Stavo per andarmene ma un uomo che se ne stava fermo all'ingresso della scuola mi chiamò: «Scusa, puoi venire un attimo?»
Mi guardai intorno. C'erano rimasti pochi studenti.
«Dico a te» e mi puntò il dito.
Cosa vuole da me questo qui? pensai, asciugandomi le lacrime.
«Ti rubo solo pochi minuti.»Mi avvicinai titubante e mi fermai di fronte a lui.
«Ciao, sono Alberto Bocca, il professore di italiano» si presentò, allungando la mano. «Tu devi essere Viola, vero?»Non avevo ancora spiccicato una parola, mi sentivo spaesata. E poi avevo appena ricevuto un'umiliazione gratuita da parte del bulletto, e avevo visto lo sconosciuto in compagnia di una bellissima ragazza.
Non me la stavo spassando, per niente.«Sei Viola Chiantini?» insistette quell'uomo.
Come mai conosceva il mio nome? Non avevo mai frequentato le lezioni anche se ero iscritta dal primo anno. Gli esami per passare all'anno successivo li avevo dati in un'altra sede, in una scuola paritaria.«Sì, sono io.»
«Vorrei chiederti delle cose. Vieni dentro un attimo.»
«La avverto, sono cintura nera di Karate» dissi seria.
Non c'era da fidarsi molto degli sconosciuti. E io questo qui non lo avevo mai visto in vita mia.
Quell'uomo si mise a ridere e mentre entrava a scuola disse: «Tranquilla, non c'è nessun bisogno che usi le tue doti marziali. Voglio solo parlarti.»
Lo seguii.Quando fummo dentro, rimasi inebetita.
Stavo entrando in un liceo, quello animato ogni giorno dai miei coetanei, quello che avrei voluto frequentare. Ero in estasi e con la testa rivolta all'insù osservai il soffitto.
Mi sarebbe piaciuto sdraiarmi e fissare i rosoni. Nel frattempo seguii quel tizio.Passammo la segreteria e quando fummo vicino a un'aula aprì la porta e mi fece cenno di entrare.
«Oltre a essere cintura nera di Karate sono anche campionessa di Taekwondo. Così, giusto per informarla» continuai, entrando nell'aula mentre quel professore sorrideva.Si sedette dietro la cattedra e mi fece cenno di accomodarmi su una sedia di fronte a lui.
Venne fuori che Carlo quando chiese il piano scolastico con i relativi compiti da passarmi, sia questo professore che altri si incuriosirono e vollero sapere chi fosse la destinataria.
«Per questo motivo, ci chiedevamo se ti piacerebbe frequentare le lezioni.»
»Non posso, lavoro» dissi, facendo spallucce.
«So anche questo. Carlo mi ha detto molte cose di te.»
Ah, sì? E cosa le avrà mai detto di me? Non la avrà mica informata della mia famiglia, vero?«Comunque, visto che lavori, potresti frequentare la scuola il sabato mattina. Mi farebbe molto piacere.»
«Non so se ad altri farebbe piacere» dissi a denti stretti, pensando al bulletto.
«Ma certo che sì! Vedrai che ti troverai bene in questa scuola.»
L'entusiasmo di questo professore era disarmante. Io invece non riuscivo a essere contenta. Mi si stava presentando la possibilità di frequentare la scuola eppure mi sentivo spenta.Non è vero che quando arriva la felicità riesci ad assaporarla. E se sei un infelice cronica te ne accorgi a malapena, come se qualcosa ti avesse sfiorato e mentre stai cercando di capire cos'è, quel qualcosa se n'è già andato.
«Ti prometto che nessuno qui ti farà del male» disse mostrandomi un sorriso sincero mentre io gli mostrai un'espressione stupita.
«Ti osservo già da un po'. E visto che ho sempre e solo sentito del turpiloquio nei tuoi confronti e vorrei capire il motivo di...» «Come, scusi? Può ripetere? Quella parola...turtoloquio» chiesi incuriosita.Al professore gli si illuminò il viso: «Turpiloquio» corresse.
«Posso avere quel post-it lì e una biro?» chiesi, indicando un blocchetto giallo.
«Tieni.» mi passò il foglio e io scrissi quella nuova parola.
«Posso sapere che cosa farai con quel termine che ti sei segnata sul post-it?»
«La aggiungo alla lista della parola del giorno. Adoro imparare termini nuovi» dissi, sorridendo.
«E sai cosa significa turpiloquio?»
«No, ma quando sarò a casa cerco il significato su internet.»
«Significa linguaggio osceno» disse mentre si alzava e andava verso un armadietto che stava dietro di lui. Tirò fuori qualcosa, ritornò e lo appoggiò sul banco. Era un dizionario.
Un super mega stratosferico esagerato vocabolario, che bello!«Te lo regalo.»
«Davvero?»
«Sì, prendilo pure.»
«La ringrazio.»
Quel tomo era pesantissimo ed era diventato mio. La felicità mi aveva appena sfiorata e io stavo facendo di tutto per aggrapparmi e andare via con lei.«Vedrai che sarà una bella esperienza e se qualcuno dovesse darti fastidio vieni pure a dirmelo. Prima ero alla finestra e ho visto cosa ti ha fatto Andrea Moro.»
Ecco, mi ero aggrappata alla felicità e ora ero in caduta libera e mi stavo sfracellando a terra.
Mi rabbuiai.
Per un attimo ero riuscita a dimenticare l'episodio con il bulletto.«Non voglio insistere, però sappi che per qualsiasi cosa puoi contare su di me.» «D'accordo» dissi, infilando il dizionario nella sacca.
Mi alzai e prima di congedarmi promisi: «Farò in modo di venire a scuola.»
Glielo dissi anche se sapevo che avrei fatto fatica a frequentare le lezioni. Il bulletto non mi avrebbe dato tregua. Ma la voglia di frequentare la scuola era ai massimi livelli.
Me ne andai.Spazio autrice:
Ehilà, Wattpadiani, come state?
La speranza è l'ultima a morire.
Secondo voi, Viola riuscirà a seguire le lezioni?
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Viola
Romance(COMPLETA) Viola è una ragazza di diciassette anni e ha un unico desiderio: studiare. Solo che non può perché vive insieme alla sua famiglia numerosa ed è costretta ad andare a lavorare nella riseria dove lavorano già il padre e il fratello maggior...