Capitolo 19

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BTS-forever Cap.19




L'aria fredda di novembre era ormai giunta a Seoul. Certo l'inverno non era una stagione piacevole. Il freddo pungente, il vento gelido che era causa di lacrime agli occhi e il rischio di nevicate che bloccavano tutta la città. Certo da bambina Nire adorava la neve, tutto si arrestava, non era costretta ad andare a scuola godendosi quei giorni di vacanza a giocare con i propri amici. Giustamente questo prima di decidere di iniziare la sua carriera da artista. Aveva sette anni quando iniziò ad allenarsi, molto furono le sconfitte, i provini andati male, i rifiuti da parte dell'agenzie. Poi finalmente, all'età di dieci anni, arrivò la sua prima opportunità. Il suo ex manager l'aveva notata, investendo molto su di lei, fin quando all'età di diciotto anni non debuttò insieme alle DOA. Tutta la sua infanzia fu infatti caratterizzata da allenamenti, prove, esercitazioni, lezioni di canto e ballo. Quindi non c'era da stupirsi se Nire custodisse quei pochi ricordi d'infanzia gelosamente. Adorava la neve. Quando arriva finalmente il periodo invernale, dopo allenamenti faticosi, arrivata la sera, si metteva seduta vicino alla finestra sorseggiando una buona cioccolata calda e osservava. Osservava i fiocchi di neve cadere uno per uno, uniti al bagliore delle luci che illuminavano la città, e molte volte, durante queste nottate trascorse a guardare il lento movimento del cadere incessante di quei piccoli fiocchi, Nire aveva scritto molti dei suoi testi. La ragazza venne riportata al presente dal suo attuale manager che gli annunciava di essere arrivati a destinazione. Nire scese dalla macchina stringendosi il cappotto, amava l'inverno sì, ma cavolo quanto faceva freddo quel giorno. Avrebbe tanto voluto rimanere al caldo del suo piccolo appartamento, ma destino volle che un piccolo e innocente messaggino la costrinse ad abbandonare la sua calda casetta. J-hope l'aveva avvertita di aver finito di comporre la loro canzone. Avevano deciso così lui si sarebbe occupato della musica e lei di scrivere il testo. Occorreva però di tanto in tanto confrontarsi. Ecco spiegato come mai Nire, la ragazza con il cuore di ghiaccio, soprannominata così da Namjoon, si trovava ora davanti allo studio di J-hope. – Nire buongiorno, vieni accomodati, scusami ma non sono molto ordinato- disse spostava varie cose da una parte all'altra della stanza. – Non ti preoccupare. Ho portato del caffè- informò la ragazza. – Grazie mille- sorrise il ragazzo. Dal canto suo J-hope era contento che lei si stesse aprendo di più con lui. Questo grazie anche ai vari messaggi che si sono scambiati recentemente, inerenti non solo al loro lavoro, ma ogni tanto scappava anche qualche argomento privato. Insomma i due ragazzi stavano compiendo piccoli passi verso la meta finale di conoscersi a fondo. Certo il percorso era ancora lungo ma avevano ancora tanto tempo a loro disposizione. – Allora hai finito la traccia? - chiese così Nire mentre sorseggiava il suo caffè. Hobi al contrario poso il suo sulla scrivania – Non proprio ti ho fatto venire qui perché volevo sapere se la traccia almeno fino a questo punto ti andava bene, così da concludere. Poi vorrei anche leggere il testo, se ce l'hai qui con te, così da rendermi conto se stiamo andando entrambi nella stessa direzione-. Effettivamente ciò che si erano proposti di fare una quanto più rischioso e non consono da fare. Dividersi i compiti tra scrivere il testo e comporre la musica, soprattutto tra persone che fino a qualche mese fa non si conoscevano, era davvero qualcosa di azzardato. Ma per entrambi andava bene, si erano detti di voler mettere loro in quella canzone e dunque di dover trovare il perfetto compromesso nell'intrecciare i loro stili, che fino a quel momento si erano dimostrati completamente differenti. Uno esprimeva gioia e allegria già dai primi secondi di musica, mentre l'altra esprimeva tutto ciò che aveva dentro, non tralasciando niente, rabbia, angoscia, risentimento. Quindi concorderete con l'affermare che era veramente una situazione complicata, ma per loro andava bene così, era un ennesima sfida da superare. – Fammi ascoltare- propose Nire. J-hope senza aggiungere niente fece partire la traccia e subito dolci note iniziarono a diffondersi. Nire chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia, lasciandosi trasportare dalle note. Hobi aveva provato a dare spazio anche alla personalità di Nire. La canzone infatti partiva lenta ma neanche il tempo di abituarsi a quelle note che subito esplodeva con una forza energica, dove nessuno avrebbe potuto resistere nell'alzarsi ed incominciare a ballare. Mentre ascoltava quella parte della traccia J-hope osservava Nire. Avrebbe voluto lasciare più spazio a lei, alla sua personalità, per questo, l'aveva chiamata per vedere cosa lei avrebbe cambiato. Ora quella traccia era tutta composta con il suo stile. Non voleva che i suoi fan si deprimessero, dovevano ballare ed essere felici, così come lo era lui. Però in quel progetto non contava solo la sua opinione. Appena le note smisero di risuonare nella stanza Hobi chiese il parere della ragazza – Allora cosa ne pensi? -. Nire riaprì gli occhi e stette qualche secondo in silenzio a pensare – Mi piace questa parte è fatta bene, la trovo diversa e ci possiamo lavorare, cioè non è commerciale- - Non c'è bisogno di revisionare niente? – domandò incredulo J-hope – No nulla, almeno io non cambierei niente. Mi sto veramente incuriosendo su come adattare la mia musica alla tua- - Ne sei sicura? -. La ragazza guardò Hobi e sorrise – Ne sono sicura, abbiamo detto che ognuno si occupava di una parte specifica. Per ora la musica sta venendo bene- - E come va il testo? - - Se te lo stai chiedendo non l'ho ancora scritto, volevo sentire qualcosa prima di iniziare a comporre- - Quindi tornerai e inizierai a scrivere? - Hobi non voleva apparire appiccicoso o in ansia, ma il testo gli serviva. Gli serviva per capire cosa Nire avrebbe voluto rappresentare. – Non lo so- fu la risposta della ragazza per poi continuare – di solito appena ascolto la traccia di una canzone mi viene subito in mente che cosa scrivere- - Vuoi dire che con questa non ti è venuta nessuna idea?- disse il ragazzo dispiaciuto. – Non intendevo dire questo è che molto spesso le canzoni che mi hanno proposto non erano del tutto allegre, quindi veniva da se il testo, più meno erano tutte lo stesso genere. Con questa invece è diversa perché vorrei davvero fare qualcosa di unico-. Hobi sorrise nel rialzare la testa, guardò negli occhi la ragazza e aggiunse – Si stai tranquilla, ho capito benissimo. Anch'io all'inizio ho voluto fare qualcosa di diverso, come se volessi entrare un po' nel tuo mondo. È stato complicato ma credo di esserci riuscito in parte, la traccia è ancora lunga-. Nire sorrise di rimando – Allora non ci tocca che aspettare, ma purtroppo sarai tu quello che aspetterà di più-. Inutile dire che sulla faccia del ragazzo si disegnò una buffa espressione interrogativa che fece ridere sinceramente Nire. – Intendevo che non so il motivo ma i miei testi migliori sono quelli che arrivano con la prima neve- - Allora aspetterò con ansia la prima neve- fu la risposta sincera di Hobi, che fece rimanere senza parole la ragazza. – Però spero di poterti sentire anche prima, non so, anche solo nel sapere come stai o come sta andando il progetto... Se ti va-. All'espressione infantile e arrossata del ragazzo Nire non poté non sorridere dolcemente e rispondere affermativamente – Non c'era bisogno neanche che lo chiedessi J-hope, se ti serve una mano per il progetto io sono qui- - Io però non mi riferivo solamente alla canzone- Nire rimase di stucco. Che la stesse invitando ad uscire? – Sai l'altro giorno stavo ricordando la nostra prima uscita, se vogliamo chiamarla così e mi sono ricordato delle tue parole e quindi stavo pensando se ti andava di fare qualcosa. Certamente se ti va e se non hai impegni, non sto dicendo di organizzarci subito, sarebbe troppo starno, cioè non strano strano, nel senso che se in questi giorni ti va di uscire io sono sempre disponibile, non ho nulla da fare, cioè sì ma...