Punto di rottura [1/3]

346 43 32
                                    

Non esiste scelta che non comporti una perdita

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non esiste scelta che non comporti una perdita.

(Jeanette Winterson)

Noriko non tornò a dormire in camera con lei né il giorno dopo né quelli successivi. A volte si vedevano a colazione e si scambiavano un saluto di convenienza, accompagnato da domande e risposte sterili. Erano estranee nella stessa casa, con troppe cose da dirsi e poche parole per farlo.

Nemeria avrebbe voluto averla vicino, ma non voleva essere lei a fare la prima mossa. Ogni volta che la vedeva a Scuola o in casa pregava che le prendesse le mani e si scusasse, che le dicesse che, anche se non approvava quello che stava facendo, l'avrebbe sostenuta, così com'era sempre stato. Perché loro erano amiche ed è questo che fanno gli amici, no? Ma Noriko non si fermava mai, continuando per la sua strada senza concederle nemmeno uno sguardo. E la speranza di Nemeria appassiva ancora, le scricchiolava nel petto come le foglie da tè che sbriciolava nell'acqua calda.

Nel percorso per andare e tornare da Scuola, Nemeria faceva spesso una sosta alla bottega di Hami. Non entrava, non aveva mai una scusa abbastanza convincente per farlo; si limitava a guardarlo mentre lavorava. Era la sola cosa che si concedeva prima di tornare sui suoi passi. Era una ladra, una ladra del tempo altrui.

La quarta mattina, si alzò più presto del solito. Non sapeva che tempo facesse né che ore fossero. Non le importava. Si avvolse nella vestaglia e uscì in punta di piedi.

La casa era silenziosa. Le candele erano accese e la fiamma nelle lanterne, anche se ridotta a un puntino arancione, bastava a scacciare l'oscurità dipinta sui muri. Camminò respirando piano. Si sentiva come quando faceva parte dei Ratti e doveva far piano per non farsi beccare mentre rubava da mangiare. E anche se le sarebbe bastato chiedere per averlo, il solo pensiero di incontrare qualcuno le chiudeva lo stomaco.

La porta socchiusa della cucina sembrava invitarla a entrare. Nemeria scivolò all'interno e si appoggiò alla parete. Sul focolare era stata lasciata una grossa pentola a scaldare, con una bella catasta di legna ammassata sotto per alimentare il fuoco durante la notte. Quando ne sollevò il coperchio, Nemeria venne investita dal profumo di stufato. Il suo stomaco rispose con un lungo brontolio, ricordandole quanto poco avesse mangiato a cena. Prese il mestolo e si riempì una scodella con una porzione più che abbondante. Avrebbe gradito anche del riso, ma si accontentò del pane nella credenza per raccogliere il sugo e i pezzi di cipolla. Si pulì la bocca con un bicchiere d'acqua e rimase a fissare il vuoto senza pensare a niente.

Si era alzata, era andata in cucina e aveva fatto colazione da sola. I servi facevano così. Lei avrebbe dovuto dormire, aspettare che Bahar la venisse a svegliare e poi sedere a tavola con Noriko a parlare della giornata. O di inezie. O di quanto fosse antipatica Roshanai. Le sarebbe andato bene anche parlare del tempo a patto che le cose tornassero come prima.

Si prese il viso tra le mani e inghiottì un singhiozzo.

Un fruscio attirò la sua attenzione. Si asciugò le lacrime e si impose un sorriso quanto più rilassato possibile. Non si trattava di una serva, però. Batuffolo la fissava dall'angolo d'ombra tra la porta e lo stipite, gli occhi verdi puntati sulle sue mani sporche di sugo. Rimase fermo, in attesa, come quando era un cucciolo troppo impaurito per fidarsi di lei. Nemeria distolse lo sguardo. Non doveva guardarlo. Se lo avesse fatto, non sapeva cosa sarebbe potuto succedere.

Whispering WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora