chapter 3

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11 Aprile, 2007.

Grace è da due settimane che mi sta addosso, costantemente.
Mi porta al parco, mi racconta storielle prima di dormire, mi compra le caramelle senza che io chieda niente.

È strana.

Come se cercasse di distrarmi, ma il punto è questo: perché dovrei distrarmi?
Si è vero, mamma e papà continuano ad avere dei contrattempi.
Le ho detto di non preoccuparsi, che succede spesso.
Ma per il resto, sto benone!

<<Cara, comincia a preparare la tua valigia>>

Si alza sulle punte afferrando il mio bagaglio posto sopra l'armadio.
Prende tutti i miei vestiti e comincia a piegarli uno ad uno per poi adagiarli al suo interno.

<<Papà e mamma stanno tornando?>> Le chiedo prendendole la mano sorridente.
Non ci sono altri motivi per tutta questa fretta.
La sento irrigidirsi.
<<Oh tesoro>> Sospira inginocchiandosi così da guardarmi negli occhi.

<<Vedi... I tuoi genitori ti volevano, anzi, ti voglio un gran bene, lo sai bene no?>> Sbatte velocemente le palpebre e distoglie lo sguardo.
Ha gli occhi lucidi.
Non promette nulla di buono.
Grace non piange mai, tiene sempre il sorriso.
Quando lo fa significa che ha una bruttissima notizia.
Non credo di volerla sapere sta volta.

<<Mi hai sentito?>>

Mi scuote la spalla.
La guardo velocemente sussurrando un "no".
<<Mamma e papà sono andati in cielo>> Deglutisce e mi osserva con i suoi occhioni neri.
Non capisco.
Come fanno ad and- ... Oh.

Mamma e papà sono andati in cielo.

La mia mamma e il mio papà, non ci sono più.
Hanno raggiunto i nonni, lasciandomi qui.
Da sola.
<<Sai quei bambini che hai incontrato al parchetto? È successa più o meno la stessa cosa anche a loro>> Mi asciuga le lacrime che continuano a scendere.
Non hanno intenzione di smettere.

<<Loro vivono tutti insieme in una struttura fatta apposta per voi, giocherete, riderete...>>

Si gira verso Will che era appena entrato in camera.
<<Vedrai che starai bene là>> Si gira e ritorna a fare quello che stava facendo prima.
Ovvero, finire di fare la valigia per mandarmi via.

<<Perché non posso restare con voi?>> Non so se mi ha sentito, spero di sì, non mi va proprio di richiederlo.
Capisco che mi ha ascoltato quando fa un cenno a Will.
Infatti, prende lui la parola.

<<Bethney, non siamo dei ricconi, riusciamo ad andare avanti finché siamo in due ma in tre...>> Borbotta grattandosi dietro la nuca.

<<Non si può fare, ci dispiace piccola>> Se ne va sbattendo la porta.
<<Non ti devi preoccupare Beth, ci saranno Jacob, Cooper e tutti gli altri!>> Mi prende in braccio stampandomi un bacio sulla fronte.

<<Andrà tutto bene>>

Dopo avermi posato sul letto afferra il bagaglio e comincia ad uscire.
La seguo a ruota controvoglia.

Chiude il bagagliaio e mi allaccia la cintura.
Ho paura, tanta paura.
Helen è simpatica si, ma non ho intenzione di starmene rinchiusa in un stupido edificio con loro.
Non voglio.

<<Passiamo un secondo da casa tua così da prendere le ultime cose>>

Mi guarda attraverso lo specchietto.
Annuisco e torno a guardare fuori dal finestrino.
Volevo bene a Grace e Will, ora li odio.
Li odio con tutto il cuore.
Come possono abbandonarmi, lasciarmi con degli sconosciuti.

I miei genitori non l'avrebbero mai fatto.

Eppure è quello che è appena successo.

Anche loro mi hanno abbandonato.
In un altro senso, ovvio, loro non sono più sulla terra.
Ma mi hanno lo stesso dimenticato qui.
Non posso credere che non li rivedrò mai più.

Faccio pressione sugli occhi per evitare di piangere.
Odio farlo davanti ad altre persone.
<<Siamo arrivate>> Mi fa scendere e apre la porta.
<<Prendi il minimo indispensabile!>> Mi urla quando sono in cima alle scale.

La ignoro ed entro in cameretta.
È come l'avevo lasciata.
Perfettamente in disordine.

Non prendo nulla, il mio peluche è già in macchina, non mi serve altro.
Chiudo la porta e vado in quella di mamma e papà.
Ovviamente la loro è il contrario della mia.

Non c'è nulla fuori posto.
Libri, trucchi, cuscini, sono disposti in modo impeccabile.

Mi avvicino al comodino della mamma e acchiappo una nostra foto in famiglia incorniciata e una di solo loro due.
Tenendoli sotto l'ascella mi dirigo verso l'enorme armadio.

Tiro fuori la scatoletta dove tengono i gioielli e prendo il braccialetto preferito del papà e un anello nero semplice della mamma.
Spero di aver preso quelli giusti, ho la vista un po' appannata.
Cavolo!

La mamma e i gioielli sono una cosa sola, o meglio, erano una cosa sola.
Infilo l'anello dentro il bracciale e indosso quest'ultimo.
Così sono sicura di non perdere il cerchietto, dato che ho ancora le dita piccole e sottili.

<<Bethney, dobbiamo andare!>>
Si sente gridare dal piano di sotto.
Afferro la maniglia e prima di avvicinare la porta guardo la stanza un'ultima volta.
<<Ciao mamma, ciao papà>> Mormoro prima di chiuderla definitivamente a chiave.

Scendo con le fotografie tra le mani.
Grace le osserva e poi mi abbraccia.
<<Mi dispiace davvero tanto Beth>> Accarezza i miei lunghi capelli.
Senza dire niente, mi libero e vado verso la macchina.
Se davvero gli dispiacesse troverebbe una soluzione.
Ma a quanto pare non le interessa.

Quando ripartiamo appoggio la testa sul vetro fresco e cerco di addormentarmi, sperando che sia solo uno stupidissimo sogno.
Che tutto questo non sia reale ma frutto della mia mente, che mi sta giocando un brutto scherzo.
Purtroppo ciò non accade.

<<Eccoci Beth>> Mi volto e c'è Grace con la mia borsa ai piedi che mi tende una mano.
Dietro di lei c'è una enorme abitazione di colore grigio chiaro.
Rifiutando il suo aiuto scendo e mi avvicino incerta verso il portone.
Quando mi giro noto che Grace sta piangendo.

<<Ricordatelo sempre piccola mia, sei speciale>> Prende tra le sue le mie mani, tremendamente piccole a confronto.
Vorrei urlarle che non mi interessa se sono speciale o meno, tutto questo non me lo merito!

<<Non sottovalutarti mai>>

Mi bacia lentamente la fronte, si alza e si asciuga una delle tante lacrime con l'indice.
Si sporge dietro di me e suona il campanello.

<<Perché tu vali, vali molto>>

Sorride cominciando ad indietreggiare, fino a quando non si gira ed esce dal cancello piangendo. [sopra]

Nonostante tutte le sue belle, e inutili, parole di conforto, quando il portone si apre il mio cuore si ferma.
Non sono pronta.

Rivoglio la mia mamma.

Ho bisogno del mio papà.

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