-Capitolo 4-

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Riconosco subito la voce. Come non riconoscerla? «Cosa aspetti? Non ho tutto il tempo di sto mondo!», alzo gli occhi al cielo.

Che cliché! Mi ricorda qualcuno... Decido di aprire la portiera e sedermi all'interno dell'abitacolo.

«Ti ricordo che sei stato tu a seguirmi, per me te ne potevi anche andare», ribatto alla sua affermazione di poco fa.

Uno dei suoi soliti ghigni comprare sul suo volto. «Però sei salita lo stesso», soffoca una risata, mentre io conto fino a dieci per trattenermi. «Cosa c'è? Il cane ti ha mangiato la lingua?»

Cane? «Senti in primo luogo è 'il gatto o il lupo ti ha mangiato la lingua' e in secondo luogo se mi volevi dare un passaggio soltanto per prenderti gioco di me, allora può andare a farti un giro anche da solo caro idiota dei miei stivali»

Faccio per scendere ma il suo braccio mi blocca. «E adesso che cavolo vuoi», gli chiedo alzando il tono di voce. Vedo che mi sporge un ombrello che fisso per un paio di secondi per poi dimenarmi dalla sua presa e scendere dalla sua auto. Che sfacciato!

«E va bene. Uno cerca di esser gentile, ma se non lo apprezzi allora ciao cara mia!» alzo gli occhi al cielo per l'ennesima volta in questa giornata.

Se continuo così credo che non torneranno più giù. Ma poi chi si crede di esser quel imbecille?
Guardo l'ora sul mio telefono e ormai la lezione è iniziata già da dieci minuti.

Non mi manca più molto fino a scuola, ma non ce la faccio ad entrare in aula così. Già quella di chimica non mi sopporta, se mi presento anche in ritardo... credo che non finirebbe bene visto che odia interruzioni durante le sue ore.

***

Finalmente mi ritrovo davanti al liceo. Dopo aver posato alcuni libri nel mio armadietto, decido di sedermi ad un tavolo posizionato sotto le scale che portano al piano di sopra.

Ora devo passare qui ben due ore ad annoiarmi. Fantastico! Poso la testa sul tavolo, vicino al mio zaino e chiudo per un po' gli occhi godendomi il silenzio che c'è in questo momento. Questo fino a quando non viene interrotto dal brontolio del mio stomaco.

Cerco nelle mie tasche per vedere se ho dei soldi per comprarmi qualcosa dalla macchinetta qui difronte, ma non trovo niente. Guardo in borsa e trovo 2 dollari. Mi alzo e cammino fino alla macchinetta, per poi inserire i soldi e digitare il numero della merendina che volevo. Non ci posso credere!

Mi ha mangiato i soldi, la merendina è rimasta incastrata e io non ho altri soldi, credo.

Sento una porta sbattersi e una persona che impreca tirando calci ad ogni cosa che gli capita sotto tiro, ma non ci faccio caso e inizio a dare pugni alla macchinetta per far cadere ciò che dovrebbe essere la mia colazione: un cookie impacchettato.

All'improvviso i colpi che si sentivano poco fa cessano e sento i passi avvicinarsi. «Ti ha mangiato i soldi?» mi giro di scatto quando sento la sua voce.

Sembra intento a cercare qualcosa nelle sue tasche e quando sembra aver trovato ciò che voleva, tira fuori una banconota da 5 dollari e la inserisce nella macchinetta.

Digita il numero della stessa cosa che volevo io e quando vedo che cade sia la mia sia la sua, esulto mentalmente.

«Ecco a te», risponde con un sorriso stampato in faccia. «Smettila di sorridere in quel modo inquietante, se no credo che ti si possa paralizzare quella bella faccia da schiaffi che ti ritrovi», inizio a dire mentre mi dirigo verso il tavolo su cui ero seduta fino a cinque minuti fa.

«Mi trovi bello?» domanda a due passi dal tavolo con un ghigno. Arrossisco leggermente per la cosa stupida che ho detto. Ma doveva per forza fare caso a quella affermazione? «Sei carina quando arrossisci»

«E tu sei insopportabile quando fai così ti trovavo più simpatico quando non parlavi», lo sento ridacchiare per poi sedersi affianco a me.
«Non mi pare di averti invitato a sederti vicino a me», ridacchio a causa della situazione surreale.

Lui ignora ciò che ho affermato pochi attimi prima chiedendomi il motivo per cui sono qui e non a lezione di chimica come tutti gli altri nostri compagni di classe e stranamente, mentre gli stavo spiegando i miei motivi per non andare in classe, lui stava ascoltando tutto molto attentamente senza proferire parola.

Cosa alquanto strano... «Tu invece sei stato sbattuto fuori, vero?», chiedo in un sussurro come se avessi paura di farlo arrabbiare.
Annuisce mettendosi il cappuccio della sua felpa nera e poggiando la testa sul tavolo.
Un ciuffo ribelle gli casca in faccia, così il biondino troppo pigro a spostarlo con le mani, ci soffia sopra.

Se questo ragazzo non fosse così insopportabile, troverei questo gesto alquanto carino. Sembra un bambino... così innocuo, tutto il contrario della persona che dimostra di essere.Avvicino una mano lentamente per spostare quel ciuffetto scappato dagli altri, però come scottata ritraggo subito dopo la mano.

Si vede che non se lo aspettava... lo capisco dallo sguardo con cui mi sta guardando. Sembra un mix tra 'me lo sarò sognato' e 'l'ha fatto davvero'.

Mi alzo e inizio a raccogliere tutte le mie cose. «Ehm.. io credo di avere dei compiti da fare. Quindi vado in biblioteca.», lo avviso, «Ci vediamo stasera a cena». Con questo cammino verso la mia destinazione. «Hai dimenticato quest-», mi giro e noto un cipiglio sul suo viso, «'Scusami piccola' chi è Cutest Boy?» Sembra quasi infastidito, ma da cosa scusami?

Dimenticavo che John si era memorizzato nei miei contatti con 'Cutest Boy' cosa che avevo cambiato un sacco di volte invano, perché ogni volta che aveva il mio telefono sotto mano lo ricambiava.

Mi avvicino per prenderglielo di mano. «Non mi pare di doverti dare spiegazioni. Chi sei, mio padre?», detto questo mi incammino verso la biblioteca per leggere qualcosa siccome non avevo compiti.

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Scusate il capitolo corto ma è un capitolo di passaggio.

Come sempre spero vi sia piaciuto e a presto!

-Sealed with a Kiss- [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora