Capitolo 14.

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"Si può sapere che ti prende?" Sbraita Savannah, chiudendo con forza la sua solita rivista di moda. "Parlare con te non è mai stato così noioso."

Feci una smorfia con le labbra, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Tolsi la montatura degli occhiali rotondi neri posando la penna sul quaderno dove stavo poco prima scrivendo. "Sto cercando di studiare." Tentai. In realtà la mia mente era fissa sul discorso tra me e Cameron, non mi lasciava scampo. Avevo cercato di concentrarmi su altro, pensando che distrarmi con qualcosa mi avrebbe aiutato. In realtà, non aveva aiutato per niente.

"Si, certo." Sbuffò. "Mi presento qui, in camera tua, con la mia rivista di moda sperando che tu mi dica i tuoi soliti commenti per riprendermi dai miei mentre ti esprimo le mie critiche su questi - sventolò la rivista davanti al mio viso - soggetti, ed invece stai muta. Cos'è successo?"

"Nulla." Borbottai. "Sono solo.. nervosa. Insomma, il periodo scolastico si sta concludendo, i miei voti non sono dei migliori e se non cerco di stabilizzarli in qualche maniera rischio di perdere l'anno. E il diploma, oltretutto."

"Ester, non ti è mai importato della scuola. O almeno, non così tanto. C'è qualcosa nei tuoi occhi che ti turba, si vede. Puoi dirmi di che si tratta? Sai che puoi fidarti." Mi sorrise dolcemente, sedendosi sul mio letto.

"Okay." Sussurrai, facendo voltare nella sua direzione la mia sedia girevole, facendo leva con le gambe. "Oggi, quando sono andata ai bagni, è successa una cosa strana." Iniziai. "Mi sono ritrovata Cameron fuori dai bagni a spiegarmi una cosa che in realtà non ho capito. Diceva che se mi evitata lo faceva perché una volta che mi avrebbero ferita, avrebbero ferito anche lui, perché quando si affeziona è così, come se sentisse il dolore altrui. Poi, cosa più strana, mi ha dato la sensazione che dovessi sapere tante cose, riguardanti Andrew intendo. Mi ha detto di stargli lontano, di non affezionarmi, perché mi avrebbe fatto male prima che io potessi accorgermene. Il problema, però, è che io ad Andrew mi ci sono già affezionata."

Savannah inarcò una delle sue sopracciglia chiare, gonfiando le labbra. Non parlava, mi fissava solo in silenzio. Forse stava elaborando il tutto, ma mi sembrava strano. Non restava mai così in silenzio per così tanto. "Sav?" La richiamai. Non rispose ancora. Sembrava essersi congelata, restando ferma in quella posizione.
Restai in silenzio e ferma anch'io come lei.

"Cameron ti ha detto tutte queste cose?" Chiese. Annuii. "Bene, ci parlerò io. Scoprirò di cosa si tratta, e ti farò sapere." Sorrise, alzandosi. Non era per niente un comportamento da Savannah. Lei era più da urla o domande a raffica quando le si diceva qualcosa, non da sorrisi e silenzi. A meno che non sapesse già di cosa si parlasse..

"Bene, vado a casa, poi andrò da Cameron per capire.. questa cosa." Si avvicinò a lasciarmi un bacio sulla guancia, e quando si allontanò da me la fermai per un braccio. "Tu sai, vero?" Sussurrai. Notai nei suoi occhi la stessa scintilla di Cameron, che sparì esattamente come era arrivata. Negò con la testa, senza parlare. Però, quella sensazione che lei sapesse, aumentava sempre di più. Mi salirono mille domande, a cui non riuscii a dare una risposta. Chiusi gli occhi sospirando, mentre formavo una linea dritta con le labbra. Le lasciai il polso. La guardai, e rivolgendomi un ultimo sorriso - che sapeva di quiete prima della tempesta - scomparve dietro la porta di camera mia.

Andrew pov's

"È arrivata l'ora, Andrew." Ripeté Cameron.

Si era presentato a casa mia qualche minuto fa, ripetendo la stessa frase, irritandomi. Poco prima che arrivasse lui ero attento a non bruciare i pancake che stavo facendo, visto che sarebbe dovuta venire Ester. Beh, tentativo fallito.

"Non può continuare così. Le stai facendo creare false speranze. Insomma, hai visto come diavolo ti guarda?" Spalanca le braccia. "Ti guarda come se fossi la sua ancora!" Negai con la testa. "Smettila." Sbraitai. "Tra me e lei non c'è nulla di.. romantico. Solo sesso."

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