Il grande e angusto edificio che ospitava il tribunale della città si trovava al centro di un dedalo di stradine, chiuse al traffico di mezzi a motore, dove si poteva facilmente incontrare avvocati in toga, gente elegantemente vestita di abiti d'alta sartoria, venditori ambulanti, studenti di ogni età e classe che frequentavano gli istituti scolastici della zona e che preferivano tagliare da lì recandosi a scuola oppure rincasando, cercando di accorciare il proprio itinerario. Vi erano anche molti uomini in divisa, perlopiù carabinieri della squadra speciale e soldati.Aurora, ormai abituata a quell'accozzaglia di vita e persone, si limitò a tirare un sospiro di sollievo, uscendo a passo marziale dal tribunale. Per abitudine rivolse un cenno della mano alla guardiola dai vetri oscurati posta di fianco le sbarre semoventi bianche e rosse, che si trovava all'inizio della strada, all'interno della quale sapeva esserci qualche piantone a sorvegliare quell'ingresso dell'edificio.
Conosceva quasi tutti i militari che stanziavano da quelle parti: anche se i vetri della guardiola erano stati oscurati qualche anno prima per tutelare maggiormente la persona che di turno doveva stanziare lì come vedetta, non le sembrava giusto passare da lì senza neanche rivolgere un fugace saluto a qualche possibile amico, anche se lei non era in grado di vederlo.
Nel corso della sua adolescenza aveva scoperto che il padre non era affatto un manager di fama mondiale come lui sosteneva di essere, addossando a quel suo fantasmagorico lavoro da film le colpe dei lunghi periodi di assenza dalla vita della figlia: la giovane l'aveva sorpreso spesso in compagnia di militari di alto grado in giro per il quartiere nel quale vivevano – prima che si trasferissero in un paesino di provincia quando Aurora aveva poco più di sei anni – e che guarda caso, era anche sede di una delle caserme della città.
All'inizio, conscia di aver vissuto tutta la sua infanzia a stretto contatto con tanti militari, pensò che fossero soltanto amici di vista, di quelli che puntualmente si incontrano al bar la mattina e con i quali si scambia qualche parola per ingannare l'imbarazzo di quei minuti: lei stessa, ancora ragazzina, poteva vantare di avere avuto tanti di quegli amici tra gli uomini in divisa poiché, anche nel paesino dove vivevano i nonni e gli zii e dove lei aveva trascorso gran parte della propria adolescenza, non mancavano di certo caserme, commissariati, finanche una base militare attiva; si era accorta presto che almeno una persona su due, tra quelle che incontrava e lasciava entrare a fare parte della propria vita, poteva vantare di lavorare oppure che avesse in famiglia qualcuno che lavorava nelle forze armate italiane.
Verso il suo sedicesimo anno di vita, però, tutti i nodi vennero al pettine: suo padre, di rientro in città dopo la sua ennesima sparizione in giro per il mondo durata mesi, era rincasato con
un braccio appeso al collo e, nonostante egli raccontasse in giro un'assurda storia sul suo precario equilibrio in cima a una scala dalla quale alla fine era precipitato, Aurora l'aveva beccato davanti lo specchio della sua camera da letto intento a medicarsi, in modo poco ortodosso, una ferita sulla spalla che poco aveva a che vedere con le conseguenze di una semplice caduta giù dalle scale.Durante quell'episodio tutti i suoi dubbi trovarono conferma; le scene un po' macabre di alcuni film, telefilm polizieschi le vennero in soccorso, aiutandola a riconoscere una vera ferita da arma da fuoco: in silenzio, era entrata nella stanza e l'aveva aiutato a medicarsi.
Non si erano rivolti parola per tutto il tempo che era stato necessario per la medicazione, Aurora ricordava ancora bene di avere serrato le labbra con forza per evitare che continuassero a solleticarla tremando violentemente; aveva sgranato gli occhi impedendosi di battere le palpebre, evitando così di dare la possibilità alle lacrime che le bruciavano tra le ciglia di scappare via. Suo padre non si era azzardato a proferire parola e più volte alla giovane era parso che trattenesse il respiro, continuando a stare con lo sguardo basso, rivolto al pavimento, mentre la sua immagine veniva riflessa nello specchio facendolo apparire ancora più massiccio e lei così piccola alle sue spalle. Mai in seguito erano tornati su quell'episodio, ma Aurora aveva capito e aveva deciso di rispettare il segreto su quella parte della vita dell'uomo.
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INVISIBILI
RomanceAurora, Damiano e Leonardo si amano: ciò che li lega è un sentimento forte, vero, passionale, sincero, ma relegato al loro piccolo mondo. Sono INVISIBILI e non potrebbe essere diversamente: tutti e tre vivono di paure e incertezze, anche quando si...