62. "Tornerò a casa da te."

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Harry

Non sapevo chi si fosse allontanato per primo. Non sapevo se il mondo continuava ad esistere al di fuori del suo abbraccio e i miei pianti, il mio cuore spezzato e la lotta per rimanere vivi. Ero affondato in una sorta di stordimento, che non andava oltre lei. E ogni volta che aprivo gli occhi, lo scenario intorno a noi cambiava, ma io e lei no.

All'inizio, furono i nostri piedi a trasportarci fino alla macchina, con qualcun altro che ci tirava e guidava. Avevo le sue braccia a stringermi e i suoi occhi ancora su di me, ma ora erano un po' più attenti, un po' più rassicuranti. Era tutto di lei, che mi diceva stancamente che sarebbe andata  bene. Che tutto sarebbe andato bene.

Poi, fu la macchina, che sbalzava i nostri corpi fragili. La mia testa posata sul suo grembo e il resto del mio corpo spaparanzato sulle gambe. Era come se vivessi in dimensioni multiple, con la testa con lei e il restante di me altrove, dove non mi importava, dove non volevo esistere. Passava le dita tra i miei capelli, l'altra mano che mi accarezzava la testa e i suoi occhi per la maggior parte chiusi, ma di tanto in tanto li apriva per guardarmi, prima di chiuderli di nuovo.

Alla fine, fu la mia stanza; la mia stanza, con i nostri arti aggrovigliati e i corpi attaccati l'uno all'altro. Lei che sorrideva per il letto leggermente instabile. Non potei fare a meno di ridere anch'io. La guardavo con i miei occhi addolorati, la amavo. Guardavo i suoi lineamenti, stranchi, bellissimi, illuminati solo dalla luce della luna che filtrava attraverso la fessura nella porta. Esistevamo solo noi due, senza farci del male, senza scontrarci o assalirci. Era casa.

"Grazie. Per non essertene andata. Per essere venuta con me. Non so se sarei tornato a casa, se fossi andato lì." mi doleva la gola dato che erano le prime parole che dicevo dopo ore. Non sembravo neppure io. Non mi sentivo davvero più me stesso. Ma lei era lì, e stavo facendo del mio meglo per essere presente anch'io, e ciò bastava al momento. Andava bene.

"Ti amo." scosse la testa, le sue dita cessarono di muoversi delicatamente tra i miei capelli. Lo disse come se fosse stata la cosa più semplice al mondo. Come se desse senso a tutto. In un certo senso, era così.

"E io amo te. Tanto." il mio cuore sobbalzò, spingendo fuori quelle parole, finalmente. Il sollievo mi inondò, la leggerezza nel mio petto quasi mi portò di nuovo alle lacrime. Sembrava che non riuscissi più a smettere di piangere. Lei sorrise, con le lacrime che luccicavano nei suoi occhi, mentre si chinava, poggiando la sua fronte alla mia, respirandomi, mentre io cacciavo fuori tutto ciò che mi assaliva dentro. Poggiò le sue labbra sulle mie, ma non mi baciò, semplicemente si toccarono. E Dio, ciò mi fece provare tutto quello che avevo sempre provato per lei.

"Va tutto bene?" le sue parole si dissolsero sulla mia bocca, svanendo dentro dime.

"Perfetto. Questo è perfetto. Ti amo." volevo dirlo ancora e ancora, finchè non mi avrebbe ancorato definitivamente lì, finchè non mi avrebbe fatto volere rimanere lì e non sarebbere scomparso di nuovo nella mia testa. Finchè non avesse guarito il suo cuore che avevo spezzato, per paura dirompere il mio. Finchè fosse bastato.

Lei annuì, le labbra si curvarono in un sorriso così genuine, così sicuro, che riusciva a far svanire qualsiasi dubbio. Nascosi il volto nel suo collo, assaporando la sua fragranza e ci incastrammo alla perfezione come pezzi di un puzzle. Forse l'immagine non sarebbe mai stata completa. Forse ciò che ci circondava non sarebbe stato intero. Forse niente di tutto questo aveva senso, ma per noi sì, ed era ciò che importava.

"Ce la faremo, giusto?" non sapevo se l'avessi detto io o lei. Sembrava che entrambi ci stessimo pensando, ma eravamo incapaci di dirlo ad alta voce.

"Ci proveremo."

"Non te ne andrai di nuovo. E neppure io."

"No, non lo faremo."

"Non lo farò di nuovo, Autumn. Non lo farò. Mi dispiace tanto."

"Va tutto bene, Harry. Siamo qui ora, questo è ciò che importa." dovetti allontanarmi. Dovevo guardarla negli occhi e semplicemente...rimanere fermo così. Poggiai la mano sulla sua guancia e lei posò le sue sulle mie.

"Non ti allontanaerò di nuovo. Potrebbe diventare pesante, e a volte potrei essere un cazzone, ma io- io tornerò a casa da te, non importa quanto faccia male. Non voglio perderti, Autumn. Ho bisogno che tu lo sappia. Ti amo, okay? Ti amo."

"Lo so. Ti amo anch'io." le si spezzò la voce, le tremavano lelabbra e avrei voluto non averla mai ferita. Avrei voluto racchiudere tutto dentro, senza distruggerla nel mentre.

"Dio, sei bellissima. Così fottutamente bella."

La baciai e fu come se il tempo non fosse passato. Come se non ci fossimo persi, non avessimo mai perso le semplici cose che pensavamo di avere, ma che poi avevamo ritrovato quando avevamo ritrovato l'un l'altro. Era come se i nostri cuori non fossero mai stati distrutti e le nostre labbra non avessero detto altro che parole d'amore. Sembrava non fosse cambiato nulla, sebbene, probabilmente, era cambiato tutto.

Tutto smise di muoversi per un po', e non sentivo niente oltre a lei. Ma poi, accadde tutto velocemente. La porta fu buttata a terra, il mio corpo fu tirato via dal suo. Non ebbi il tempo di provare molto, prima che ricevessi un colpo alla testa, un ago che mi punzecchiava la testa. Pensai che se stessi per morire, allora ero felice che lei era stata l'ultima cosa che avevo visto. Sebbene avrei voluto non mi guardasse così spaventata. Avrei voluto non lottasse contro mani rozze e strette che erano troppo dure per essere la mia. Avrei voluto non urlasse il mio nome con così tanto dolore, così disperatamente, prima che tutto morisse. E pensai di morire anch'io.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora