Il vento del cambiamento [2/5]

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Il Quartiere della Pietra si era ormai svegliato, ma erano ben poche le persone in giro. Dopo il carro, non videro altro che i soliti visi noti di uomini che avevano annegato il dolore e se stessi in una bottiglia. Nemeria mantenne lo sguardo dritto davanti a sé, ma a volte la curiosità prendeva il controllo e si ritrovava a fissarli, salvo poi ritrarsi quando loro, gli ex artisti, si voltavano spaesati.

- Ancora mi domando perché Arsalan e Asuka si ostinino a rimanere qui. -

Noriko fece spallucce: - È la loro prima casa. Per quanto brutta e dismessa, avrà sempre un posto speciale nei loro cuori. -

- Probabilmente hai ragione tu. Solo... -

Puntò lo sguardo su una donna sotto il filo d'ombra di una locanda, all'angolo tra la strada principale e un vicolo ammantato da una nuvola di calura. La mano tremava e il pennello sbavava il colore sul quadretto di legno.

- È molto triste. - concluse.

Si lasciarono alle spalle il Quartiere della Pietra quanto più in fretta poterono. Nemeria si abbandonò a un sospiro di sollievo e rilassò le spalle quando imboccarono il lungo viale che attraversava il Quartiere della Bestia. I negozi si affastellavano sul perimetro della strada, squadrati e austeri come se fossero stati tagliati con un coltello, con solo qualche fanoos appeso fuori come unica nota di colore.

Nemeria individuò la panetteria da lontano. Ancor prima di vederla, sentì il profumo fragrante del pane appena sfornato. Quando la raggiunse, aveva già avuto modo di salivare a sufficienza.

- Buongiorno! - le salutò Branka, - Mi stavo già chiedendo se cercare Morad per avere vostre notizie. -

- Eravamo andate a farci un giro. Non ti libererai di noi così facilmente. - ribatté Nemeria, - Hai fatto qualcosa di buono, stamattina? -

- Io faccio sempre cose buone, ma non mi pare che possiate mangiare i miei dolci, voi due. -

- Oggi è il suo compleanno. - intervenne Noriko.

- Oh, non lo sapevo: quanti sono? Sedici? Quindi oggi diventi una donna adulta! -

- Sì. -

- Allora bisogna festeggiare. -

Si voltò verso l'entrata del forno e disse qualcosa in illyrio stretto, ricevendo un borbottio rauco e scocciato. Quando Lamija fece capolino sulla soglia e vide le clienti, subito distese le labbra in un sorriso sdentato, seminando farina mentre arrancava fuori.

- Come sta la gamba? - chiese Nemeria.

Branka tradusse e sua madre rispose in fretta, senza mai smettere di far ondeggiare la testa.

- Dice che sta un po' meglio e ti ringrazia per aver chiesto. -

- Mi sembra il minimo, visto che è sempre gentile con noi. -

- Non preoccupa. Voi due come mie figlie. - rispose Lamija, - Festeggiare. Offrire primo giro di raki. -

Senza aggiungere altro, barcollando sulle gambe storte come una rana ubriaca, sparì nel retrobottega, per poi riapparire con una bottiglia in mano. Lamija la posò sul bancone, afferrò il tappo, girò un paio di volte e tirò. I muscoli si ingrossarono, pelle e tatuaggi si tesero per lo sforzo. Il plop aleggiò nell'aria per qualche secondo, subito coperto dallo scroscio del liquore nei bicchieri.

- Tua madre sarà anche anziana, ma ha più forza di molta gente che conosco. - commentò ammirata Nemeria.

- È sempre stata così. Ora devo aiutarla io, ma prima riusciva a sollevare i sacchi di farina da sola. Volete anche qualcos'altro? -

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