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La situazione degenerò in fretta: nel giro di poche ore dal ricongiungimento di padre e figlia, Aurora, Damiano e Leonardo si trovarono in casa un quarto coinquilino.
Roberto aveva insistito, sbraitato e, alla fine, proprio per lo stesso motivo per cui aveva deciso di lasciarlo entrare in casa loro, così Leonardo si era trovato ad allearsi con l'uomo, appoggiando la sua decisione di restare a vivere nella loro casa – almeno per il periodo concerne alla gravidanza.

Si erano, di fatto, formati due schieramenti: Aurora e Damiano contro Leonardo e Roberto.
Gli scontri tra i quattro divennero all'ordine del giorno, e quello perché i primi due non volevano interferenze di esterni all'interno della loro relazione. Aurora aveva già i suoi compagni a vegliare su di lei e il bambino e a stento sopportava le intromissioni di Elena: era grata a sua cugina per l'interesse affettuoso che le stava dimostrando, ma la giovane percepiva quella gravidanza come qualcosa di personale e non aveva granché voglia di condividerla con qualcuno di diverso dai suoi compagni – figurarsi con suo padre.

Aveva deciso di dare all'uomo una seconda possibilità, perché gli voleva bene, perché sperava che sarebbe riuscito a redimersi. Tuttavia dovette presto ammettere con se stessa che si era abituata – più di quanto avesse precedentemente intuito – alla chiusura verso l'esterno, alla sua strettissima privacy.
Quando si era decisa a fare coming out non aveva davvero preso in considerazione cosa avrebbe significato: iniziò a capirlo proprio durante quella forzata convivenza. Non aveva mai desiderato che qualcuno entrasse così tanto in simbiosi e in confidenza con loro da sentirsi autorizzato a rendersi partecipe dei loro casini, delle loro gioie, delle loro decisioni a tutto tondo. Aveva pensato che dichiarsi ai suoi cari avrebbe significato potere vivere la propria relazione alla luce del sole e, in modo molto superficiale, non aveva tenuto in conto anche tutte le dinamiche che da quella rivelazione sarebbero potute derivare.

Aveva immaginato solo due possibili soluzioni: l'accettazione oppure la catastrofe. Non aveva neanche lontanamente riflettuto sul dopo. E in nessuna di entrambe quelle eventualità, tra l'altro.

Damiano aveva preso a sentirsi come il meno utile tra i tre: i suoi dubbi sulle proprie capacità genitoriali non si erano ancora del tutti esauriti e, inoltre, temeva di dare di sé al suocero un'idea della propria persona che convincesse l'uomo a tacciarlo come una persona debole, eccessivamente insicura – proprio perché lui si sentiva a quel modo – e che, soprattutto, lo portasse a pensare di non essere all'altezza di stare al fianco di sua figlia.

Così, all'interno della loro tranquilla vita familiare, subentrò una tensione palpabile, che li portava a continui litigi per le più futili cose, nel tentativo di evitare l'ennesimo vero scontro, celando i sentimenti che li sconvolgevano davvero, creando come dei muri tra di loro, dove ogni mattoncino che andavano aggiungendo portava i nomi di incomprensioni, insicurezze, tensioni, cose... troppe cose non dette.

Damiano sbuffò uscendo dal bagno: si era svegliato con la luna storta per diversi motivi e aveva cercato, invano, di rilassarsi con un bagno ma, una volta terminato, si sentì ancora più teso e insofferente di prima.
Sentì delle voci provenire dal salotto e fece per recarsi nella stanza quando decise di colpo di cambiare strada, dirigendosi verso la loro camera da letto.
Si sentiva frustrato: tutti e tre si trovavano a usufruire in quel periodo di diversi giorni di ferie dal lavoro – anche se quelle di Aurora erano forzate.
Avevano lavorato e sgobbato tanto per ottenere quella settimana tutta per loro e si trovavano incastrati in casa, obbligati dalla situazione di Aurora e per giunta con un ospite.

Il giovane si lasciò andare sul letto a pancia in giù, aprendo braccia e gambe, nascondendo la testa tra i cuscini, inspirando a pieni polmoni il profumo dei suoi compagni che impregnava le lenzuola.
Aveva previsto – e sperato – che durante quella settimana si sarebbero trovati da qualche parte in giro per il mondo, in vacanza, tutti e tre a divertirsi, senza preoccuparsi dell'idea che gli altri avrebbero potuto crearsi di loro. Sarebbero dovuti essere sette giorni all'insegna della libertà e dell'amore e, invece, niente di tutto quello si era avverato.
"Che natale di merda!", pensò, sentendo la rabbia irrigidirgli i muscoli.

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