Capitolo 13.

2.8K 70 0
                                    

Parlando sinceramente, a una settimana di distanza, non mi ero mai sentita così bene. Certo, quella piccola percentuale di senso di colpa per aver ricattato una persona - cosa che non apparteneva a Ester - c'era, ma quella sensazione di realizzazione che avevo coltivata la superava di lunga. Ero anche più rilassata, sia mentalmente che fisicamente. Con Andrew ci vedevamo quotidianamente, in un modo o nell'altro. Credo fosse questo il motivo della mia percentuale di stress in meno. Una grande percentuale.
Kimberly, poi, era sempre più strana. Mi stava attaccata sempre, ogni volta che ne avesse l'occasione. A Savannah questa cosa puzzava, ma a me dava solo l'impressione di una ragazza che cercava di farsi nuovi amici, nonostante quel suo comportamento poco eloquente alle volte.
Con Cameron.. beh, ci evitavamo. A quanto pareva non gli andavo molto a genio. Mi ero ricreduta sulle cose che pensavo di lui, Savannah aveva ragione. Evidentemente era il karma.
Con Paul avevo instaurato un rapporto che non avevo mai avuto prima con un ragazzo. Era una specie di fratello aka padre. Ogni qualvolta ne avessi bisogno bastava uno squillo, che arrivava in mio aiuto. L'avevo persino memorizzato "eroe" sulla rubrica del telefono.  
Roy e Edward, invece, erano una specie di guardie del corpo. Si divertivano a gironzolarmi intorno, essendo a conoscenza di quanto odiassi essere controllata. Spesso facevano scommesse fra loro a chi mi infastidisse più in fretta. Il tutto davanti a me.

"Non posso ancora crederci!" Ride Savannah. "Se ripenso a quell'articolo mi vengono ancora le lacrime agli occhi dalle risate." Si asciuga gli angoli di quest'ultimi, cercando di placare le risate.
L'articolo tra me e Andrew che smentiva quello precedente era stato.. carino. Katrin aveva posto le sue scuse tramite le parole di quel giornale, anche se ero sicura fosse stato solo perché ero a conoscenza del suo stupido segreto. Tutto grazie a Kimberly, oltretutto.
Dopo attente osservazioni, mi spiace smentire quanto detto precedentemente. A quanto pare, tra Andrew Sullivan ed Ester Smith le cose sono sincere e reciproche. Quello che non sembra voglia accettare questa cosa sembra il nostro Bryan Senderson, il quale, da come si può notare, lancia sguardi di fuoco ai due. Sembra ribollire di rabbia! Che si accenda un nuovo fuoco? Non resta che aspettare!
Erano state queste, le sue parole. Semplici, ma d'effetto. O almeno per me.

"Insomma, sei stata grande!" Mi sorride Sav, dandomi il cinque. "Aspetta, cosa?" Mi punta la forchetta di plastica contro Paul. "Sei stata grande?" Evidenzia la prima parola della frase, inarcando un sopracciglio. "Beh.. forse." Mi stringo nelle spalle, sperando che quel discorso non si approfondisse. "Oh, puoi giurarci!" Afferma Sav battendo i palmi delle mani sul tavolo. "Ester l'ha ricattata!" Aggiunge.
Apro leggermente la bocca strabuzzando gli occhi mentre gli occhi di tutti sono sulla mia figura. "Non l'ho ricattata." Mi difendo. "Le ho solo detto che se non avesse cancellato l'articolo avrei detto il suo segreto in giro.." sussurro. "Aspetta, quel segreto?" Ride Edward. Sorrido imbarazzata in modo impacciato. "E come l'hai saputo?" Continua. "Da.. un'amica." Mi stringo nelle spalle, prendendo un broccolo con quella specie di posata, che oltretutto ero sicura sarebbe pronta a spezzarsi da un momento all'altro. "E perché lo avresti fatto?" Roy appoggia i gomiti sul tavolo unendo i palmi delle mani appoggiandoci la testa sopra guardandomi curioso. Deglutisco, guardando Andrew. "Beh.." prendo un respiro profondo, incoraggiandomi mentalmente. "Non volevo che qualcuno si intromettesse nella relazione tra me e Andrew." Annuisco in certa, mentre sento Andrew tossicchiare al mio fianco.

Roy e Edward iniziano a fare versi strani, mentre si riempiono di pacche sulle spalle. Io sono impegnata a guardare Andrew che deglutisce in fretta l'acqua che si trova all'interno della sua bottiglietta di plastica. Appoggio il gomito sul tavolo, grattandomi il collo imbarazzato. Avevo appena commesso una stronzata.

"Già." Parla Andrew, e sento la sua mano circondare il mio giro vita, attirandomi più vicina a lui. D'istinto alzo il viso verso il suo, e nel giro di pochi minuti - dopo giochi di sguardi che si alteravano dagli occhi alle labbra e viceversa - mi ritrovai le sue labbra piene, morbide ed esperte sulle mie, un po' sottili, screpolate e inesperte, limitandosi ad un bacio a stampo. Che dato qui, davanti a tutti, davanti ai nostri amici, mi aveva fatto stare bene. Un bene irreale, in realtà. Io e lui non eravamo altro che amici di letto, e la sola idea che stessimo mentendo a tutti mi faceva sentire in colpa. Tanto in colpa.

"Così le cose tra voi due stanno diventando serie." Ammicca Roy, dando una gomitata di complicità ad Edward, che beve un po' della sua coca zero dalla cannuccia blu. Mi lecco le labbra schiarendomi la voce, allontanandomi leggermente da Andrew. "Vado in bagno." Annuncio. Sistemando la gonna del vestito a fiori che indossavo quel giorno.

Ero abbastanza strana quel giorno, in realtà. Avevo un vestito a fiori, una coda di cavallo e delle ballerine chiare. Un misto tra il color panna e il bianco.
Una volta in bagno appoggiai le mani sul lavandino, guardandomi allo specchio di fronte. Non avevo idea di cosa si stava creando. L'ultima volta che io e Andrew eravamo finiti a letto insieme, era stato diverso. A livello emotivo, intendo. Anche un po' a livello fisico, in realtà. Era stato più dolce, cullandomi con movimenti calmi e appaganti, che non centravano nulla con le volte precedenti. Le volte precedenti era solo sesso, ma questa volta, sentivo che era stato diverso. Ero sicura si trattasse qualcosa che andasse oltre il sesso, oltre l'attrazione fisica, oltre la chimica.
Evidentemente stavo delirando, e con essi anche i sentimenti che iniziavo a provare per Andrew.

Ad esempio, riguardante l'episodio di poco fa, non sapevo se prendermela con lui per star prendendo in giro i nostri amici o con me stessa, che glielo stavo permettendo. "Dio.." Sussurrai, chinando il capo.

Il bussare della porta mi distrasse, e mi fece confondere. Chi mai bussava alla porta di entrata del bagno? "Sono Cameron." Sentii dire. "Avrei bisogno di parlarti. Adesso."

Cameron, lo stesso Cameron che mi evitava come la peste, voleva parlarmi? Forse gli era successo qualcosa, forse qualcosa nella storia fra lui e la mia migliore amica non andava bene - anche se non sembrava -, o forse voleva semplicemente un consiglio. Magari si era accorto che i suoi comportamenti nei miei confronti erano ingiusti e senza senso - non che i miei all'inizio fossero da meno - e voleva chiedermi scusa.

Presi un respiro profondo, avvicinandomi alla porta. La aprii successivamente, chiudendosela poi alle spalle. Mi trovavo di fronte Cameron, occhi contro occhi. Gli sorrisi a labbra serrate, che lui ricambiò quasi subito. "Si tratta di Andrew." Disse subito. Lo guardai confusa. "È successo qualcosa?"
"Ascolta, ti sembrerà assurdo, ma non è come sembra a te. Non ti odio - come avrai probabilmente pensato -, Ester. Solo che non voglio affezionarmi ad una persona che potrebbe essere ferita da una persona a me cara. Ferirebbe anche me, capisci?" Aggrottai le sopracciglia. "Cameron, non ti seguo." Mi mossi sul posto. "Okay." Prese un respiro profondo, prendendomi per le spalle. "In questo momento mi starai prendendo per pazzo, è plausibile, lo capisco. Ma quello che sto cercando di dirti è che se ti sto evitando, ho i miei motivi. Non prenderla sul personale, tu sei una ragazza.." mi squadra, tornando poi a guardarmi negli occhi. "..sei una ragazza okay. Ti chiedo solo una cosa, non affezionarti troppo ad Andrew. Potresti ritrovarti col cuore spezzato prima che tu te ne accorga."

Strabuzzai gli occhi, prendendo il mio cuore in mano. Io ad Andrew mi ci ero affezionata, e anche tanto. Magari non in quel senso, mi ci ero affezionata in amicizia, ma mi ci ero pur sempre affezionata. Il ragazzo definito "cattivo ragazzo della scuola" ai miei occhi, era innocuo. E non lo dicevo solo per difenderlo, ma perché era davvero così. Sentivo di potermi fidare, di potermi aprire. Gli avevo raccontato dei miei genitori, di Kimberly. Era stato gentile nei miei confronti, mi aveva detto delle parole dolci, e mi aveva portato a mangiare il gelato, sapendo quanto lo adori.
Con me non era l'Andrew Sullivan che veniva descritto dalle voci di corridoio, cambiava radicalmente. Probabilmente mi sbagliavo, forse vedevo solo la parte di lui che volevo vedere, ma ero sicura che non fosse così. Ero sicura che quello fosse il vero Andrew.

"C'è qualcosa che devo sapere?" Chiesi a Cameron col cuore in gola, dopo un lungo momento di silenzio. Lessi nei suoi occhi una strana scintilla, forse dispiacere, forse consapevolezza di qualcosa che io non sapevo. Era un qualcosa che non riuscivo a decifrare fino infondo. Mollò la prese per le mie spalle, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Mi rivolse un sorriso quasi spento, vuoto. "No, Ester. Non devi sapere niente." Si allontanò sparendo in mezzo ai corridoi della scuola, lasciandomi con la sensazione che dovessi sapere. Che dovessi sapere tante cose.

LOVERS BY CHOICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora