"Mi piacerebbe provarci di nuovo."

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Harry

Ero sveglio da abbastanza. Autumn aveva poggiato il braccio sul mio naso, bloccandomi le vie respiratorie. E una volta che mi fui alzato, non riuscii a ritornare a dormire. Lei se ne stava lì; così incredibilmente vicina, così bella, sebbene facesse sempre qualche piccola smorfia mentre dormiva.

Era passato circa un anno da quando avevamo perso il nostro bambino. Le ci era voluto molto, molto tempo per ritornare se stessa, per ritornare da me. Per molti notti non era riuscita a dormire accanto a me. Si scusava in continuazione perchè non poteva farne a meno. Tutto dentro di lei la allontanava e più provavo a riempire quel vuoto dentro di lei, più lei si sentiva sgombra.

Wendy e Rick avevano aiutato un sacco. Facendo del loro meglio per offrire la loro forma di sessione terapeutica, ma era tutto ancora così nuovo, così ambiguo. Ci avevano provato con lei però, pensando a un processo di guarigione, offendole dei trattamenti quando ce n'era bisogno. Anche tutti gli altri aiutarono. Fin quando una notte non si mise a piangere perchè non si era mai sentita più amata, meno sola. Era delusa con se stessa perchè non riusciva ad esserne felice e non sapeva il perchè.

Dio, mi spezzava il cuore. Era andata all'inferno ed era tornata. Ero cresciuto abituata a vederla in battaglia. Poteva maneggiare un'arma come non avreste mai potuto credere. Davvero poche persone riuscivano a fare quel che faceva lei, quando andava fatto. Ma lottare contro la sua stessa mente, perdersi in essa, lottare contro qualcosa che esisteva solo dentro di lei, era qualcosa che nessuno sapeva davvero come affrontare.

Ma lei lo fece. Dio. Certo che lo fece. Lentamente iniziò a parlare di più, ad appoggiarsi a me quando ne sentiva la necessità, mentre io cercavo di darle dello spazio, conversando con me e dicendomi quel di cui aveva bisogno, cosa provava. Sei mesi dopo iniziò una sessione tutta sua sulla cura mentale; parlando delle sue battaglie così coraggiosamente, così genuinamente. Dando istruzioni, offrendo aiuto. Lo fece così bene, provenendo da un posto così orribile, e niente mi rese più orgoglioso di osservarla fare tutto questo. Poi iniziando a presentarmi come il suo fidanzato. Poi tornando a casa, da quello che era, da tutto che aveva da offrire.

"A cosa stai pensando?" la sua voce mi colse di sorpresa e incrociai il suo sguardo. Stava già sorridendo. Mi chinai, sfiorando le sue labbra con le mie.

"Buongiorno." sussurrai, le mie parole si dissolverono nella sua bocca appena rispose al bacio, prima di staccare le nostre labbra, con le sue mani sul mio viso, sfiorandolo semplicemente.

"Giorno." era così facile, così fattibile, così normale svegliarsi così. Con lei.

"Da quanto sei sveglio?" aggrottò la fronte, notando quanto fuori foco dovessi essere. A volte era troppo difficile non rimanere incantati dalla sua magnificenza. Ero così fortunato.

"Un paio di ore, penso, non ne sono sicuro. Hai dormito bene?"

"Sì, effettivamente."

"Bene, perchè mi stavi strangolando nel sonno."

"Cosa? Non è vero."

Sì, davvero. Il tuo braccio era sul mio naso e sulla mia bocca. Sarei potuto morire." lei spalancò gli occhi, prima di scoppiare a ridere. Rapidamente, si voltò, per mettersi a cavalcioni su di me, con i suoi lunghi capelli a coprire entrambi i nsostri volti, tenendoci lontani dal mondo. Tenendoci qui.

"Non fare scenate, mio Dio." il suo tono era divertito, spensierato e vivo. Mi chinai in avanti, baciando le sue labbra, prima di tornare a stendermi.

"Ma mi ami, non è vero?" le anzò gli occhi al cielo, ma il sorriso le si diffuse sul suo viso.

"Appena." sussurrò sulle mie labbra, baciandomi una volta, due volte.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora