Capire[2/3]

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Non fu tanto la frase, quanto il tono con cui era stata pronunciata a far rabbrividire Nemeria: freddo, distaccato, come se nemmeno il ricordo di quella ragazza contasse più.

- Un giorno, un'altra mia sorella andò a svegliarla, ma si accorse Yan non era più lì. Il corpo era il suo, ma gli occhi avevano perso la lucidità di una mente senziente. Su di essi era calata la nebbia. I maestri provarono a recidere il loro legame con la forza, ma non c'era un unico punto di contatto tra di loro. Era un filo nato dall'intreccio di due menti, reso ancor più inscindibile dal tempo. Yan si sentiva goffa e stretta nel corpo dello scoiattolo. Non era nata lì e la sua anima era troppo complessa per essere contenuta in un involucro così semplice. Avrebbe potuto imparare a conviverci, se avesse voluto. Era una persona complicata. A volte era convinta di voler tornare nel suo corpo, altre diceva che andava bene così. -

Sayuri la fissò e Nemeria capì che sapeva. Senza dire nulla, prese la teiera e si riempì nuovamente la tazza. Sorseggiò il tè più piano di quanto volesse.

- Perché l'hanno uccisa? -

- Perché i maestri non possedevano la visione d'insieme. Sapevano che le loro coscienze erano intrecciate, ma non a che livello. Colpirono là dove sembrava più debole, e così facendo distrussero entrambi. Se si tagliano i fili, anche la corda più forte si spezza. Più tempo passi col tuo caracal, più aumenta il rischio di diventare una cosa sola con lui. Se dovesse accadere uno scambio di corpi, non riusciresti a tornare indietro. -  la sua voce era calma. Drizzò le spalle e trasse un basso sospiro, - Quando tra due anime si instaura un legame, è come se venisse gettato un ponte. Allora, i due villaggi che abitano le due sponde opposte mettono in comune le loro ricchezze per unirsi in una città più grande. Col passare del tempo, le loro genti si mescolano e si amalgamano sino a divenire un unico popolo, come i cakra.  -

- E le tribù di cui mi avete parlato prima? Loro come fanno a... -

- Non lo so. Vivono in piccoli gruppi e si tengono lontani dalle città. Girano molti racconti su di loro, è difficile districare le verità dalle menzogne. Ora come ora, l'unica cosa che puoi fare è tenerti lontana dal caracal e imparare a dominare l'elementale dell'aria quanto prima. -

Sayuri si alzò e prese una scatoletta di legno rosso dal tavolinetto sotto la finestra. Infilò un incenso tra le zanne di un drago dal corpo allungato, come quello di un serpente, e lo accese con un lieve schiocco di dita.

- Noriko lo sa? - chiese Nemeria.

- No. Se sapesse quanto è precaria la tua situazione, non riuscirebbe ad allenarsi al meglio. Non è mai stata tra i favoriti e la stagione si sta avvicinando. In quanto Syad dell'aria, è mio dovere allontanare le distrazioni. -

- Lo scoprirà. -

- Solo perché tu vuoi che lei lo scopra. -

- Che vuol dire? -

- Tu vuoi che Noriko sappia tutto quello che ti passa per la testa. Ti fa sentire protetta, importante. -

Sayuri accese un altro incenso e lo mise tra le mani di una statuetta di un uomo inginocchiato.

- È come uno specchio d'acqua. Può sembrare che brilli al buio, ma riflette soltanto la luce della luna. -

- Non è vero. È Noriko la più forte tra noi due. Io sono più amata di lei solo perché domino un elemento più spettacolare, ma fuori dall'arena non avrei alcuna possibilità di batterla. -

- Non sto parlando della mera disparità fisica. Come hai potuto vedere, quella si può colmare con l'allenamento. -

Sayuri arrotolò la lingua di fumo attorno al dito, la tirò come un filo di lana e poi la soffiò via. Prima di riprendere a parlare, spostò la sedia sul lato corto del tavolo, senza però sedercisi.

- Noriko ha accettato di vivere nella tua ombra, Nemeria. Non sei tu ad avere bisogno di lei, ma lei di te. -

Nemeria si alzò. Si sentiva le orecchie e le mani in fiamme.

- No. Se fosse così, lo saprei. Abbiamo passato insieme ogni singolo giorno negli ultimi cinque anni, la conosco meglio di chiunque altro, persino di voi. Non è come dite. -

Un brivido la percorse quando proferì quelle ultime parole. Il dubbio che Sayuri avesse ragione serpeggiò nelle sue ossa e si intrufolò nell'anima. La Syad curvò l'angolo delle labbra nell'ombra di un sorriso, prese una pergamena dalla libreria e la posò sul tavolo.

- Che cos'è? - chiese Nemeria.

- Se mai vorrai sapere come bloccare i tuoi pensieri, qui c'è scritto come fare. Puoi tenerla quanto vuoi. A me non serve più. -

Sayuri si sedette sul tappeto e, con un gesto della mano, la invitò a fare lo stesso.

- Ora ho bisogno di entrare in risonanza con il tuo elementale per capire quanto è forte. -

Nemeria esitò. Ricordava bene cos'era successo a Roshanai quando l'aveva forzata, quanto le era costato. Di notte, a volte, le cicatrici sulla schiena le prudevano ancora.

- Non c'è nessun altro modo? -

- Forse ce ne sono altri, ma io non li conosco. Non devi avere paura per me: la Syad del fuoco non era preparata a una reazione del genere, io sì. -

- D'accordo. Cosa devo fare? -

- Non devi opporti. - le ordinò, stringendole le mani tra le proprie, - Rilassa il corpo e sgombra la mente, come quando mediti. -

- Non sono mai stata molto brava nella meditazione... -

- Sei il fuoco, sarebbe strano se ti venisse spontaneo. Cerca di non pensare. I pensieri sono come fango, ci rallentano. Concentrati sul tuo respiro. Concentrati sull'aria, seguila nel suo percorso attraverso il tuo corpo. -

Il sangue le pulsava nelle tempie. Nemeria ascoltò il ritmo del suo respiro e il battito del cuore. Il profumo dell'incenso le riempì il petto.

- Portami dall'elementale. Solo tu sai dov'è. - la esortò Sayuri.

- Non conosco neanche il suo nome... -

- Non è importante. Lasciati guidare dall'istinto. -

Nemeria raddrizzò la schiena. Percepì il potere di Agni fluire dai due cakra e pervaderle il corpo. Manipura e Anahata. Se avesse voluto incontrarla, si sarebbe dovuta concentrare sul petto e sull'addome, dove era la sorgente delle sue fiamme.

"Dove sei?"

Lo ripeté ad alta voce più volte, come un mantra. Le parole entravano e uscivano dalla bocca assieme al respiro. Erano esse stesse il respiro.

Sayuri aumentò la pressione sulle dita. Il loro cuori erano allineati sulla stessa frequenza, un unico muscolo in due corpi diversi.

All'improvviso, Nemeria avvertì una fitta in mezzo alla fronte. Reclinò la testa all'indietro e boccheggiò in cerca di ossigeno. Si sentì sollevare, su, sempre più su. La pressione delle dita di Sayuri sulle sue aumentò e un soffio caldo le penetrò nelle narici. Anche lei stava volando? Provò ad aprire gli occhi, ma erano incollati.

"Sayuri! Aiutami!"

Non perderlo. So che fa male, ma non perderlo.

La voce della Syad arrivava da miglia di distanza. Non sentiva più nemmeno il suo calore. Era svanito, come le sue mani, come lei. Nemeria era sola contro quella forza che la stava trascinando verso il cielo. Voleva lottare per liberarsi, ma la disperazione non era abbastanza per risvegliare il suo corpo addormentato. Le avevano spezzato la spina dorsale. Come a un cavallo troppo vecchio o un toro nell'arena: non era altro che un sacco di carne in agonia.

Ci sei quasi.

La temperatura si abbassò e il freddo l'aggredì. Una folata di vento la innalzò ancora più in alto in un impeto che si affievolì fino a sparire. Vuoto e silenzio. Non si muoveva nulla.

Nemeria spalancò gli occhi. L'aria le si riversò nei polmoni come acqua e diede voce al suo urlo quando la forza lasciò la presa. Precipitò. 

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