- Nire scoppiò di nuovo in una fragorosa risata, quella che piaceva tanto a J-hope. Non aveva resistito il ragazzo era troppo buffo! Dal canto suo Hobi era imbarazzato aveva fatto una pessima figura – Si J-hope ho capito e mi farebbe molto piacere organizzare qualcosa. Magari ci sentiamo al telefono e vediamo quando è possibile che dici? -. Nire aveva veramente accettato senza fare storie? Se ne stupiva perfino lei stessa. – Si va benissimo allora ci sentiamo più tardi! – salutò Hobi mentre la ragazza usciva dal suo studio verso chi sa quale meta. Davvero aveva chiesto di uscire a Nire una seconda volta? Che gli era preso? Sì, differentemente da alcuni suoi compagni, la trovava simpatica e alcune volte divertente e si trovava bene in sua compagnia. Però il "primo appuntamento" era stato dettato dal loro lavoro, per conoscersi meglio. Era stata l'agenzia che bene o male aveva organizzato il loro incontro, era tutto passato tra i loro manager. Ora no, l'uscita era stata voluta completamente da loro due. E mentre J-hope si incamminava verso il luogo di incontro con gli altri membri una spaventosa domanda sbucò dai suoi mille pensieri. – Ed ora dove dovrei portarla? -.






Dire che Taehyung era arrabbiato è poco. Camminava, o meglio marciava, con passo pesante nei corridoi della bighit verso una meta indefinita. Le braccia erano tese lungo i fianchi e seguivano il passo nervoso del proprietario, il volto racchiuso in una smorfia di rabbia pura e dei respiri pesanti racchiudevano il tutto. La mente di Taehyung era completamente velata dalla gelosia. I BTS quel pomeriggio dovevano presentarsi per un importante intervista, tutti i membri si dovevano riunire per un confronto e per truccarsi. Nulla di male in fondo. Se non fosse per un dettaglio particolare. Una loro truccatrice quel giorno doveva seguire un convegno su un nuovo tipo di make up, prontamente venne sostituita. Fin qui ancora nulla di male. Ma era l'atteggiamento, o meglio le attenzioni, che questa nuova truccatrice rivolgeva al più piccolo dei BTS che causavano il problema. Nella mente di Taehyung erano presenti tutte le immagini a cui era stato sottoposto a guardare. Un tocco "innocente" sull'avambraccio, che fu la causa che fece iniziare il tutto, una carezza sulla guancia, quale razza di truccatrice andava così a fondo? E peggio vogliamo parlare di come si è sistemata per mettere all'innocente Jungkook l'ombretto? Tra le sue gambe! Andiamo, di tutti i posti proprio lì? E poi nessuna si era mai permessa di farlo. Come non bastasse Taehyung era perfettamente a conoscenza delle occhiate che questa tizia lanciava verso il cavallo dei pantaloni del ragazzo. Ma stiamo scherzando! Più volte Taehyung aveva tossito in maniera poco consona per cercare di avvertire il minore o almeno di rimandare al suo posto quella. Ma niente Jungkook non lo aveva degnato di uno sguardo e soprattutto la truccatrice, dopo essersi accorta che quei colpi di tosse erano riferiti a lei, continuò il suo lavoro a modo suo. Una volta applicato il mascara, passo alle labbra tastandole con l'indice, prese il prodotto con un pennellino ed iniziò a spalmarlo su quelle piccola bocca. Taehyung perse completamente la ragione quando la vide mordersi il labro inferiore. Si alzò, avrebbe voluto prendere di peso Jungkook e trascinarlo via, ma in un ultimo atto di ragione decise che era meglio non farlo in quanto potevano dare troppo nell'occhio. Si limitò ad uscire nel mentre mandava un messaggio al minore, del tutto ignaro di ciò che era successo.
