capitolo 12 ~ ℓα тяυғғα.

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L'hostess non aveva detto New York,

Aveva esplicitamente detto Manchester, Inghilterra.

Avevamo completamente sbagliato continente...

Appena una ragazza addetta alla "ristorazione", se così si può chiamare, si avvicinò a noi, mentre le mie amiche acquistavano gli sneck, io le parlavo dell'inconveniente.

Mi chiese di mostrarle i biglietti, e disse che in realtà era tutto giusto. Il volo era quello e non eravamo diretti a New York, ma in uno sperduto posto in Inghilterra...

Che razza di truffa! Schifosi italiani...

Appena arrivati, accendo il cellulare per ritrovarmi 1291 messaggi in 26 conversazioni... e tutto nel giro di un paio d'ore eh! Ignoro i messaggi dei miei "amici" e guardo quelli dei miei parenti, ma risponderò dopo, ora ho una cosa urgente da fare.

Apro maps e per fortuna é già sincronizzato col posto in cui mi trovo... ora mi resta cercare il posto in cui andare. Chiedo a Mary di leggermi il nome del posto in cui si trova la casa, dato che lei sta leggendo l'opuscolo.

A quanto pare il posto é Holmes Chapel. Holmes Chapel è una cittadina dell'Inghilterra centrale, situata nella contea del Cheshire, circa 30 chilometri a sud di Manchester, dove siamo atterrati.

La popolazione é di 5.669 abitanti circa, e dalle recensioni il posto non é malfamato, anzi, sembra accogliente.

Chiamiamo il taxi, e, appena entriamo, io mi metto davanti e le mie quattro amiche cercano di mettersi dietro.

Passo il telefono con il navigatore all'uomo che sta al volante. É abbastanza giovane e attraente, ma é senz'altro più grande di noi.

Il tragitto é un po' lunghino, ma alla fine arriviamo nella nostra casetta. Spero che almeno sulla casa non abbiano mentito, se fosse piccola come ci entreremo tutte e cinque?

Scendiamo dalla macchina e paghiamo il tassista.

Iniziamo a camminare in cerca di qualcosa, o meglio, qualcuno che ci dicesse dove fossimo finiti e se sapevano dov'era la casa.

Dopo 800 metri incontrammo una signora di mezz'età, avrà avuto l'età di mia madre. Era una bellissima donna, magra, capelli neri e mossi e occhi verde scuro ma molto appariscenti che si notano lontano un miglio. Indossava dei leggins con sopra una maglia abbastanza lunga da coprirle il fondoschiena a maniche lunghe. Faceva freddo, ma lei era uscita così per buttare la spazzatura.

La signora mi nota, le rivolgo un sorriso e mi avvicino a lei. Le mie amiche si siedono su una panchina di fronte a noi, sono già stanche.

"Mi scusi..." inizio.

"Oh, dimmi cara!" Disse dolcemente.

"Salve, volevo chiederle un'informazione. Noi siamo italiane, e ci hanno 'regalato' questa casa..." le mostro la foto sull'opuscolo.

"Uhm, so che lei non é l'ufficio informazioni, ma dato che é l'unica persona che abbiamo incontrato dopo venti minuti di cammino, volevamo chiederle se sa per caso o per sbaglio dove si trova o se siamo vicine. Sa, siamo molto stanche, abbiamo viaggiato scomode e vorremmo riposarci ora." Cerco di essere il più dolce possibile, e devo dire che mi riesce bene.

"Oh, cara, sai, in questa città non c'é molta vita, perché sono quasi tutti vecchi... di ragazzi ce n'é pochi, ma buoni! Comunque, la casa che state cercando é proprio lì di fronte! Sono contenta che finalmente qualcuno ci abiterà, mi sentivo troppo sola... però dovete stare attente, si dice che ci siano i fantasmi..."

Prima di finire viene interrotta

"Mamma, non dire sciocchezze. Ancora con questa storia?!" Ridacchia il ragazzo dietro di lei. É un bellissimo ragazzo, la copia identica della signora con cui sto avendo una conversazione, riccio, occhi verdi ma poco più chiari di quelli della madre. Sono favolosi, meglio di quelli della madre forse.

Cinge la vita della madre con le braccia e le lascia un bacio sul retro del collo.

"Harold, torna dentro, fa freddo e stai poco bene" lo richiama la madre allontanandolo.

"Ma mamma, sono uscito perché ero in pensiero per te! E poi non chiamarmi Harold!" Dice con una voce roca e sexy, dio se é sexy.

Guardo il ragazzo come se fosse il primo maschio che abbia mai visto.

Si accorgono che io sono ancora qui e siamo tutti e tre in imbarazzo.

Mi giro per cercare le mie amiche che si stanno facendo le foto, non sembrano prestarci attenzione. Strano che non stiano sbavando dietro questo meraviglioso ragazzo. Davvero molto strano.

"Uhm, piacere, io sono Harold... ma ti prego, chiamami Harry!" Mi porge la mano che stringo per poi dire

"Piacere, io sono Mia."

"Ho sentito che siete italiane" guarda dietro di me verso le mie amiche che sembrano averlo notato dal momento che si sono precipitate letteralmente ai suoi piedi.

"RAGAZZE! NON SIETE CANI!" le riprendo.

La madre di Harry ride con il figlio, mentre io sono in imbarazzo.

"Scusatele, in Italia non ci sono molti ragazzi così sexy" dico pentendomene e tappandomi subito la bocca.

"Uhm, volevo dire, belli, si, scusate, essendo italiana sono un pochino volgare..."

"Oh, non ti preoccupare cara, in genere gli dicono cose peggiori! E poi era un complimento, quindi ti ringraziamo entrambi!" Cerca di rassicurarmi la madre. Sembro piacerle. Beh, anche a me piace molto lei.

"Comunque si, siamo italiane." Rispondo alla domanda di prima di Harry.

"Di dove di preciso?" Chiede Harry.

"Milano."

"WOWOWOW IO AMO MILANO! CI SONO STATA MOLTE VOLTE E AMO LA MODA DI MILANO!" Dice la madre euforica.

"Beh si, in quanto a moda é fantastica, ma per il resto io la sconsiglio." Rispondo il più educatamente possibile, mentre le mie amiche iniziano a fare domande alquanto sconce ad Harry che ride. Penso abbiano già fatto amicizia.

"Oh, che sbadata, non mi sono presentata! Sono Anne Cox, piacere di averti incontrata!" Dice sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, uno di quelli che mostrano tutti i denti.

"Piacere mio, non sa quanto ci é stata d'aiuto, la ringrazio davvero.

Beh, ora la lasciamo andare dato che fa freddo e l'abbiamo intrattenuta troppo..." rispondo con parole sincere e dolci.

"Ma non ti preoccupare cara, sei così carina!passerei ore qui a parlare con voi, ma vi lascio andare, immagino siate stanche e vorrete sistemarvi..."

La sua dolcezza é infinita. Quasi mi si cariano i denti.

"Beh, arrivederci allora! É stato un piacere! Grazie ancora" mi dileguo.

"Ciao bella!" Mi rivolge un sorriso.

Cerco di portare via le mie amiche staccandole dal ragazzo affascinante che stava mostrando loro il muscolo costretto da loro, lo fanno con tutti, non cambieranno mai...

"Scusale, sono italiane e..." cerco di scusarmi ma mi interrompe

"Stai tranquilla, mi é piaciuta la chiacchierata, apparte quando mi hanno chiesto quanto ce l'ho lungo..."

"Oddio no, davvero lo hanno fatto?!"

Annuisce in un mezzo sorriso.

"Dio, non immagini quanto sia mortificata... perdonale, non ricapiterà!" Sono in imbarazzo e le sto fulminando con lo sguardo allo stesso momento.

"Vai tranquilla... beh, raggiungo mia madre... buona persistenza allora!" Mi rassicura, ma questo non mi fa pasare la rabbia, infatti il caziatone dopo se lo beccano ugualmente.

"Oh beh, guarisci presto allora!" Gli sorrido.

"Grazie. É stato un piacere conoscervi fanciulle" guarda le mie amiche e gli rivolge un cenno, mentre mi lascia un bacio sulla mano subito dopo avermi sorriso.

Arrossisco e noto le sue profonde fossette. Dio che belle, mi viene voglia di metterci un dito, ma mi trattengo o qua finisce male. Bastano le mie amiche...

Ci giriamo ed entriamo tutti nelle rispettive case.

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