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La notizia che tanto li aveva sconvolti qualche giorno prima rimase lì ad aleggiare tra di loro, diventando ben presto pesante tanto e più di un macigno, come se avesse una propria forma, una sua personale consistenza quando, invece, al momento era soltanto qualcosa di astratto che sarebbe potuta diventare, ma ancora non era e si limitava a crescere piano.

Ognuno di loro aveva le sue paure, le sue perplessità riguardo la novità che gli era piombata tra capo e collo.
Quello apparentemente meno entusiasta o, quantomeno, quello il cui entusiasmo si era spento per prima, fu Damiano: divenne improvvisamente scontroso, taciturno e accampava scuse quasi prive di fondamento per il suo strano comportamento. Una volta era un cliente poco piacevole, un'altra un giudice che gli dava sui nervi, un'altra ancora il pensiero per Aurora e la sua gravidanza difficile. Sembrava che i pianeti si fossero allineati creando una perfetta sincronia, facendo sì che tutte le disgrazie del mondo, grandi e piccole, si presentassero sul suo cammino giustificando, in qualche modo, la sua insofferenza e i suoi scoppi d'ira improvvisi; altrimenti senza quelle scusanti privi di ogni fondamento.

Leonardo sospirò guardando il suo compagno con la coda dell'occhio: mise sul ripiano del tavolo i piatti che teneva in mano, lasciando vicino al lavello quello di Aurora dato che, anche quella sera, la giovane avrebbe cenato a letto.
Sospirò nel notare l'ostinazione con la quale il suo compagno sembrava imporsi di ignorarlo. Si immaginò intento nel fare uno stupido balletto e arrossì, convinto com'era che anche rendendosi ridicolo con un gesto di quel tipo Damiano avrebbe continuato a fare finta che lui non fosse lì, al suo fianco. Alzò un sopracciglio, domandandosi se uno spogliarello avrebbe potuto sortire su di lui un qualche effetto, ma sospirò rendendosi conto di non trovarsi dell'umore giusto per quel genere di cose.

-Momo?- lo chiamò, ma dovette ripetersi più volte prima che l'altro si degnasse di voltarsi verso di lui, sollevando lo sguardo con fare infastidito e, quando finalmente lo fece, Leonardo era già incazzato. -Hai intenzione di cenare oppure no?- gli domandò con tono aspro.
L'altro gli rivolse un'occhiataccia, rimanendo seduto sul divano e le sue  labbra si strinsero in una linea sottile. -Cos'è che ti stai trattenendo dal dirmi?- lo incalzò mentre cedeva tutte le sue buone intenzioni alla rabbia, suscitatagli dall'atteggiamento dell'altro.

Damiano si comportava come se l'entusiasmo di Leonardo per la gravidanza di Aurora fosse una colpa: il fatto che lui non condividesse la sua gioia sembrava anche autorizzarlo a sminuire, condannare quella dell'altro. Leonardo era furioso con lui per quella sua mancanza di empatia nei suoi confronti: Damiano si stava comportando con immaturità, come se fosse un ragazzino capriccioso che ha fatto una marachella, ma poi stava lì a puntare il dito accusando l'altro, gettandogli addosso persino le proprie colpe. Il problema era che, dal punto di vista di Leonardo, quel suo modo di comportarsi era totalmente fuori luogo: non c'erano colpe da elargire, dato che un bambino non poteva considerarsi tale e meno che mai vedeva la possibilità di puntare contro uno di loro il dito, dato che non avevano idea di chi fosse realmente il padre biologico.

L'altro si alzò dal divano e gli si fece vicino, avvicinò un dito alle labbra prima di sussurrare:
-Faresti meglio a tacere, se non vuoi disturbare la tua bella che dorme- a quelle parole, la rabbia di Leonardo accecò ogni più piccola forma di ragione e strinse tra le mani il colletto della polo che l'altro indossava, strattonandolo verso di sé. Damiano gli strinse i dorsi, cercando di allontanarlo, finanche piantandogli le unghie nella pelle, ma il suo compagno non si mosse di un millimetro, continuando a mantenere la presa su di lui.
-Che cazzo stai dicendo?- gli sussurrò sulle labbra, facendo sgranare gli occhi all'altro per la sorpresa, e subito Damiano divenne paonazzo a causa della rabbia e dell'imbarazzo. Avrebbe di gran lunga preferito sentirlo urlare, invece, in quel modo, gli sembrò di ottenere l'ennesima conferma ai propri sospetti: era arrabbiato con lui, ma Leonardo si trattenne per non disturbare il sonno di Aurora, come se lei fosse più importante di lui e delle emozioni che gli suscitava. -Sei forse impazzito, Momo? Cosa significa la tua bella? La mia bella, di che?!-

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