57. "È questo il motivo?"

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Autumn

Stavo portando una Raine dormiente tra le braccia, dopo essersi stancata a furia di sparare, correre nello spazio vuoto e tentare di giocare a nascondino, durante il quale l'avevamo lasciata nascondere senza mai cercarla davvero. Aveva troppe energie e non riuscivamo a starle dietro, finchè, alla fine, si era addormentata su una delle vecchie gomme e non avevo potuto fare a meno di fissarla un po', prima di prenderla tra le braccia.

Harry aveva un braccio intorno alla mia vita, stringendomi a sè per paura che il mio corpo cedesse sotto il peso aggravato. Mi ci era voluto un po' all'inizio per non traballare e per facilitare le cose l'ho lasciato aiutarmi. Poi è andato con più facilità, sembrava quasi che il braccio di Harry facesse parte del mio corpo, come se Harry, in qualche modo, fosse una parte di me e non un essere completamente separato.

"È questo il motivo per il quale non hai ucciso quell'uomo nel tuo campo, o non hai provato a lottare quando ti hanno accerchiata nella tua vecchia casa?" disse Harry, il suo respiro mi solleticò tra i capelli mentre tenevo la testa poggiata sulla sua spalla. Mi riscaldò, sebbene i brividi ovvi che mi corsero lungo la colonna vertebrale ai ricordi indesiderati.

"È per un sacco di cose. Non volevo davvero rispondere all'attacco. Avevo paura che se avessi iniziato ad uccidere, allora i- io non mi sarei mai fermata. E ho già abbastanza sangue sulle mie mani, Harry, troppe perdite sulla coscienza. Non penso sia capace di affrontarne altre." lui rimase in silenzio, sebbene facesse scorrere la mano lungo il braccio per consolarmi. Ancora una volta, rimasi sorpresa dalla facilità con il quale glielo avevo permesso, dal momento che tutte le mani sembravano fatte per far male, tutti i tocchi erano fatti per bruciare, spezzare. Ma il suo mai.

"Liam me l'ha detto, sai. Di casa vostra. Di come tu non ci andavi da quando- da quanto è successo tutto."

"No. Non l'ho mai fatto."

"Pensi ci saresti mai andata se- se non fosse stato per mia madre?"

"Penso non ci sarei andata se non fosse stato per te, no."

Si fermò lentamente, il vento che faceva volare la polvere intorno a noi, quasi sotterrandoci. Poggiò le mani sulle mie spalle e pregai Dio di non sussultare o allontanarmi. Tremai, solo un po', e se lo notò, allora non fece commenti. Mi girò, così che potessi guardarlo in faccia. I nostri occhi si incrociarono, la figura dormiente di Raine era l'unica barriera a tenere i nostri corpi lontani.

"Me?" sussurrò, come se non ne valesse la pena, come se non potesse credere che significasse così tanto per qualcuno. Per me.

"Sì, Harry. Te. Alla mia vecchia me non sarebbe importato. Ho smesso di andare lì non perchè avevo paura, non davvero, ma perchè non mi importava. Avevo lasciato dietro una piccola bambina spaventata. Ho lasciato lei lì dentro. E non avevo bisogno di lei, non pensavo importasse, finchè non sei arrivato tu e tu- tu percepivi tutto così a fondo, a volte troppo a fondo, Harry, che ti invidiavo. Desideravo- desideravo poter provare qualsiasi cosa, nei tuoi confronti, per te. Volevo che ti sentissi come meriti di essere trattato. Lentamente hai iniziato farti strada nella versione arrabbiata, disturttiva di me. Mi hai spogliata, uno strato per volta. E quando sono entrata in quella casa, ho immaginato che sarebbe stata la pietra miliare che avrebbe fatto ritornare la versione umana che ero stata. Pensavo che avrei potuto spezzare, distruggere, piangere tutto quello che mi ero tenuta dentro o recuperare quel guscio."

"Ma non l'hai fatto." sorrise, sebbene i suoi occhi stessero brillando e avevo la sensazione che non era semplicemente effetto della luce della luna. Annuii, sospirando, e tentai di cacciare fuori tutto quello che ruggiva dentro di me.

"No. Non l'ho fatto. L'avrei fatto, probabilmente, se tu non fossi tornato da me. Dio sa che fine avrei fatto."

"Non potevo lasciarti. Non potevo farlo. E non per mia madre. Non del tutto."

"Allora per cosa?" mi tremò la voce, e così il resto del corpo, ma mi obbligai a rimanere composta. Per accogliere tutto quello che mi avrebbe detto. Per essere forte, una volta nella mia cazzo di vita, e affrontarlo.

"Ho pensato a quando sarei andato a casa e avrei curato mia madre, poi sarei ritornato in una stanza vuota, i vestiti che odoravano di te e un letto rovinato che non si tiene di nuovo in piedi. Ho pensato- che mi sarei svegliato in quel letto, ogn singolo giorno, e mi sarebbe parso troppo grande, o troppo freddo, perchè c'eri sempre stata tu a riscaldarlo. Avrei indosssato vestiti che non mi sarebbero stati bene. Avrei percorso strade dove ti avevo baciata, parlato, riso con te e tu non ci saresti stata. Avrei incontrato persone che ti hanno conosciuta e avrei visto i segni della tua presenza. Avrei visto Raine, e sarebbe stato troppo. E non potevo farlo. Non potevo passare il resto della mia vita a pensare dove saresti stata o cosa avresti fatto, o cosa ti fosse stato fatto. Non potevo vivere così, sapendo che l'avrei fatto senza di te. Era troppo da egoisti. Ti amo troppo."

Non sapevo se il mio cuore fosse spezzato o integro. Non sapevo se le farfalle si fossero spostate dal mio stomaco al mio petto. Non sapevo se il mio cuore stesse battendo troppo velocemente o troppo lentamente. Non sapevo nulla, ma qualcosa martellava contro la cassa toracica e sembrava mi avrebbe aperta in due.

"Grazie, Harry."

C'era troppo per cui ringraziarlo, troppo di cui parlare. Dovevo ringraziarlo per avermi salvato la vita continuamente.Per avermi lasciata dormire nella sua camera e aver dato a me e a mio fratello una casa. Per avermi difesa e protetta, anche quando non gliene avevo dato ragione. Per amarmi, quando io odiavo me stessa, quando aveva ogni ragione per odiarmi. Per essere ritornato da me. Per avermi detto quello che mi aveva detto. Per essere la persona che era. Per essere la presenza di cui avevo bisogno nella mia vita. C'era tanto, troppo, ma dall'espressione nei suoi occhi e il piccolo passo che fece verso di me per circondarmi i fianchi con le braccia, seppi che aveva capito. Lo faceva sempre.

Si chinò e mi baciò quasi. Ruppe quasi quell'ultimo scudo che aveva messo tra di noi. Ma non lo fece. Invece, le sue labbra si posarono sulla mia fronte, lasciandoci un bacio, poi un altro. E davvero, non potevo lamentarmene. Poi, mi strinse al suo fianco e continuò a camminare. E se avessi inspirato un po' più a fondo, avrei percepito il suo profumo e avrei avuto tutto. E se ogni tanto avessi posato baci dove poggiavo la testa, allora nessuno avrebbe potuto biasimarmi.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora