Capitolo 3.

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La luce del sole mi infastidiva gli occhi ancora chiusi, e li strofinai con le mani, aprendoli lentamente. Tenni lo sguardo fisso sulla finestra, accorgendomi poco dopo che non fosse la finestra di camera mia. Mi accorsi poi che la mia testa si alzava e si abbassava a ritmo di un respiro regolare, e abbassi lentamente gli occhi, non trovandoci il letto ma bensì il petto di qualcuno. Cercai di alzarmi, ma una braccio mi strinse la vita. Spalancai gli occhi a quel contatto. Alzai poi la testa, trovandomi il viso addormentato di Andrew. Trattenni il respiro.

Ero in una camera non mia, mi ero addormentata su Andrew che mi teneva ancorata a sé, e non indossava la maglietta. L'unica cosa che speravo, era che fossi vestita. Alzai lentamente il lenzuolo, trovandomi con la camicia di Andrew addosso. Porca miseria. Riabbassai il lenzuolo con calma, nella speranza di non svegliare Andrew. Improvvisamente immagini sfocate di noi due mi tornarono in mente, ma non avevano molto senso. Mancavano dei pezzi. Prima Bryan, poi il bacio tra me e Andrew, poi il buio. L'unica cosa che dovevo fare era quella di svigliarmela senza lasciare tracce, forse lui non si sarebbe ricordato niente, magari era ubriaco quanto me, o forse di più. Presi un respiro profondo cercando di alzarmi, e una volta che ci riuscì trovai il mio intimo sparso a terra. Oh signore. Fa che non abbiamo fatto quello che sto pensando. Per favore.

"Cazzo!" Imprecai a bassa voce, recuperando le mie mutandine di pizzo nere. Le indossai senza togliere la camicia, cercando il reggiseno. Mi abbassai a guardare sotto il letto, e quando rialzai la testa con il reggiseno in mano i miei occhi incrociarono quelli Andrew. Mi bloccai sul posto, serrando le labbra.

Nessuno dei due parlava, ci limitavamo a guardarci. Poi lo sguardo di Andrew ricadde sul mio petto, coperto solo dalla sua camicia. Lo abbassai anche io, sentendo persino le orecchie bruciare. Non ne avevo motivo visto che copriva tutto, ma il suo sguardo mi metteva in.. difficoltà.

"Bella camicia." Scherzò lui. Non c'era malizia nel suo tono di voce, forse stava cercando di mettermi a mio agio. La cosa mi fece piacere, ma mi ritrovai più in imbarazzo di prima. Non parlai, continuai a guardarlo in silenzio. I miei occhi esaminarono la sua figura, studiando ogni singolo dettaglio, fermandosi poi all'elastico dei boxer.
Aspetta, se forse lui indossava i boxer allora noi..

"Noi.. noi abbiamo.." mi fermai, non sapendo esattamente come continuare. « Noi abbiamo fatto sesso? » , « noi abbiamo fatto l'amore? ». Non sapevo neanche io come esprimermi.

Andrew sospirò, abbassando gli occhi. Sentivo il respiro iniziare a mancarmi, l'ultima cosa che volevo era che avessi fatto.. quello, con lui, ed essere considerata una delle tante dal resto della scuola. Mi bastava già la nomina di "cornuta", che sicuramente avevo già da due anni.

"Drew?" Lo richiamai, nella speranza che la sua risposta fosse negativa.

Lui alzò gli occhi sulla mia figura, abbassandoli poi nuovamente, iniziando a giocare col lenzuolo. "Noi.." si bloccò, guardandomi nuovamente. Prese un respiro profondo. "Si Ester. Si."

Mi ritrovai a sbarrare occhi e bocca, avendo probabilmente un'espressione come quella del quadro « L'urlo » di Edward Munch.

"Oh signore." Mi ritrovai a dire, mettendomi in piedi. "Quindi noi due.."

Lui annuii, senza dire una parola. Improvvisamente, l'aria da ragazzo sicuro di se e arrogante che per molti anni avevo riconosciuto in Andrew, sembrò svanire. "Oh mamma." Sussurrai, portandomi le mani sul viso.

"Ester." Mi richiamò Andrew. Feci uno spiraglio con le mie dita, guardandolo da lì. "Eri vergine?" Chiese quasi.. preoccupato? Spaventato?

Negai con la testa. "No, non lo ero." La mia voce uscì soppressa dalle mie dita, così abbassai le braccia lungo i fianchi. "Ma ugualmente tu ed io non dovevamo.." Gonfiai le guance, indicano entrambi con le dita.

Avevo delle forti fitte alla testa, ma le ignoravo. La mia preoccupazione, in quel momento, era che io e lui eravamo arrivati a fare quello. Oh mamma. Volevo essere inghiottita dal pavimento. Il mio sguardo ricadde sulla mia borsa, sparsa sul pavimento. La afferrai, in cerca del cellulare. Trovai dodici chiamate perse da Savannah, ventitré da mia madre e due da un numero sconosciuto. Mi concentrai su quelle di mia madre. Ora sì che ero morta. Richiamai prima Savannah, che mi rispose al terzo squillo.

"Ma dove diavolo sei finita?" Mi urlò dall'altro capo del telefono. "Ero preoccupatissima per te, pensavo ti fosse successo qualcosa!"

"Io.." mi bloccai, guardando Andrew. Mi sembrava così indifeso in questo momento. "Io sto bene, ma credo che non lo sarò ancora a lungo. Ho un sacco di chiamate perse da parte di mia madre."

"Per quanto riguarda questo, tranquilla. Ha chiamato me, e le ho detto che eravamo a casa mia, e che ti eri addormentata." Sospirai di sollievo. "Ma tu devi spiegarmi che diavolo hai combinato!" Urlò così forte che feci una smorfia, allontanando il telefono dal mio orecchio.

"Va bene Savannah, ma non urlare. Ho un mal di testa tremendo." Mi portai la mano libera al punto in cui sentivo dolore, massaggiandolo con le dita.

"Mi stai dicendo che sei sparita, e oltretutto ubriaca! Ti prego dimmi che non hai fatto.. quello." Feci una smorfia con le labbra, restando in silenzio. "Ester?" Mi richiamò Savannah.

"Ne parliamo di persona." Dissi solamente, chiudendo la chiamata.

Chiamai poi mia madre che rispose quasi subito. Le dissi che stavo bene, e che sarei tornata a casa per l'ora di pranzo. Per tutto il tempo Andrew continuò a guardarmi, e di tanto in tanto gli lanciavo alcune occhiate. Mi schiarii poi la voce, puntando il mio sguardo nel suo. "Non è.. non è che per caso potresti accompagnarmi da Savannah?"

Lui strabuzzò gli occhi, forse sorpreso dalla mia proposta. "Si. Chiamo Cameron e dico di venirci a prendere." Si scostò il lenzuolo dalle gambe, scendendo dal letto e mettendosi di spalle alla mia figura. Involontariamente il mio sguardo ricadde sul suo fondoschiena. Spostai lo sguardo rossa di vergogna, anche se non ne avevo motivo. Infondo lui non mi aveva visto. Mi girai di spalle anche io dopo aver recuperato il mio vestito, togliendo poi la camicia ed indossando il reggiseno. Indossai poi il mio vestito, non riuscendo però a salire la cerniera che era posta sulla schiena. La sera prima era stata Savannah ad aiutarmi. Tossii leggermente, facendo girare Andrew. "Potresti.. potresti salirmi la cerniera?" Chiesi in imbarazzo. Lui annuì, avvicinandosi a me.
Mi misi di spalle, spostandomi i capelli di lato. Le sue dita, mentre saliva la cerniera, sfioravano la mia schiena, e mi sentii rabbrividire.
Iniziò poi a giocare con le dita delle mia mano, accarezzando poi il mio braccio fino alla spalla, appoggiando la testa nell'incavo del mio collo. Mi ritrovai a trattenere il respiro.

"Ester." Mi richiamò Andrew, sospirando. Restai in silenzio. Non riuscivo a dire una parola. Sospirò ancora. "Ho una proposta da farti." Mi girai a guardarlo confusa, trovandolo a un palmo dal mio viso. Sbarrai gli occhi, facendo un passo indietro.
Lui non si mosse, continuava a mantenere il suo sguardo fisso su di me. "Di-dimmi." Dissi mentre l'ansia iniziava ad assalirmi.

"Io e te, potremmo diventare amici di letto." Una frase uscita dalle sue labbra con calma, mentre il mio cuore perse battiti, uno dietro l'altro.

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