Infatti quando Jungkook entrò nella stanza dove si trovava il maggiore pensava a tutto tranne a quel fatto particolare. – Hyung! - urlò contento prima di saltargli a dosso convinto che Taehyung lo avesse chiamato per stare un po' insieme. Ma il maggiore lo scansò subito. – Cosa c'è Hyung? - -Me lo stai davvero chiedendo? – domandò arrabbiato il maggiore mentre lo fissava negli occhi e intrecciava le braccia. Jungkook era confuso – Hyung mi hai chiamato tu... - - Questo lo so! – rispose a tono l'altro. Il minore era sempre più confuso – Non hai notato niente prima mentre ti truccavano? – disse ironicamente Taehyung. Jungkook alzò un sopracciglio, segno che fece capire al compagno che non aveva minimamente idea di quanto fosse successo. Taehyung sospirò – quella truccatrice Jungkook ti stava mangiando con gli occhi – lo avvertì. Il più piccolo rimase un attimo interdetto – e tu mi hai chiamato solo per questo? – Taehyung sgranò gli occhi – Come sarebbe a dire solo? è importante Jungkook, se non sbaglio sei il mio fidanzato! - - Con questo? – Cosa? - si sorprese della risposta il più grande. – Non vedo dove sta il problema, mi stava truccando è il suo lavoro- - lo stava facendo con troppa enfasi- - Con troppa enfasi? Ma ti ascolti? - - Tu l'hai vista mentre ti truccava? No eri troppo impegnato a fare l'innocentino. Ha avuto con te atteggiamenti non consoni per una truccatrice- - Anche se fosse? Non sono certo stato io a dirle di farlo - - Ma mi sarei aspettato che tu l'avresti fermata- fu la risposta di Taehyung – Ho cercato di farti capire quello che stava combinando, ma cosa ottengo? Un bambino innocente che non comprende la gravità della situazione e una tizia del cavolo che inferisce pure-. Jungkook non osò proseguire, non poteva dire nulla. Non si era accorto di ciò che stava facendo la truccatrice, non l'aveva minimamente calcolata. Era troppo stanco e mentre aspettava di essere truccato si decise a chiudere un po' gli occhi. Per questo non aveva sentito minimamente Taehyung avvertirlo, ma ora come farlo capire al maggiore. – Tae io...- quando Jungkook si decise a parlare entrò nella stanza Jimin – oh siete qui! Ci stanno aspettando, forza andiamo! -. Taehyug senza aspettare si precipitò ad uscire dalla stanza, lasciando Jungkook perplesso.





Questo era troppo, come si permetteva? Dire che ora i ruoli erano invertiti sembra quasi una barzelletta, ma effettivamente era così. Ora a fremere dalla gelosia era proprio Jungkook. L'intervistatore si rivelò essere uno dei tanti amici di Taehyung. O meglio, Taehyung era entrato fin da subito nelle grazie dell'intervistatore, come faceva quel ragazzo a essere così amichevole con tutti nessuno lo sapeva. Ma non è questo ora il problema. Taehyung e quel mister simpatia, come lo aveva definito Jungkook, sembravano essere migliori amici da una vita. Ridevano e scherzavano come dei vecchi amici, si sfioravano, uno toccava l'avambraccio dell'altro. Ammettiamolo Jungkook non comprese esattamente la situazione fin quando non vide che mister simpatia aveva stretto la sua mano sulla coscia di Taehyung. Inevitabile lo sguardo sorpreso del minore. Non si aspettava un simile comportamento dal maggiore. "Aspetta un attimo... Ma cosa diavolo stanno facendo?". L'immagine che il più piccolo si ritrovò davanti fu quella di Tae, il suo Tae che abbracciava ed accarezzava la testa di un altro. L'intervista era conclusa, le telecamere spente e tutti stavano salutando l'intervistatore ora divenuto loro amico. Eppure qualcuno sembrò andare oltre. Jungkook non riuscì a trattenersi e si affrettò ad entrare in uno dei tanti camerini messi a loro disposizione. Atteggiamento che non passò inosservato a Taehyung, che lo guardò fuggire. Forse aveva esagerato.






Ormai tra Namjoon e Jin si erano chiuse letteralmente le porte. I due nel dormitorio non riuscivano a stare più nella stessa stanza per più di cinque minuti, solamente a cena o alla bighit i due sembravano almeno pacifici. Non che ci fosse tanto dall'essere battaglieri. Al "forse non ti ho mai amato" di Namjoon, Jin aveva compreso di doversi separare da lui. Fu davvero un colpo al cuore. Lo sentì sgretolarsi come si polverizzarono tutte le immagini che aveva con lui, tutti i bei momenti. Vennero così sostituite da altre più vuote, meno felici. Ormai per molti Jin poteva sembrare un morto che cammina. Occhiaie, stanchezza, tristezza. Queste erano le uniche parole che potevano essere attribuite al volto di Jin, nascoste però da fili e fili di trucco, da quella maschera sorridente a cui tutti credevano. Eppure una sola persona andava oltre a quella maschera troppo perfetta per essere considerata vera. Una persona che conosceva ogni parte del suo essere, quella che era anche la causa del dolore che affliggeva il maggiore dei BTS, quello che ero gli stava affianco. Jin si era chiuso in se stesso, lasciandosi trasportare dal doloro, non poteva, non riusciva, non voleva più combattere per un amore che non veniva considerato tale. – è stata una bella intervista- parlò Namjoon. Si trovavano in una macchina della bighit, solamente loro due. Perché? Un piccolo inconveniente gli aveva trattenuti nello studio dove avevano fatto l'intervista. In poche parole Namjoon per poco non distruggeva l'intero camerino e guarda caso Jin si trovava proprio con lui. Si erano dovuti scusare con tutti e gli altri li avevano lasciati indietro. Ed ecco il perché loro due si ritrovarono a condividere lo stesso stretto spazio. – Si- fu l'unica risposta di Jin, volto a vedere fuori dal finestrino. Namjoon abbassò di nuovo la testa. Da quando aveva capito l'enorme errore che aveva commesso cercava di parlare più spesso con il maggiore o cercava di avviare la conversazione per poter chiarire e dirgli la verità. Che lo amava. Almeno quello doveva dirglielo no? Eppure questa volta era Jin che lo evitava, anzi no. Era Jin che non voleva più avere a che fare con lui. Diceva a tutti che stava bene, sorrideva, scherzava davanti le telecamere e si comportava come se nulla fosse successo. Ma Namjoon sapeva bene che quella era tutto una maschera. Sapeva che Jin stava soffrendo. Perché? Anche lui stava soffrendo. O meglio non riusciva a perdonarsi per quelle parole, per quella bugia. Lo amava e come se lo amava. Eppure lo aveva ridotto così. Lo guardò di sottecchi. Educatamente composto con il gomito posizionato in modo da sorreggergli la testa con la guancia schiacciata contro il suo pugno. I suoi occhi ormai spenti rivolti a ciò che c'era al di fuori di quella macchina, la bocca del tutto screpolata e secca, mentre la pelle del viso sembrava quasi ruvida. Namjoon avrebbe tanto voluto allungare la mano per accarezzarlo, ma sapeva di non poterselo permettere, non ora. Si chiese a cosa stesse pensando, se rifletteva su quanto lo amasse o su quanto lo odiasse. Secondo Namjoon era più probabile la seconda opzione. Dio quanto era stato un coglione. Stava riducendo la persona che amava ad un nulla. Non poté dire più nulla. Erano arrivati e Jin scese velocemente dalla macchina. Namjoon lo vide intraprendere il viale della loro casa, sospirò e decise di rimanere ancora un po' dentro la macchina così da lasciargli più spazio e più tempo, sicuramente non lo avrebbe voluto con lui.





Jin dal canto suo raggiunse velocemente la porta della loro abitazione, che per sua fortuna era ben nascosta in moda da non essere vista dalla posizione della macchina, dove si trovava Namjoon. Si accasciò lì, affianco alla porta con le spalle al muro, le gambe piegate e le braccia a coprirgli il viso. Faceva male, tanto. Ogni singola parte del suo cuore gli doleva. Era così stanco di quella situazione. Il solo vedere Namjoon gli scaturiva dolore, dolore dovuto a quelle parole. "Forse non ti ho mai amato". Dio quanto faceva male. Jin si portò una mano al petto, all'altezza del cuore ed iniziò a stringere, come se così facendo quella brutta sensazione si affievolisse. Non funzionò. Una scia di ricordi gli annebbiarono la mente. Ricordi felici che si accavallavano ma che ormai erano privi dell'amore che li caratterizzava. Aveva detto basta, non avrebbe più rincorso Namjoon. Aveva capito che lui non lo aveva mai amato, si era deciso di questo. Eppure quel ragazzo continuava ancora a entrare prepotentemente tra i suoi pensieri, tra i suoi sogni. Ogni giorno faceva sempre più male. Si svegliava e trovava lo spazio accanto a se vuoto, si era ormai abituato alla presenza di Namjoon in quella camera, tanto è che ogni notte quando andava a dormire si posizionava al suo lato del letto, come se da un momento all'altro il leader lo raggiungesse. Preparava la colazione e al momento di portare tutto in tavola non trovava due braccia possenti pronte ad aiutarlo. Sistemava la casa e non c'era nessuno a cui sgridare per i casini che combinava. Ritornava al loro appartamento e nessuno gli accarezzava la schiena mentre aspettava il suo turno per la doccia. Iniziava a preparare la cena anche quando ormai non vi era nessun'altro che scherzasse con lui, anche se questa persona era veramente stanco, ma sempre pronto per donare un sorriso. Sì Namjoon poteva anche non amarlo, ma Jin amava follemente Namjoon. Eppure l'uomo che amava era anche quello che più gli procurava dolore. Si riscosse non appena sentì dei passi avvicinarsi, alzò la testa e si ritrovò proprio lui di fronte. Namjoon aveva aspettato il tempo che lui ritenne necessario, quindi non si aspettò di certo di trovare Jin li fuori rannicchiato contro il muro. Il leader rimase così interdetto. Cosa doveva fare? Dal canto suo Jin non si aspettava una risposta, perché consolarlo se non lo amava? Namjoon sospirò. Avrebbe voluto dirgli tante cose, iniziare a parlare da quanto fosse coglione ad arrivare alla conclusione di urlare quanto lo amasse. Eppure l'unico commento che riuscì a pronunciare prima di entrare in casa fu – Pulisciti e sbrigati ad entrare-. A quel punto non so dire chi vi sia rimasto più sorpreso se Jin o Namjoon stesso.





Jungkook sospirò e cercò di mantenere la calma. Quelle carezze credeva... dovevano essere solo per lui. Quando vide Taehyung abbracciare ed accarezzare i capelli di quell'uomo, di un altro, si senti veramente male. Era stato colpito nel profondo credeva che quelle carezze fossero destinate solamente a lui. Eppure quel giorno aveva compreso quanto si sbagliava. Come un fiume in piena comparvero nella sua testa le immagini di Taehyung con altri idol, suoi amici. Tutti quei ricordi erano caratterizzati da piccoli gesti che il minore credeva o almeno sperava di avere solo per se. Gesti che per lui avevano un significato profondo ora stavano perdendo quel legame che li univa alla figura del maggiore. "Credevo che quei gesti, quelle piccole carezze erano destinate solamente a noi Tae"pensò tristemente Jungkook mentre sentì bussare alla porta. –Vattene via Tae- disse semplicemente, sapeva che era lui. Avevano inventato un modo tutto loro di bussare, così da sapere sempre che dietro la porta si trovasse l'altro. Erano tre tocchi ripetuti due volte ed un terzo con questa volta quattro colpi. Era il loro modo di annunciare l'altro. Jungkook sorriso amaramente a quel pensiero "Anche questo lo fai con gli altri?". – Jungkook apri, non me ne vado finchè non lo fai- proseguì Taehyung mentre continuava a dare colpetti alla porta. Il minore si alzò aprendo la porta – Vatten...- il maggiore entrò senza lasciarlo proseguire e chiuse la porta. – Dobbiamo parlare- annunciò – tu dici – fu ironico Jungkook dandogli le spalle e raggiungendo il suo letto. – Jungkook dico davvero- sospirò l'altro – Di cosa dobbiamo parlare? Di come quella truccatrice ci stava provando con me? E di come io stavo beatamente riposando e non me ne sono neanche accorto? Oppure di come tu ti sei comportato con quel mister simpatia? -. Taehyung si sedette affianco al compagno che non osava guardarlo – Jungkook guardami- parlò. Il minore non si mosse. – Mi dispiace per come mi sono comportato per il fatto della truccatrice, ero geloso lo ammetto- - Questo però non ti scusa affatto- fu deciso il minore. – hei piccolo ti prego non fare così- Taehyung gli afferrò il mento per riuscire a guardarlo negli occhi. Questi erano leggermente lucidi – Lo so che ho sbagliato oggi all'intervista me ne sono reso troppo tardi, come so che quello che dirò non riuscirà a cambiare nulla, ma l'ho fatto solo per ripicca, ero arrabbiato e cercavo solo un modo per farti capire come mi sentivo, ma sono andato troppo oltre- - Non è una scusa questa e nemmeno un pretesto per fare ciò che hai fatto- commentò Jungkook guardando intensamente negli occhi, anche se lo vedeva un poì nitidamente per vie delle lacrime che spingevano per uscire. – Lo so per questo ti sto chiedendo di perdonarmi, di perdonare questo mio comportamento, sono davvero uno stupido- nel dire questa parole Taehyung accarezzò le ciocche di capelli del minore. Ma fu proprio in quel momento che Jungkook si ricordò, scansò la mano via dalla sua testa, si alzò dal letto e si allontanò dal maggiore. –No- sussurrò più a se stesso che all'altro – Cosa? – chiese Taehyung – Ho detto no!- si voltò il minore – Non voglio perdonarti, non posso, non dopo quello che ho visto- urlò arrabbiato e deluso il più piccolo. Se al posto di Taehyung ci fosse stata un'altra persona, uno come Yoongi, a questa reazione ne sarebbe corrisposta una altrettanto violenta. – Cosa hai visto Jungkook? – Taehyung si era mantenuto calmo con un tono pagato. Lo stesso Jungkook si stupì della sua reazione, che per la sorpresa riuscì a balbettare – L...Lo...s...sai- - Dimmelo tu Jungkook, voglio saperlo da te! – Jungkook distolse lo sguardo da Taehyung ancora seduto sul letto. – Hai accarezzato la testa di mister simpatia, pensavo che era destinato solo a me quel tocco- - e lo è Jungkook- - No invece, altri piccoli gesti che per me sono importanti lo fai con tutti. Quelli sono gesti che credevo che tu appartenessero sola a me – quasi non le urlò queste parole mentre una piccola lacrima scivolò dai suoi occhi. Jungkook si affrettò a raccoglierla e intrecciare le braccia al petto mentre teneva lo sguardo fisso al muro. Taehyung si alzò e lo raggiunse – Forse alcuni gesti che faccio con te potrei averli fatti anche con altri, ma sono insignificanti. L'unico che amo Jungkook sei tu- il minore teneva ancora il volto rivolto al muro, ma ora i suoi occhi erano puntati sul viso del maggiore. – Ci sono molti gesti che rivolgo ai miei amici, ma essi sono appunto tali. Il mio ragazzo Jungkook sei tu- Taehyung di nuovo aveva fatto voltare il minore verso di lui. Gli teneva il viso, incastonato tra le sue mani, era davvero la cosa più bella che aveva. Gli accarezzo le guance dolcemente mentre continuava – Ci sono altri gesti senza dubbio più importanti che riservo solamente per te- Jungkook ormai si era perso negli occhi del maggiore, mai gli sembrarono così belli. Da parte sua Taehyung percorreva il contorno delle labbra dell'altro, quanto adorava quella piccola bocca da coniglietto. – una cosa che riservo solo per te e che mai darò ad altri è proprio questo- Taehyung si avvicinò lentamente alle labbra del più piccolo. E proprio quando concluse la frase il maggiore posò le sue labbra su quelle del compagno. Dio quanto erano buone, non le avrebbe scambiate per nulla al mondo, erano sue. Fu davvero un bacio lungo, non passionale come si potrebbe pensare, ma decisamente pieno di scuse. Jungkook si aggrappò a Taehyung stringendo le proprie braccia al suo collo approfondendo il bacio, voleva che anche il maggiore avesse le sue di scuse. Forse avevano sbagliato entrambi, forse no. Ma di una cosa erano certi. Avevano affrontato il loro primo litigio non facendone un problema di stato. Avevano parlato, chiarito e fatto pace. Ora entrambi sapevano che non c'era nessun pericolo. Si volevano, si amavano e nessuno gli avrebbe separati né truccatrici perverse e né intervistatori simpatici.





-Sono stato un coglione- si ripeteva Namjoon ormai posizionato sul suo letto con il volto coperto dal suo avambraccio. Pensava e ripensava alle parole dette fuori alla porta a Jin. Quello era un buon momento per dirgli tutto, che aveva mentito riguardi i suoi sentimenti. Eppure nella sua testa vigeva sempre la regola numero sette. – Nam? Posso? – Hobi aveva interrotto i suoi pensieri – Dimmi pure – si affrettò a rispondere mettendosi seduto e invitando l'altro a seguirlo. – Lo so che non sopporti tanto Nire però non so davvero a chi chiedere- - Continua pure? È successo qualcosa? - - in un certo senso, nulla di grave- - Vai avanti- sorrise – Ecco sei d'accordo sul fatto che io e lei uscissimo per una seconda volta? –Hobi si torturava le mani mentre un'espressione perplessa si posizionava sul volto del leader – Solo per il progetto ovvio- si affrettò a continuare J-hope – Perché me lo stai chiedendo? – domandò più a se stesso che all'amico – L'altra volta è successo un casino, quindi vorrei...- - Non ci sono problemi Hobi, se vuoi uscire con lei non posso impedirtelo. È una tua amica! – J-hope si sorprese – Davvero? -. Namjoon annuì – se vuoi uscire con lei non vedo dove stia il problema e poi non sono dovuto a dirti tutto quello che fai- - Chi ti ha fatto cambiare idea? - scherzò J-hope. Namjoon abbassò la testa– Nessuno in particolare- Hobi si accorse della tristezza del compagno – Nam tutto bene? -. Non seppe perché ma Namjoon aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno – Ho combinato un casino. Ho fatto male ad una persona cara ed ora non so se posso rimediare- si coprì il volto con le mani, che prontamente vennero spostate dal compagno – Non dire così, sono sicuro che... - - No Hobi tu non capisci. Ho ridotta questa persona ad un mostro, non riesco a riconoscerlo... L'ho sto facendo soffrire moltissimo-. Namjoon non aveva il coraggio di guardare l'amico. – hei Nam – si avvicinò – guardami. Sono sicuro che tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per una buona ragione. Come sono sicuro che tu vuoi davvero bene a questa persona altrimenti non ti troveresti in questa situazione- - Lo persa ormai Hoseok - - Davvero? Te lo ha detto lei? Ti ha detto di non volere più niente a che fare con te? -. Namjoon rimase interdetto, effettivamente Jin non lo aveva mai rinnegato, nonostante tutto era rimasto sempre al suo fianco. Si ricordò di tutto quello che aveva fatto Jin quando lui era malato. – Dalla tua espressione deduco di no, allora non è tutto perso. Fai vedere che a lei ci tieni ancora- concluse Hoseok sorridendo. Namjoon lo guardò negli occhi e subito lo abbraccio – Grazie Hobi sei davvero un amico- - Non c'è di che Nam-. 

Dopotutto la regola numero sette vietava di innamorarsi, non di ferire emotivamente uno dei membri. Namjoon aveva deciso- Avrebbe parlato al più presto con Jin.

-Ah Hobi, che ne dici di far venire Nire domenica a pranzo? –.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Finalmente mi sono rimessa in pari con la storia. Il prossimo lunedì ci sarà il nuovissimo capitolo. Ci sentiamo presto allora, un bacione

Dede

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