì a quello che le succedeva intorno. Semplicemente pianse e permise alla gente di circondarla per evitare che cadesse in quel buco e si stendesse accanto a suo padre. A volte, avrei voluto poterlo fare anche io. Forse quello era l'unico modo per far sì che tutto semplicemente....si fermasse.

Mamma mi prese la mano, poggiando la testa sulla mia spalla, mentre Zayn faceva un piccolo discorso. Non riuscivo a torvare la voce. Il dolore mi stava strozzando con forza, a volte annaspavo in cerca di aria come se fossi stato sott'acqua. Acqua che riempiva i miei polmoni, soffocandomi. Era così che mi sentivo. Di annegare. E il terreno non era mai così vicino, non smettevo mai di annegare, e, in qualche modo, mi aspettavo di nuotare, lottare contro le onde impetuose, di non arrendermi totalmente alla marea.

Dopo che il funerale fu concluso, strinsi Raine in un semplice abbraccio, a cui a malapena reagì, prima di essere portata via da mia madre. Lei e Niall iniziarono a camminare verso la camera di mia madre e Autumn voleva parlare. Provò a parlarmi, ma io non ce la facevo. Non ci riuscivo. Non potevo coesistere con lei. Quindi andai via, mormorando qualcosa riguardo al passare la notte con Zayn per aiutaro con la ferita ancora in via di guarigione. Non era la verità, però. Zayn stava bene. Ma ero io a non stare bene. E non riuscivo a sopportare la vicinanza di Autumn. Riuscivo a malapena a sopportare la mia stessa pelle, figuriamoci essere toccato o stretto da lei. Quindi mi imposi di non guardare indietro tutto ciò che avevo lasciato. Mi imposi di non inclinare la testa, nel tentativo di sentire cosa avesse sussurrato. Mi imposi di non cedere. E non lo feci. La lasciai dietro. Non mantenni la promessa.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora