Capitolo 8.

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Andrew pov's

Quando avevo ricevuto la chiamata di Ester, ero rimasto sorpreso dalle sue parole. Sapevo a cosa si riferisse, ma una parte di me non voleva crederci. Avevo ancora le parole impresse di Cameron, ma quando l'avevo trovata fuori dalla porta di casa mia, con gli occhi che brillavano sotto la leggera luce del sole, ed i capelli legati in uno chignon non ero riuscito a trattenermi. Si era lanciata addosso, facendo scontrare le sue labbra con le mie. In pochi instanti ci eravamo ritrovati sul mio letto, nudi, a placare ogni sensazione. Ester dormiva sul mio petto avvolta fino al mento dal lenzuolo. Aveva l'espressione rilassata, ed il suo petto si alzava e si abbassa ad un ritmo regolare. Mi ero preso la briga di accarezzarle dolcemente i capelli, mentre con un braccio la tenevo avvinghiata a me. Non sapevo per quale motivo, ma speravo che quel momento durasse in eterno. Poco dopo mi addormentai anch'io, rilassato dal pensiero che lei fosse qui, nel mio letto, con me.

Quando mi svegliai, fuori era buio, e non avevo più Ester sopra di me. Tastai il letto cercandola, ma non la trovai. Girai la testa di lato spaesato, sentendomi vuoto. Mi vestii velocemente, scendendo in cucina. Nessuna traccia di Ester. Le scrissi un messaggio chiedendole che fine avesse fatto, ma non mi rispose, lasciandomi con mille punti interrogativi per la testa.

Ester pov's

Quando mi ero risvegliata stretta ad Andrew, avevo sentito il cuore perdere un battito. Mi era tornato in mente tutto quello che avevamo fatto, e involontariamente mi ero toccata le labbra con le dita, dove poco prima c'erano state appoggiate le sue.
Mi alzai dal suo corpo stando a tenta a non svegliarlo, vestendomi velocemente, sparendo, poi, dalla sua stanza come un ladro. Avevo controllato il telefono, non trovando nulla di cui dovessi preoccuparmi. La casa di Andrew non distava molto dalla mia, una ventina di minuti circa a piedi. Fuori era buio, e mi strinsi nella mia giacca di pelle. Avevo sempre odiato camminare per strada sola quando era buio.

Quando ero arrivata poi a casa, mi ero fiondata sotto la doccia, cercando di schiarirmi le idee su quello che stavo facendo. Era giusto? Era questa l'unica domanda che mi sorgeva spontanea.

Avevo controllato poi il telefono, trovandoci un messaggio di Andrew, a cui non avevo risposto. Che fine hai fatto?
Erano queste le parole riportate nel messaggio, ed ora, mentre sistemavo le mie cose nell'armadietto speravo con tutta me stessa di non incontrarlo.
Sentii qualcuno appoggiarsi all'armadietto accanto al mio, e alzando lo sguardo mi accorsi che fosse Bryan. Alzai gli occhi al cielo, ignorandolo. "Dobbiamo parlare." Pronunciò quelle parole con calma e sicuro di sé, come se si aspettasse una risposta positiva. "Non abbiamo niente da dirci." Chiusi il mio armadietto, voltandogli le spalle. Feci un passo avanti, ma venni bloccata dalle sue mani che tenevano il mio polso. Il mio sguardo ricadde sulla sua mano, e poi nel suo sguardo. Dentro esso ci vidi qualcosa di diverso, forse.. pentimento?

"Per favore." Disse in un sussurro. Continuavo a ripetermi che non dovevo farmi incantare dal suo dispiacere, perché poi quella a starci male sarei stata io. "Non ho niente da dirti." Dissi di getto, strattonando il mio polso dalla sua presa, riuscendo a liberarlo. "Io si. Ti chiedo di concedermi solo pochi minuti."

"Ho detto no, Bryan." Affermai decisa, facendo scattare la sua mascella. Quel suo movimento fece accendere un'allarme dentro di me, che mi gridava di allontanarmi da lui, ma lo ignorai. Volevo dimostrargli che non mi faceva paura.

"Ester." Ringhiò. "Ti sto chiedendo solo un paio di minuti." Affermò, prendendo un respiro profondo, mentre faceva un passo in avanti. Non mi mossi. "Bryan, non abbiamo niente da dirci. È finita, fattene una ragione." Dissi brusca.

Lui mi afferrò per le spalle, avvicinando il suo viso al mio. "Tra me e te non è mai finita, Ester. Ci sono stati malintesi, ma non puoi buttare all'aria tutto quello che abbiamo creato." Senza neanche accorgermene la mia mano andò a contatto con la sua guancia, producendo un suono sordo, esattamente come quella volta che l'avevo visto baciare un'altra. Lui girò la testa di lato, stringendo la presa sulle mie spalle, facendomi male. "Bryan, lasciami." Sussurrai. "Mi stai facendo male."

Lui sembrò ignorare le mie parole, aumentando ancora di più la stretta. Sul mio viso si dipinse una smorfia dal dolore che mi stava causando. Non era niente di insopportabile, ma mi spaventava la piega che avrebbe potuto prendere quella situazione. "Bryan." Lo richiamai ancora, questa volta usando un tono di voce più alto. "Ti ho detto di lasciarmi."
Lui mi ignorò nuovamente, restando fermo in quella posizione, la testa girata di lato, la mascella contratta, gli occhi serrati, la presa forte sulle mie spalle.

Una figura si mise tra me e Bryan, staccando le sue mani dalle mie spalle. Senza accorgermene mi ritrovai a massaggiarle. "Aveva detto di lasciarla, amico." Al sentire la sua voce mi trovai a spalancare gli occhi. Come faceva a trovarsi sempre nelle vicinanze quando Bryan era vicino a me? Mi sporsi dalla spalla di Andrew, guardando Bryan che teneva lo sguardo fisso su Andrew. Aveva ancora qualche livido, ma che sfumavano con il colore della sua pelle. "Sullivan, togliti dai coglioni." Gli ringhiò. Lo sguardo di Bryan, poi, ricadde su di me. "Te la fai con questo adesso?" Disse con disprezzo. Notai i pugni di Andrew stretti lungo i fianchi e le spalle tese, e gli poggiai una mano sulla schiena, notando le sue spalle rilassarsi a quel contatto. "Non sono come te, Bryan." Mi difesi, mettendomi di lato ad Andrew. "Non ti ho mai tradito quando stavamo insieme, e se adesso ho qualche tipo di rapporto con Andrew non sono cose che ti riguardano. Tra noi è finita, non ti devo più nessuna spiegazione." Spiegai calma. Il respiro di Bryan si fece più pesante, e fece un passo in avanti nella mia direzione. Andrew mi spinse dietro la sua schiena, fronteggiando Bryan. "Non ti conviene." Disse solo. Bryan alzò le mani in segno di resa, facendo un passo in dietro mentre un sorriso divertito gli riempiva il viso. Rimasi confusa dalla sua reazione. "Tienitela pure." Disse con amarezza, allontanandosi da noi.

Andrew si girò verso di me, guardandomi negli occhi. "Stai bene?" Chiese dolcemente, accarezzandomi la guancia. Mi lasciai cullare dalle sue carezze, piegando la testa di lato e socchiudendo gli occhi. Annuii solamente. "Perché ieri sei sparita?" Sussurrò, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Riaprii gli occhi, trovandolo tremendamente vicino al mio viso. Sentii il respiro mancarmi. "Scusa. Era tardi e.. dovevo andare." Dissi con esitazione. "Non volevo svegliarti." Aggiunsi.

"Non farlo più." Mi pregò. "Pensavo di aver sbagliato qualcosa." Lo guardai confusa, e lui continuò. "Pensavo di averti dato fastidio in qualche modo, o di averti messo in imbarazzo." "No, al contrario." Ammisi. "Mi hai fatto.. star bene." Sentii il calore espandersi sulle mie guance, e sul suo viso comparve un sorriso. Mi lasciò un bacio sulla guancia, accarezzando con la mano l'altra. "Ci vediamo." Disse allontanandosi, facendomi iniziare nuovamente a respirare regolarmente.

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