20. (Not) Good at basketball

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Ho sempre avuto uno strano debole per i computer. Quando ero piccola mi piaceva accompagnare mio padre in ogni negozio di elettronica e avevo l'abitudine di mettermi a fissare tutti gli schermi, quasi incantata. Mio padre ha sempre pensato che fosse una cosa che mi rendesse speciale, mentre mia madre era convinta che mi facesse solo sembrare strana. Perché mai una ragazzina dovrebbe mostrarsi così interessata a dei computer e preferirli addirittura a quella bambola costosa che aveva ricevuto come regalo a Natale?

Sebbene una volta amassi trascorrere il tempo insieme ai miei coetanei, per qualche ragione, trovavo tutto ciò che riguardasse la tecnologia molto più affascinante. Questo perché i computer sono macchine perfette. Non mi sono mai dovuta impegnare molto per comprendere il loro funzionamento alla perfezione.

Seguono uno schema, semplice e lineare. Non sono come le persone, piene di sfumature e colori che nessuno potrà mai capire davvero.

Forse per questo motivo riesco a sentirmi così a mio agio al negozio di riparazione di computer di Gary, in cui vengo a lavorare ogni weekend in mattinata.

È stato proprio Gary ad insegnarmi i segreti della tecnologia e a farmi capire quanto quest'ultima sia davvero affascinante. Ma sopratutto, qui ho imparato che nemmeno i computer sono macchine infallibili. C'è sempre un modo per ingannare il sistema.

-Questo è il computer del signor Burton, è la terza volta in questo mese che ce lo riporta.- afferma Gary con aria scocciata, entrando nella stanza dietro la reception, dove ripariamo i computer.

Mi affretto a chiudere immediatamente il pesante libro che Benkei ha deciso di regalarmi qualche giorno prima, cercando di non dare nell'occhio.

-Lo ha di nuovo fatto cascare a terra?- domando, pronta a mettermi al lavoro.

Gary scrolla le spalle. -Pare non sia colpa sua, stavolta.-

Azzardo un sorriso a mezza bocca, mentre mi rendo conto che gli occhi del migliore amico di mia madre si sono inevitabilmente posati sul pesante libro chiuso davanti a me.

-Che stavi leggendo?- chiede in modo interessato. Se avessi un soldo per tutte le volte che Gary ha tentato di instaurare una conversazione con me, di certo ora sarei più ricca degli Hemmings.

-Un compito per scuola.- liquido immediatamente.

Non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa per il modo in cui tratto Gary ogni volta. Se solo la situazione non mi sembrasse così surreale e scomoda, magari riuscirei ad accettarlo nella mia vita.

Forzo un sorriso, per la prima volta, per cercare di non farlo sentire così a disagio.

-Se vuoi prenderti la giornata libera per studiare...-

-No, grazie. Mi fa piacere aiutarti.- affermo imbarazzata.

Gary mi regala improvvisamente un ampio sorriso, per poi voltarsi e ritornare alla reception.

Sbuffo, ripetendomi ancora una volta che dovrei cambiare atteggiamento.

Apro nuovamente il libro, esattamente alla pagina che avevo abbandonato a metà lettura. È assurdo quante cose ci siano da sapere su questa strana leggenda e sulla pietra. Ma soprattutto, il libro è colmo di importanti informazioni sulla famosa e, a quanto pare impossibile da trovare, montagna sotterranea.

Continuo a leggere, alla disperata ricerca di qualche indizio che mi faccia capire chi possa celarsi dietro a tutta questa cosa. E perché stia facendo tutto ciò.

Extraordinary // 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora