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Aurora chiuse la porta della camera da letto, convinta di aver udito anche fin troppo di quella discussione tra i suoi compagni: si sdraiò sul letto rigirandosi un paio di volte, senza riuscire a trovare una posizione sufficientemente comoda per potersi riaddormentare.
Sbuffò spazientita, mettendosi a sedere sul letto.

Odiava quella situazione; odiava essere stata presa così tanto dalla sua vita quotidiana da non essersi accorta di essere incinta: non aveva mai avuto un ciclo regolare, ma pensava di avere preso abbastanza anticoncezionali da scongiurare qualsiasi eventualità di avere un figlio.
Evidentemente si sbagliava.
Sbuffò ancora una volta: la pensava esattamente come Damiano. Non credeva sarebbe stata all'altezza di essere una buona madre, non credeva che avrebbe mai voluto esserlo e la faceva imbestialire non avere possibilità di rimediare a quella situazione per avere ignorato i segnali del suo corpo e, soprattutto, odiava Damiano e Leonardo per non avere preso in considerazione quella possibilità.

Leonardo era talmente felice da non essersi accorto di quanto non contenti fossero gli altri due; Damiano pensava già ad abbandonarli per non prendersi la responsabilità di ciò che stava accadendo e lei... lei non aveva la più pallida idea di come scappare da quella situazione, conscia del fatto che l'avrebbe seguita ovunque nel mondo: dopotutto, se la portava dentro.

Sentì un leggero tremore iniziare a scuoterle le spalle e, a un tratto, mentre cercava di impedirsi di cedere sotto quella terribile pressione, il suo cellulare iniziò a squillare: lesse sul display lo stesso nome che la perseguitava già da un po' con chiamate e messaggi; più o meno da quando aveva fatto coming out con suo padre. Quella volta, però, si decise a rispondere.

-Che vuoi?- esordì con astio.
-Bel modo di rispondere al telefono! Hai idea da quanto tempo provi a contattarti? Dei messaggi che ti ho inviato e ai quali non hai risposto neanche per sbaglio?!-
-Mi hai intasato il cellulare diverse volte, quindi sì, lo so. Ma, evidentemente, il mio ignorarti, rifiutandomi di risponderti, non ti è stato sufficientemente chiaro!-
-Sei una stronza, Auri. Hai mai pensato che volessi soltanto starti vicina?-
Aurora captò chiaro il singhiozzo sfuggito dalle labbra dell'altra e si morse il labbro inferiore nel tentativo di tenere a freno la lingua.
-Pensavo... volessi rincarare la dose- mormorò alla fine, sentendosi in colpa per essere stata così prevenuta da non dare all'altra neanche il beneficio del dubbio.

-E pensavi male, dannazione! Sai quante ne ho dette a quell'idiota di tuo padre quando ti ha sputtanata a casa?!-
-Cosa?!- tuonò Aurora sconvolta. -Stai dicendo che...?-
-Sì, tesoro, lo sanno tutti- la giovane sentì un nodo serrarle la gola.
-Elena...- mormorò con un fil di voce, tormentandosi tra la volontà di conoscere quanto accaduto nella sua famiglia dopo la rivelazione di suo padre ma, al tempo stesso, colma di angoscia, terrorizzata da quella stessa, possibile rivelazione su come la sua famiglia avesse reagito alla scoperta della sua relazione poliamorosa.
Dopotutto... in fondo al cuore temeva che nessuno dei suoi familiari avrebbe mai potuto accettarla: da quel punto di vista, sì, seppure a malincuore, doveva ammettere di avere cambiato opinione sul rende la sua vita privata qualcosa di diverso da quello che era stata sino a quel momento.

Elena trasse un profondo sospiro, lasciando che il microfono del cellulare diventasse testimone di quel piccolo tremore del suo respiro, restituendo un leggero crepitio.
-Ti dico subito che ci sono state diverse scenate e facce incredule. Prima tra tutti... la nonna: non ti sto a ripetere quanto ha detto a noi quella sera, anche perché credo che rischerei di finire all'Inferno anche solo per riflesso, ma faresti meglio a non farti venire la malaugurata idea di chiamarla o andarla a trovare-
-Ricevuto- disse Aurora a denti stretti: sua nonna non l'aveva delusa, dopotutto.

La madre di suo padre, per quanto si fosse sforzata di crescerla con affetto, non aveva mai celato il proprio astio verso il fatto che Aurora fosse una donna e non un uomo: avrebbe preferito avere un nipotino dal suo unico figlio maschio, un vero erede che portasse avanti il buon nome della famiglia. Era sempre stata bigotta e ignorante e, nonostante tutto l'affetto che la giovane nutriva per lei, nel tempo aveva compreso che la sua di nonna non si avvicinava affatto a quella figura amorevole e dolce delle fiabe o del più generico pensiero comune: se proprio doveva ricercare una creatura fantastica a cui assimilarla, Aurora aveva sempre pensato che la vecchia Strega di Biancaneve fosse la similitudine più calzante per sua nonna.

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