Epilogo

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Sei anni dopo.

Aurora finì di stendere l'eyeliner sulla parte bassa della palpebra dell'occhio sinistro, il più vicino possibile alle ciglia. Si guardò allo specchio sopra al lavandino, ammirando il risultato finale del suo makeup: tirò un sospiro di sollievo, costatando di essere riuscita a darsi un aspetto quantomeno dignitoso.
Erano anni che non si truccava in quel modo con abbondanza di ombretti, eyeliner, mascara e... persino rossetto! Era arrivata al punto che, per sbrigarsi e destreggiarsi tra il suo ruolo di mamma e avvocato, si recava ovunque in giro con un po' di crema idratante colorata per il viso e un accenno di mascara.
Negli ultimi anni le sembrava di essere tornata a calzare i panni della stessa ragazzina ribelle che era stata al liceo: niente più moti ribelli, soltanto un ritorno a vecchi look.

Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio di donna ormai adulta, ma sempre con il cuore di ragazza, aggiustandosi il ciuffo sulla fronte: controllò che lo chignon reggesse ai movimenti della testa; si aggiustò le bretelle del tubino di colore zaffiro che indossava e la sua attenzione, infine, venne catturata dal piccolo neo all'interno dell'occhio sinistro. Era rimasto lì, dopo avere fatto la sua comparsa quel giorno di tanti anni prima, a ricordarle che la sua vita era andata avanti, nonostante tutto.

Sentì dei rumori provenire dalla camera da letto e uscì dal bagno padronale, rimanendo basita davanti la scena che le si presentò: Roberta era a cavalcioni sulle spalle del padre mentre Damiano teneva le braccia aperte, imitando un aeroplano con i gesti ed emettendo suoni con la bocca.
La bambina rideva divertita, stringendosi al collo dell'uomo: i suoi capelli, mossi e rossi come quelli della madre, le turbinavano intorno come tanti piccoli sbuffi di fuoco e gli occhi grigi erano luminosi e pieni di divertimento.
Perché era così che il Destino aveva voluto: Roberta era fisicamente identica alla madre, non aveva preso nulla dal padre biologico, ottenendo così anche il benestare di Madre Natura sulla decisione dei tre di non essere a conoscenza di chi egli fosse.

Aurora incrociò le braccia sotto al seno, appoggiando una spalla contro lo stipite della porta.
-Non dovevate prepararvi per la cena, voi due?- domandò loro, cercando di nascondere la propria ilarità sotto una maschera di rimprovero. Padre e figlia sollevarono gli occhi chiarissimi su di lei.
-Ci stiamo preparando- le assicurò Damiano con un'espressione innocente dipinta in volto.
-Sì!- esclamò la bambina festante. -Con gli alei!- Aurora trattenne a stento un risolino.
-Gli alei più belli per la mia principessa- esclamò Damiano e Roberta rise.
-La pincipessa di papi!- trillò e Aurora scosse la testa definitivamente sconfitta.

Sentì Leonardo chiamarla dal corridoio e si riscosse dal suo incanto.
-Adesso basta con gli aerei, su! Vestitevi che stanno arrivando gli ospiti e la principessa non può farsi trovare in pigiama nel giorno del suo compleanno!- li rimproverò: i due la guardarono e scossero la testa all'unisono con espressione seria. Aurora non riuscì più a trattenersi e si lasciò andare a una fragorosa risata, per poi raggiungere l'altro suo compagno nel salone.

-Non sono ancora pronti- esordì Leonardo, vedendola entrare da sola nella stanza: Aurora scosse la testa divertita e l'uomo la imitò, per poi depositarle un bacio leggero sulle labbra.
-Sei bellissima- disse, avvicinando la bocca a un suo orecchio, prendendo a corteggiarne i contorni con le labbra, con fare estremamente sensuale.
-Anche tu- disse lei, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio, poggiando entrambe le palme delle mani sul suo petto e sentendo i muscoli tesi sotto la sottile stoffa della camicia che indossava.

Proprio in quel momento la porta di casa venne aperta e un piccolo gruppo di persone fece il loro ingresso nell'appartamento, addobbato a festa per l'occasione: palloncini rosa rotolavano un po' ovunque, con grande invidia di quelli che invece erano stati appesi alle pareti, incastrati nei chiodi che sorreggevano le cornici contenenti le innumerevoli foto di famiglia e sollecitati da una lieve brezza primaverile proveniente dalla portafinestra aperta; le tende si muovevano leggiadre mentre il sole entrava a illuminare la stanza.
Fiori e candele profumate erano sparse un po' ovunque e la scrivania era stata sgomberata e celata alla vista, coperta da una elegante tovaglia, sopra la quale erano stati posti già i primi regali per la piccola Roberta.

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