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Il cielo era limpido, sereno, in netto contrasto con tutta l'agitazione che Leonardo sentiva ribollire dentro di sé – neanche se nel suo petto fosse in corso la più furiosa delle tempeste: fece un profondo respiro, riempiendosi i polmoni di aria che poi rilasciò lentamente, cercando di calmarsi.
Spense il motore dell'auto e rimase seduto per qualche minuto, ripetendosi il motivo per il quale si trovava lì; cercando di ottenere sufficiente motivazione per portare a termine ciò che aveva in mente; anche se gli era già saltata addosso una voglia matta di riaccendere l'auto e scappare via da quel luogo.
Scosse la testa: i pensieri che gli frullavano dentro non lo stavano affatto aiutando.

Perché avrebbe dovuto farlo? Perché avrebbe dovuto renderlo partecipe della sua vita? Perché non gli bastava più essere invisibile?

Scese dall'auto, ponendo un ulteriore ostacolo alla sua voglia di fuggire, seppur effimero.
Attraversò la strada, schivando altre automobili, persone intente a condersi una passeggiata, altre in pieno fermento da compere. Si pose di fianco alle vetrine del negozio, per non essere accidentalmente scorto in anticipo dal proprietario e poggiò le spalle contro la parete dietro di lui: non gli importava di potere dare un'impressione sospetta di sé a coloro che lo circondavano. Era in lotta con se stesso: aveva ben altre priorità in quel momento.

La verità era che finalmente capiva Aurora. Capiva il suo desiderio di fare coming out, di rendere partecipe la sua famiglia della propria vita privata: non aveva nulla a che vedere con una voglia spasmodica di protagonismo.
Semplicemente, non voleva più essere costretto a nascondersi: non avrebbe affisso manifesti a destra e a manca, sbandierando ai quattro venti cosa accadeva tra le mura di casa sua; ma non vedeva più per quale motivo avrebbe dovuto continuare a mentire.

Magari persino vergognarsi di quello che era: perché? Era diverso? Ma così come aveva affermato davanti a suo suocero, continuava a credere che il suo amore fosse un diritto: nessuno poteva permettersi di sentenziare su i suoi sentimenti. Non era intenzione di Leonardo quella di cambiare il mondo, obbligare gli altri a seguire la sua strada: ma non riusciva più ad accettare i suggerimenti degli altri ad abbandonare la propria di strada, tornando su binari meno tortuosi e soltanto per essere come tutti gli altri; soltanto per essere accettato dalla società.

Leonardo era diverso: amava due persone. Non aveva alcuna intenzione di privarsi di quella gioia solo per essere considerato normale. Finalmente, l'aveva compreso: essere invisibili non ne valeva la pena. Gli uomini avrebbero continuato a confezionare su misura tante piccole regole per bene, pur di racchiudere tutti sotto la stessa ala di giustezza; creando un nemico contro il quale schierarsi, soltanto per continuare a sentirsi migliori.
Leonardo aveva deciso che da quel momento in poi sarebbe stato un nemico e, per giunta, alla luce del sole: un nemico molto felice, che stava persino per diventare papà.

Anche Damiano e Aurora avevano smesso di nascondersi. Persino il suo compagno aveva incassato il benservito dalla gentildonna che era stata il capo dei due dopo che, un paio di giorni prima, le aveva rivelato non solo di avere una relazione con Aurora Parisi – sua ex collega, venendo meno a una clausola contrattuale che proibiva certi legami affettivi tra i vari collaboratori dell'agenzia –, ma di stare anche con un uomo; di avere quindi una relazione stabile  – e da diversi anni – con due persone diverse, di sesso diverso e di esserne felice. Aveva così perso il suo ruolo di socio e il lavoro allo studio; ma aveva finito per raccontare tutta la storia ai suoi compagni con un sorriso, perché era entusiasta di poter essere finalmente se stesso.

Vivere senza quel peso, a Leonardo, era sempre sembrata un'utopia: ma entrambi i suoi amori avevano avuto coraggio; avevano rischiato e affrontato le conseguenze delle loro decisioni.
Stavano per avere un figlio: era arrivato anche il momento di crescere e diventare adulti.

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