I due ebbero una pesante litigata. Era iniziata perché Roger aveva bevuto fin troppo, quando i quattro erano usciti a bere qualcosa. Brian odiava vederlo ubriaco e si era arrabbiato quando aveva ordinato ancora altra vodka, altra birra.
Erano usciti dal locale insieme, per volere del più grande tra i due e Brian gli aveva urlato contro. Il batterista, ovviamente, si era difeso, perché era un adulto e conosceva i propri limiti e sapeva quando fermarsi ed erano finiti a litigare.
Tornarono a casa, perché gli altri membri del gruppo non volevano dare nell'occhio.
Roger si chiuse in camera propria e Brian fece altrettanto, entrambi sbattendo la porta.
Poi, come se nulla fosse, il biondo si mise il pigiama e si buttó sul proprio letto.Roger scese in cucina. Era vuota, quindi fece colazione nel silenzio più totale, solo. Gli altri stavano dormendo, forse.
Eppure era strano che. Freddie e Deaky scesero in cucina pochi minuti dopo, ma di Brian neanche l'ombra.
Verso le cinque del pomeriggio, ormai, Roger era preoccupatissimo, perció salì le scale e si fiondó nella stanza del chitarrista.
Quello che vide lo fece sentire male: Brian era andato via. Aveva preso tutto e lasciato l'appartamento, probabilmente di notte, dato che se no il letto sarebbe stato rifatto. Invece, tutto dava segni di fretta: armadio aperto, un libro sul letto, le pantofole del chitarrista a terra. Scese nel panico in sala prove e neanche una traccia delle chitarre. Come se lì Brian non ci fosse mai stato. Roger era sconvolto. Si sentiva morire: Brian era andato via. Di nuovo.
Il povero batterista si sveglió urlando: "Brian!"
Aveva l'affanno. Si alzó e andó in bagno. Era notte fonda. Si sciacquó la faccia e riprese a respirare normalmente. Era stato un sogno. Solo un sogno. Un incubo orrendo. Ma solo e soltanto un incubo.
"Roggie" La rilassante voce di Brian lo riportó alla realtà. Si giró verso la porta e c'era il chitarrista in pigiama, appoggiato allo stipite, con le braccia conserte a guardarlo.
"Ti ho sentito urlare, Roggie. Qualcosa non va? Tutto bene?"
"N-no. Cio-cioè... Sto bene"
"Che è successo?"
"Abbiamo sentito Roger urlare" Arrivó Deaky e con lui anche Freddie.
"Sto bene" Roger si fece largo tra i suoi compagni e sbatté, forse troppo violentemente, la porta di camera sua, che poco dopo si aprì e ne entró Brian, ancora più preoccupato.
"Roggie, mi fai preoccupare. Stai bene?"
"Sto bene"
"E allora perché hai urlato? Volevi chiamarmi o..."
"Ho avuto un incubo, ok? Si. Io ho avuto un incubo"
"E io che c'entro? Volevi che venissi da te? Non mi sembra che tu voglia che io sia qui, ora"
"Te ne eri andato, Brian. Non scendevi a colazione e sono salito a vedere e la tua stanza era vuota, l'armadio era aperto... Eri andato via nella notte, per non farcelo scoprire" Si fiondó verso il riccio e seppellì la testa nel suo petto, stringendolo forte
Il chitarrista rise e Roger si incazzó parecchio.
"Che hai da ridere? Ti pare divertente? O è perché avere incubi è da sfigati?" Urló.
Brian gli alzó il mento con una mano e con l'altra lo cinse a sé, avvicinandosi ancora di più, se possibile al biondo. Posó la mano con cui aveva sollevato il mento del batterista sulla sua guancia, accarezzandola teneramente con il pollice.
"Rido perché sei tenero e perché io non farei mai una cosa del genere, Riccioli d'oro"
Sentì le labbra morbide e saporite del riccio che combaciavano con le sue, per volere del più alto. Poi le sentì dischiudersi quasi da sole, sempre per volere di Brian e infine che la lingua dell'uno si intrecciava a quella dell'altro. Il batterista si calmó pian piano tra le braccia del più grande. Rilassó ogni suo muscolo, la tensione per il sogno e per la litigata della sera prima svanì del tutto. Era incredibile l'effetto che il riccio gli faceva. Era così fottutamente piacevole stare stretto a lui...
"Vieni, Riccioli d'oro. Mettiamoci di nuovo a dormire. Va tutto bene. Non me ne vado, sono qui"
Roger lo guardó e poi si lasció accompagnare verso il letto.
Si stesero e il biondo abbracció il più grande, bisognoso più che mai di un contatto fisico con lui.
Sentì che l'altro con la mano si intrufolava sotto la maglia del batterista, iniziandó a sfiorargli la pelle, tracciando cerchi immaginari sulle scapole, scorrendo sulla colonna e lui si calmó ancora.
"Adesso riposa. Con te ci sono io, amore mio"
Appoggió delicatamente la testa di Roger sul proprio petto.
"Dormi tranquillo, Riccioli d'oro" Gli mormoró e Roger si abbandonó al sonno, cullato dalle dita di Brian che lo sfioravano, dal suo petto che si alzava e si abbassava, dal battito del suo cuore, dalle sue parole dolci e dalla sua voce tranquillizzante. Anche semplicemente la presenza del ragazzo più grande, lo faceva stare dannatamente bene. Era questo, l'amore? L'amore, quello vero, era la cosa più bella che al biondo potesse mai capitare