"Non hai una bella cera." Incrociò le braccia al petto Edward, appoggiandosi all'armadietto di lato al mio. Continuai a sistemare le cose all'interno dell'armadietto in silenzio. Ieri sera, dopo la conversazione avuta a casa di Cole, non avevo chiuso occhio. Mi ero addormentata pochi minuti prima che suonasse la sveglia, e nonostante il sonno che mi trascinavo addosso chiedendo pietà, saltando un giorno di scuola, la parte di me responsabile e cosciente del fatto che a breve l'ultimo anno scolastico sarebbe terminato, mi impose di alzarmi dal letto comodo e caldo, preparandomi per un'altra giornata circondata dalle mura scolastiche.
"Eh già." Annuì Roy. Lo guardai da sotto le mie ciglia corte e struccate, procurandogli una smorfia. Alzai gli occhi al cielo. "Faccio paura, non è vero?" Borbottai, chiudendo l'armadietto. "Abbastanza." Sorrise Edward, ma lo presi più per una presa per il culo. Finsi una risata prima di ironia, girandomi a guardarli. "Avete intenzione di pedinarmi anche oggi?" Socchiusi gli occhi, incrociando le braccia al petto. "Probabile." Restò sul vago Roy, stringendosi nelle spalle.
"Rossa lentigginosa incazzata a ore dodici." Si staccò dall'armadietto Edward, facendomi girare. Quello che aveva detto, in effetti, era vero. Una Kimberly camminava a passo spedito nella nostra direzione, mentre continuava a lanciare sguardi di fuoco. Piantai i piedi ben saldi a terra, fin quando non ci trovammo una di fronte l'altra. "Ti serve qualcosa?" Incrociai le braccia al petto, puntando il mio sguardo nel suo. "Giuro che se mi ficco nei guai vi uccido entrambi." Borbotta, afferrandomi un polso e iniziando a camminare. Cercai di opporre resistenza, ma il suo passo era deciso e veloce.
"Ma che diavolo..?" Borbottai, trovandomi chiusa in uno degli sgabuzzini della scuola, al buio. "Kimberly? Kimberly! Fammi uscire immediatamente da qui!" Sbatto la mano più volte sulla porta, fin quando la luce non si accende.
Ma dove diavolo erano finiti Roy ed Edward quando servivano?
Bloccai ogni mio movimento, cercando di mantenere la calma. Mi girai lentamente, scontrandomi con un paio di occhi neri ed un paio di occhi azzurri. Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
Tutta la pura che avevo da quando ero stata rinchiusa in queste quattro mure era svanita."Dobbiamo parlare." Disse Savannah, avvicinandosi lentamente. "Non ho niente da dirti." Ribattei, fulminandola con lo sguardo. "Savannah non c'entra niente con la questione. L'ha saputo pochi giorni prima che.. che succedesse quel che è successo." Si schiarì la voce Andrew, abbassando lo sguardo.
Mi morsi l'interno guancia, aspettando che continuassero. Non avevo intenzione di dire o fare qualcosa, neanche riempirli di insulti. Andrew e Savannah si guardarono, prendendo entrambi un respiro profondo. "L'ho saputo pochi giorni prima della tua chiacchierata con Cameron." Sorrise a labbra strette, ma era uno di quei sorrisi di circostanza, come per volersi scusare di qualcosa. "Non sapevo cosa fare. Volevo mantenere la mia amicizia con te ed essere sincera come ogni volta, ma allo stesso tempo non volevo rovinare tutto quello che avevi creato con Andrew. Si vedeva quanto foste presi l'uno dall'altro. Mi sarei sentita in colpa in entrambi i casi, così ho messo la tua felicità davanti alla sincerità."
"Ho detto a Kimberly che non volevo saperne più niente della scommessa, così il giorno dopo ha cercato di instaurare un qualsiasi tipo di racconto con te, facendo poi quello che ha fatto." Avanza di un passo ma indietreggio, finendo con le spalle contro la porta. Abbassa lo sguardo fermandosi, puntando poi - nuovamente - i suoi occhi nei miei. "Volevo dirtelo Ester, ma non sapevo come fare. Ero cosciente del fatto che ti saresti allontanata in entrambi casi, così ho cercato.. di allungare i tempi."
"Ester, devi scusarci." Sussurra Savannah aggrottando le sopracciglia, facendo assumere al suo viso un'espressione di dispiacere mischiato a tristezza. "Non volevamo ferirti, questa era l'ultima cosa che avremmo voluto."
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RomanceUna rottura di fidanzamento, una festa, un cattivo ragazzo. Andrew Sullivan, che veniva soprannominato così dagli studenti presenti nella scuola, aveva in pugno il cuore di Ester. Poteva scegliere due strade: tenerlo con se è curarlo, o romperlo co...