Il vento del cambiamento [4/5]

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Nemeria si svegliò di soprassalto. Si massaggiò la gola e si strinse nelle spalle, come se le sue braccia bastassero per trattenere il poco calore che le era rimasto in corpo.

- Non è successo niente… era solo un brutto sogno. - bofonchiò tra sé e sé.

La zampa di Batuffolo le sfiorò la coscia. Nemeria gliela accarezzò gentilmente, attenta a non disturbarlo.

- Beato te che riesci a dormire. -

Risalì la zampa e lo grattò in mezzo alle orecchie. Rimase a guardarlo per un po’ e lasciò che i suoi pensieri andassero alla deriva. Il sogno, però, rimase nitido. Anche se i contorni del paesaggio erano sbiaditi, Etheram e il serpente sembravano essersi impressi a fuoco nella sua retina.

La voce di Noriko la fece sobbalzare.

- Ti sei dimenticata di nuovo di chiudere la porta. -

Noriko avanzò verso di lei. Il sudore le gocciolava tra le sopracciglia e sulle braccia, addensandosi in grosse macchie scure attorno alle ascelle e sulla pancia.

- Non ci ho fatto caso. Avevo davvero molto sonno. -

- Non mi sembri riposata, però. - avanzò fino all’armadio e tirò fuori la kandys pulita e il suo amato pettine d’osso, - Hai fatto un altro sogno? -

Nemeria fu costretta ad annuire: - Ti ricordi il mio primo scontro con Zahra? Ti ricordi che per batterla ho… attinto anche al potere dell’elementale dell’aria? -

- Sì. -

- L’elementale, è lei che ho sognato. -

Noriko si raddrizzò e rimase a fissarla senza dire nulla, in attesa che aggiungesse altro. Ma Nemeria aveva già esaurito la voglia di parlare. Cos’altro avrebbe dovuto dire? Che aveva cercato di ucciderla? Che aveva l’aspetto di sua sorella? Si mise seduta e affondò il viso nelle mani, lasciando ricadere i capelli davanti al viso.

- Non hai voglia dirmi di più. -

Come spesso accadeva, Noriko esprimeva le sue domande con il tono dell’affermazione. Posò cambio di vestiti e pettine sul suo letto e si inginocchiò di fronte a Nemeria.

- Coraggio, abbiamo la cena da Tyrron e non possiamo presentarci così. Un problema per volta, va bene? -

- In quattro anni ho attinto al potere dell’aria solo una volta e ora è tornato… perché? -

- Non pensarci. Qualsiasi cosa tu abbia sognato, accantonala fino a stasera. Corro a lavarmi, tu vedi di renderti presentabile. -

Nemeria ascoltò l’eco dei passi di Noriko finché non si persero in lontananza. Anche dopo essere rimasta sola si prese altro tempo prima di accostarsi al suo armadio. Lo aveva comprato un anno fa, quando i vestiti di Ehsan e dei suoi sostenitori erano diventati troppi. Si sforzava di essere ordinata, ma per gli ultimi regali aveva dovuto usare le cattive maniere pur di farli entrare lì dentro.

“Devo dire e Morad di comprarmene un altro.”

Trasse un profondo respiro, scacciò il sogno in un remoto angolo della coscienza e tirò fuori il primo abito che le capitò sotto mano. Si osservò nello specchio e si girò un paio di volte per controllare che la kandys scendesse dritta. Era di un blu uniforme, corta quanto bastava per attirare lo sguardo sulle gambe e non su quello che non aveva. Tirò fuori dai cassetti la cintura di pelle, con triangoli d’oro e d’argento alternati lungo tutta la lunghezza, e due grossi bracciali tempestati di piccoli rubini. Valutò di raccogliersi i capelli, ma non aveva né voglia né tempo di provare a domarli. Si limitò a sedersi sul letto e pettinarli.

"Devo tingerli di nuovo e prendere delle nuove lenti."

Osservò il ciuffo incriminato. Erano di un nero appena più stinto del resto. Probabilmente, solo Noriko l’avrebbe notato. Ancora a piedi nudi, tornò a guardarsi allo specchio. Non ci potevano essere somiglianze tra lei ed Etheram, per quanto le cercasse. Erano sempre state diverse. Adesso, dopo quattro anni nell’arena, non avevano più nulla in comune, se non gli occhi cangianti e qualche ciocca bianca.

"Non ti ho mai dimenticata." 

Socchiuse le palpebre e accarezzò il profilo della pietra di luna sotto la stoffa. Batuffolo le saltò in braccio e, prima ancora che Nemeria potesse muoversi, le piantò i denti nella mano.

- Questo tuo nuovo modo di chiedere le coccole è da correggere. - lo rimproverò, ma obbedì alla sua richiesta di attenzioni, riprendendo a grattargli la nuca. 

In quel momento, era l’unica cosa che riuscisse davvero a distrarla.

Quando Noriko tornò, scelse uno yukata verde, lungo fin poco sopra il ginocchio, decorato sulle maniche con delle peonie e fiori bianchi, semplice e sobrio com’era lei. Lo accostò a un obi rosso che Nemeria la aiutò a mettere, dopo averle ripiegato il tessuto in eccesso in vita. Anche così, con le gambe ben in mostra e il fermaglio di petali d’argento che le ombreggiava la parte sinistra del viso, era più elegante della maggior parte delle gladiatrici.

- Andiamo? - le chiese Noriko, dopo aver indossato gli zori.

- Sì. Ho davvero bisogno di prendere aria. -

Fuori tirava un piacevole venticello e le stelle punteggiavano il cielo nei suoi strali scuri. Quando oltrepassarono il portone della Scuola, le luci erano già state accese, anche se il sole non era ancora tramontato e il caldo si stava pian piano dileguando. 

Mentre sfilavano per la strada a braccetto, ben più di uno sguardo indugiò su di loro. Una famigliola di ritorno da chissà dove si fermò a fissarle. I genitori dovettero trattenere i figli dal correre loro vicino. 

Nemeria amava i loro occhi adoranti, la facevano sentire speciale e amata. Essere l’oggetto di attenzioni le diede la forza di raddrizzare le spalle e sorridere.

- Vedo che ti è tornato il buon umore. - notò Noriko.

- Lo hai detto tu di pensare ad altro, no? -

- Non ti stavo rimproverando. Sei più bella quando sei felice. Anche il pubblico lo pensa. -

- Lo apprezzo, ma lo sappiamo entrambe chi preferisce il pubblico quando si parla di bellezza. -

- Sai che non ti dico bugie. -

- Sì, ma sei mia amica. -

- E quindi? -

- E quindi fai troppe domande. -

Le pizzicò il fianco e Noriko abbozzò un mezzo sorriso. Sul viso bianco, il rossetto rosso trasformava le labbra nei petali di un ciclamino.

- Un giorno devi insegnarmi a truccarmi meglio. Io so a malapena tracciare il contorno degli occhi senza accecarmi. -

- Va bene. Ti senti un poco più tranquilla? -

Nemeria strinse la pietra di luna tra le dita: - Più o meno. -

- Lo so che non è facile, ma ricorda che hai affrontato sfide peggiori. - Noriko svincolò il braccio dal suo e la prese per mano, - Ora cerca di divertirti. Sii te stessa. -

- Intendi l’amante dei guai e delle situazioni scomode? Non ti preoccupare, quello è il mio secondo lavoro. -

Noriko le scoccò un’occhiata in tralice, ma non replicò. Non che ce ne fosse davvero bisogno, la sua espressione parlava per lei.

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