43. "Cosa hai fatto?"

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Harry

Perdere un genitore è come se ti venisse portata via l'aria dai polmoni, come se una piccola parte di cuore venisse staccato via e non potrà mai guarire. All'inizio non capisci davvero; come quando entri nella loro camera e loro non sono lì, tutte le loro cose sono lì, ma loro non ci sono. Uno spazzolino, un asciugamano usurato, i loro capi preferiti, il loro profumo preferito, è tutto lì. E tu non puoi fare a meno di pensare che torneranno per prenderseli. Devono farlo. Non li lascerebbero. O non lascerebbero te.

Poi, la più piccola di tutte le cose ti scatena l'orribile disfatta, che loro invece avrebbero lasciato tutto, che non sarebbero tornati indietro, che avresti dovuto vivere la tua vita, andando oltre loro, non importa quanto impossibile sembri. Ed è allora che lo senti; il cuore straziato dal dolore, la costante incapacità di respirare, il dolore che ti divora un arto alla volta.

Trasporti un peso che non se ne andrà mai. Senti un buco nel petto, che cresce solamente, divorandoti con la sua oscurità, pezzo per pezzo, finchè non rimane niente di te. Finchè non cessi di esistere, perchè hanno tutto. E più vivi, più vorresti non farlo. Non puoi fare a meno di aver meno paura della morte. La brami sempre di più, perchè la vita è semplicemente miserabile senza di loro. Non hai più paura di perdere quelli che ami, perchè l'hai già vissuto, ma hai paura del resto. Ti senti debole e indifeso, come se la tua spina fosse stata spezzata in tue, e si prova esattamente questo. Come se le ossa non riuscissero a sopportare il peso del tuo corpo, perchè troppo fottutamente pesante. Come se l'aria non riuscisse più farti ritornare in possesso della tua abilità di respirare. Come se tu stessi vivendo una vita che non è fatta per te, che non si adegua a te, che non ti sembra giusta.

Perdere un genitore era la cosa più fottutamente orribile al mondo ed era per questo che avevo difficoltà a perdonarla, sebbene, nel profondo, avrei sempre saputo che ero più arrabbiato col mondo che con lei. Il mondo si era preso molto di mio; mio padre, la mia infanzia, la mia innocenza, la mia vita, la mia anima. E ora, si era preso il pensiero che mi ero fatto di lei; così bella, rotta in pezzi, bisognosa del mio gentile aiuto. E odiavo il mondo per ciò. Volevo solamente vederla sempre come amavo vederla e ora non ci riuscivo, perchè aveva ucciso mio padre e, sebbene non fossi nessuno per incolparla,non potevo fare a meno di farlo.

Ero steso sul mio letto, che soffriva ancora i postumi della volta in cui lei l'aveva rotto, la caccia dietro la giovane, e terrorizzata, Raine. Era come se fosse stata una persona diversa, quella che avevo legato a quel letto. Non sapevo che l'avrei amata così tanto. Non sapevo che mi avrebbe spezzato il cuore così in profondità. Non sapevo che avrei spezzato anche il suo. Sembrava tutto così lontano, come se fosse successo in un'altra vita, a due persone diverse, invece di me e lei. Ma noi avevamo solo un vita, e le nostre erano miserabili, ma almeno avevamo un po' d'amore. Quello er vero. Perchè se non lo fosse stato, non avrebbe fatto male in quel modo, non sarebbe potuto essere solo un'illusione.

Non riuscivo a dormire. Mi doleva il cuore, ricordandomi che io non riuscivo più a dormire senza un pizzico di lei nelle vicinanze, e questa camera, sebbene avesse piccoli accenni di lei ovunque, non la sentivo più mia. Non odorava di me, ma del suo tempestoso profumo, insieme al sapone fatto in casa di mia madre. Non c'erano i miei vestiti gettati in giro, ma piccoli oggetti che possedeva lei. Non sembrava più casa mia e mi chiedevo come ero riuscito a sentirmi a casa con quella persona a cui non sarei mai potuto appartenere. Non avevo mai avuto una possibilità. Lei era la cosa più vicina ad una casa che avessi mai provato, da quando il mio mondo era andato in pezzi. E ora era di nuovo senza una casa, con un cuore spezzato e una mente nel caos. Volevo solo lei. Volevo solamente tornare a casa.

La luce penetrava da sotto la porta, annunciando l'inizio di un nuovo giorno, quando io ancora non avevo superato quello precedente. Sospirai, abbattutto, mentre mi trascinavo fuori dal letto inospitale, andando a farmi una doccia, prima di vestirmi. Mi avviai lungo la strada, salutando di tanto in tanto quelli di turno, volenteroso di focalizzarmi sul caos del mondo piuttosto che sul mio. Ascoltando storie che non riguardavano un uomo e una donna innamorati, sebbene non avrebbero mai dovuto innamorarsi. Guardando occhi che non erano verdognoli come i suoi.

"Harry, buongiorno." inclinai la testa, lo sguardo si posò su un Rick all'apparenza stanza. Annuii, forzando un sorriso.

"Giorno, Rick. Come va?"

"Abbastanza bene, grazie. E a te?"

"Va tutto bene, sì. Devo superarlo."

"Certo. Se ti capita di vedere tua madre, dille di venire da me per favore. Dobbiamo ancora concludere la discussione di ieri sera."

"Cosa? Lei mi ha detto che sarebbe venuta da te dopo essere andata a casa."

"Non l'ho vista. Sono andato anche in camera sua, ho bussato, ma non ho avuto risposta, quindi ho immaginato che stesse in camera tua o qualcosa del genere."

Non sembrava da mia madre. Ripensando alle immagini sfocate della notte scorsa, non sembra proprio in sè. Non sapevo come non avessi fatto a vederlo prima, ma ero troppo addolorato per vedere oltre il mio dolore. Mi sentii in colpa, imprecando, mentre mi allontanavo da Rick e andavo verso la sua camera. Avrei dovuto percepirlo prima. Sarei dovuto rimanere con lei o chiederle di rimanere con me. Ma non volevo nessuno nel mio stato. Non volevo che qualcun altro dovesse soffrire con me. Volevo solamente starmene da solo, per una notte, e ora c'era qualcosa che non andava con lei e non sapevo cosa.

E se Autumn le avesse fatto qualcosa? E se quello fosse stato il suo piano da sempre? E se i Burocratici ci avessero attaccati e l'avessero portata via? E se loro avessero portato via anche Autumn? E se Autumn avesse fatto a lei quello che aveva fatto a mio padre? Come potevo aver lasciato che questo accadesse? Come potevo aver lasciato loro che la prendessero? Come potevo aver perso anche lei?

Appena intravidi la porta della camera, accelerai il passo, il respiro divenne più pesante mentre le mani sbattevano sulla porta, in continuazione.

"Apri la cazzo di porta, Autumn!" colpii la superficie di legno con la spalla, ma non si mosse. Sentii il dolore addensarsi nelle ossa, ma diedi un'altra spinta alla porta, sentendo una tempesta travolgermi fuori controllo. Ma poi, la porta venne aperta e lei mi guardava con occhi agitati e tristi. Non avevo il tempo di perdermici dentro. Non potevo permetterlo. La superai, guardandomi immediatamente intorno.

"Dov'è lei, Autumn? Cosa le hai fatto? Dio, cosa cazzo le hai fatto?" mi passai le dita tra i capelli mentre mi voltavo verso di lei come un pazzo.

"Cosa? Tu- tu lei hai fatto qualcosa?"

"Non sarebbe la prima volta, non è così?" volevo solamente mia madre. Volevo solo che stesse sana e salva. Non avrei voluto ferire Autumn, ma ero così distrutto, non riuscivo a soffrire da solo. Abbassò lo sguardo, mentre scuoteva la testa sconfitta.

"Dimmi solamente dov'è. Avrebbe dovuto incontrare Rick, e non l'ha mai fatto. Nessuno l'ha vista dalla sera scorsa. Solo- dov'è, Autumn?"

Alzò lentamente la testa. Aveva le lacrime agli occhi, ma ancora non erano trapelate. Stava quasi per piangere, i suoi lineamenti erano contorti in una smorfia che poteva essere definita solo di dolore. Oh Dio. Lei aveva davvero fatto qualcosa. Aveva davvero portato via anche lei. Oh mio Dio.

Quasi collassai, ma poi sentii la sua voce. Debole come non l'avevo mai sentita prima, ma almeno era qui. Almeno, lei era ancora qui. Mi voltai verso il letto, sul quale era stesa, pallida, fragile, più debole di quanto l'avessi mai vista.

"Mamma," sospirai, le mie gambe a malapena mi trascinarono da lei, prima di cedere. Presi la sua mano nella mia e la portai alle labbra.

"Stai bene. Oh grazie a Dio. Ero così spaventato. Così fottutamente spaventato, mamma." lei annuì appena, le labbra secche mentre deglutiva con difficoltà, prima che i suoi occhi iniziassero a chiudersi.

"Qual è il suo problema? Cos'è successo?"

"Lei è malata, Harry. Ha questa malattia rara che attacca ogni muscolo del corpo e la mangia viva. Avanza molto velocemente, ed è per questo che non sta molto bene. Mi ha detto che voi non avete la cura qui. I-io ci ho provato, ma- Harry, lei è malata. Davvero malata. Dobbiamo prendere quella cura in qualche modo, prima-"

Le si spezzò la voce, mentre un singolo singhiozzo le scappò dalle labbra. Almeno non l'aveva detto. Perchè non pensavo sarei stato capace di sentirlo.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora