Capitolo 5.

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Il giorno dopo, mi sveglia di buonumore. La visita di Andrew mi aveva fatto piacere, e dopo aver sigillato quella sorta di patto con la stretta di mano avevamo cambiato radicalmente discorso, e mi aveva fatto ridere tutto il tempo. Se ne era andato poco prima che tornasse mia madre, e forse era stato meglio così.

Stavo iniziando a ricredermi sulle voci che giravano sul suo conto. Non era arrogante, non con me. Non fino a quel momento, almeno.

Scostai le coperte dal mio corpo, scegliendo cosa indossare. Mi ero stranamente alzata in anticipo. Guardai da cima a fondo il mio armadio, e non mi piaceva più di niente di quello che c'era all'interno. Optai per un jeans nero a vita alta stretto, con uno strappo sul ginocchio destro, e una maglia stretta a mezze maniche bianca, che infilai dentro i pantaloni. Indossai le solite scarpe da ginnastica nere, andando poi verso il bagno. Applicai un po' di copri occhiaie intorno agli occhi, del mascara e un rossetto color ciliegia, che non dava molto nell'occhio. Spazzolai i capelli, dando loro una botta con la piastra rendendoli più lisci di quanto non fossero già. Preparai poi lo zaino, mettendolo su una spalla e scendendo al piano di sotto. Salutai mia madre con un bacio sulla guancia, prendendo un toast e iniziando a mangiarlo.

"Mi sembri felice stamattina. Novità?" Mi chiese, posando il giornale che leggeva ogni mattina sul tavolo.

Scossi la testa in segno di negazione. "Nessuna novità. Ho solo capito che è inutile piangersi addosso per un idiota come Bryan."

"Beh, ti do pienamente ragione." Mi sorride, dandomi un buffetto sulla guancia. Gli sorrisi dolcemente, bevendo del succo di frutta e alzandomi poi dalla sedia, pronta per dirigermi a piedi verso scuola. Non distava molto, per fortuna.

Sentii suonare un clacson che non conoscevo, e successivamente il mio telefono iniziò a vibrare, mostrando che Savannah mi stesse chinando.

"Pronto?" Risposi stranita. Di solito io e Sav ci vedevamo direttamente a scuola.

"Muovi quelle tue chiappette ed esci, siamo fuori." Mi urlò. Allontanai il telefono dall'orecchio facendo una smorfia.

"Siamo?" Domandai confusa.

"Io, Cameron e Andrew. Su dolcezza, manchi solo tu." Riattaccò, lasciandomi perplessa. Erano venuti a prendermi a casa? Ma che diavolo stava succedendo. "Vado a scuola con Savannah e due miei amici, mamma." Gli comunica lentamente, ancora sotto shock. "Va tutto bene tesoro?" Mi chiese. Annuii, uscendo poi di casa. Mi diressi a passo veloce verso la macchina, salendo poi dietro. Andrew e Cameron, che erano avanti, si girarono a guardarmi. Il primo mi sorrise, mentre il secondo me fece un cenno con la mano. Salutai entrambi, girandomi a guardare poi Savannah in cerca di spiegazioni. Lei si mise a fischiettare, guardando fuori dal finestrino. Le pizzicai un fianco. "Ahi!" Si lamentò, massaggiandosi il punto in cui poco prima l'avevo pizzicata. Spalancai gli occhi e li richiusi velocemente, facendole capire che mi avrebbe dovuto spiegare. Mi mimò con le labbra un "dopo" e mi appoggiai al sedile con la schiena. Involontariamente mi misi a guardare il profilo di Andrew. Mi chiesi se fosse legale tutta quella bellezza. Sospirai pesantemente, chiudendo gli occhi.

Quando arrivammo a scuola mi diressi verso il mio armadietto insieme a Savannah, mentre Andrew e Cameron rimasero con gli altri della squadra.

Stavo sistemando le mie cose dentro l'armadietto, quando venni strattonata da una spalla. "Prima baci Sullivan e poi sali in macchina con lui?" Sbraitò Bryan. Lo guardai negli occhi inizialmente spaventata, ma quando mi tornarono in mente le cose che aveva fatto mi allontanai dalla sua presa, continuando quello che stavo facendo, ignorandolo. "Sto parlando con te, Ester." Mi ringhiò contro.

Sbattei con forza il mio armadietto, sospirando profondamente. "Ti ho già detto che devi sparire dalla mi vita." Gli ringhiai a mia volta. "O non sono stata abbastanza chiara?" Questa volta mi ritrovai ad urlare, spingendolo dal petto. Lui barcollò sorpreso. Non si aspettava questa mia reazione. Neanche io, in realtà. Ma vederlo mi fa provare una rabbia repressa. 

"Ester, dobbiamo parlare." Disse sospirando a fondo. Stava cercando di mantenere la calma. Lo potevo notare dal suo respiro pesante.

"Non parlerai con Ester, Senderson." Si intromesse Savannah. "Non avete niente da dirvi. L'hai tradita, ti commenti da solo." Bryan fece per spingerla, ma gli afferrai il braccio, facendolo girare verso la mia direzione. Mi afferrò per le spalle, sbattendomi con la schiena contro gli armadietti. Lo guardai con gli occhi sbarrati. Non mi aveva mai messo le mani addosso. C'erano state litigate, ma non era mai arrivato a questo punto. Nel giro di pochi secondi la figura di Bryan non era più di fronte a me, ma distesa sul pavimento con una figura di sopra che lo riempiva di pugni.

Quando misi a fuoco, vedendo di chi si trattasse, venni assalita del panico. "Andrew! Fermati! Basta!" Urlai, stringendomi la vita con le braccia. Andrew fermò per aria l'ennesimo punto che sarebbe dovuto arrivare in faccia a Bryan, e si girò a guardarmi. Avevo gli occhi piene di lacrime. Andrew si alzò dal corpo di Bryan, e quando vidi il suo viso ricoperto di sangue mi portai una mano sulle labbra. Vidi Andrew venire verso la mia direzione, ma indietreggiai. La mia azione lo fece fermare. Deglutii, prima di correre verso il bagno delle ragazze. Sentivo Savannah chiamarmi, ma non avevo intenzione di girarmi verso la sua figura. Alcuni ragazzi mi rivolgevano sguardi curiosi, altri preoccupati, altri ancora ridevano.
Mi chiusi la porta del bagno alle spalle, scivolando con la schiena contro essa, tenendomi una mano sulle labbra. Tremavo tutta, e le lacrime mi rugavano il viso.

Il solo pensiero che qualcuno fosse arrivato alle mani per causa mia mi fece sentire uno schifo. "Ester? Sono Savannah." Mi sfuggì un singhiozzo. "Aprimi, per favore." Feci come mi aveva richiesto, e quando ci ritrovammo faccia a faccia mi strinse in un abbraccio. "Andrew lo ha fatto per difenderti." Disse subito, mentre mi accarezzava i capelli. "Se non fosse arrivato lui, probabilmente Bryan ti avrebbe messo le mani addosso nel vero senso della parola."

"Non volevo facesse questo." Singhiozzai. "Sai che odio la violenza." Savannah mi precedette, cercando di imitare la mia voce, il che mi fece ridere. Mi allontanai da lei asciugandomi gli occhi. "Non credi dovresti ringraziare Andrew?" Disse con tono materno. Alzai gli occhi al cielo. "Forse dopo." Brontolai. "È fuori in cortile!" Mi urlò dietro mentre uscivo dal bagno. Scossi la testa contrariata. Notai che adesso Bryan era in piedi appoggiato all'armadietto, circondato da alcuni giocatori, mentre si teneva il naso con una mano, cercando impedire la fuoriuscita di sangue. Il suo sguardo cadde su di me, e nei suoi occhi lessi solo rabbia. Ingoiai il groppo in gola, facendo finta che lui non esistesse. Gli passai davanti fingendo che fossi tranquilla, quando quattro semplici parole mi fecero fermare sul posto. Mi girai a guardarlo, furiosa. "Sei solo una puttana!" Mi aveva detto. Mi avvicinai a lui in silenzio, fin quando non ci trovammo faccia a faccia. Lo guardavo fisso negli occhi, e lui alzò un sopracciglio confuso. Il mio pugno stretto andò poi a contatto con il suo naso, e la sua testa sbatté contro l'armadietto. "Beccati questo, stronzo!" Gli urlai, facendogli un gestaccio.

Iniziai a camminare verso il cortile sorridendo. Dopo aver dato quel pugno a Bryan mi sentivo improvvisamente più leggera. Io che avevo sempre odiato la violenza, avevo dato un pugno a qualcuno.

I miei pensieri si interruppero quando vidi la figura di Andrew seduta e girata di spalle, con la schiena ricurva sulle gambe.
Mi sedetti accanto a lui, facendo girare il suo viso nella mia direzione.
Continuai a guardare dritto di fronte a me. Non so perché, ma ero in imbarazzo. "Grazie." Sussurrai. Sobbalzai quando mise sua mano sulla mia coscia, accarezzandola lentamente. Guardai prima la sua mano, poi mi girai a guardarlo. Mi sorrise debolmente.
Mi girai a guardare nuovamente di fronte a me, cercando di ignorare la presenza della sua mano.

"Accetto." Dissi di getto. "Accetti?" Ripetè lui. Incastrai il mio sguardo nel suo, annuendo. "Accetto di essere.. amici di letto." Sussurrai, deglutendo subito dopo. Lui sorrise debolmente, abbassando lo sguardo. Lo rialzò poco dopo, lasciandomi un bacio sulla guancia, avvicinandosi poi al mio orecchio. "Non vedo l'ora che il nostro divertimento abbia inizio."

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