-Capitolo 18-

33 1 0
                                    

🎶-Shameless-
Camila Cabello

Appena entrati, siamo andati subito entrambi a farci una doccia nelle rispettive camere in cui probabilmente passeremo la notte, di questo passo.

Entrambi eravamo pieni di sabbia nonostante il bagno sotto la pioggia. O, almeno, i miei capelli erano pieni di sabbia, i suoi forse un po' di meno visto che, ero io quella che fu buttata sulla sabbia.

Dopo la doccia è venuto a portarmi dei vestiti suoi e mi ha aspettata in salotto per vedere un film insieme. Nel frattempo abbiamo mangiato i panini preparati dalla sottoscritta e come dessert ciò che ha preso lui con sé.

Non abbiamo parlato molto. Soltanto conversazioni con risposte monosillabe, che finivano lì. Non abbiamo parlato e ne accennato ciò che è successo in spiaggia e sotto il portico e, forse, è meglio così. Non capisco i suoi gesti e in più quella sua frase 'non puoi essere soltanto una preda, se sei anche una cacciatrice', mi ha mandato in tilt il cervello.

«Megan», la sua voce mi risveglia dai miei pensieri, «ti squilla il telefono» Subito sposto lo sguardo sul tavolino dinanzi al divano. È mia madre. Rispondo subito.

«Tutto ok?», sorrido leggermente e poi rispondo con voce rassicurante: «Si mamma, siamo alla casa dove venne tenuta la festa»
«Ma lo so amore, Christian ha già riferito tutto ad Alexander», allora le chiedo a mia volta il perché della sua chiamata, «Si ma non posso chiamare mia figlia per sapere se sta bene? Noi siamo bloccati a San Francisco, quindi è possibile che non ci rivedremo prima di lunedì» Rispondo con un ok, la saluto e chiudo la chiamata.

Da quella volta che mi mentì sul fatto che Christian non era nella mia camera dell'ospedale quella notte, il nostro rapporto non migliorò. «Perché eri nella mia stanza, quella notte?», mi giro sul lato per guardarlo dritto negli occhi, ma lui continua a fissare il vuoto davanti a sé.

Mette in pausa e i minuti passano. In sottofondo si sente soltanto l'orologio ticchettare e i nostri respiri. «Non lo so»
«In che senso?»

Si gira a guardarmi e scuote la testa. Subito dopo si appoggia con le braccia sulle sue ginocchia, prendendosi, poi, la testa tra le mani. Tutto d'un tratto risponde con voce ovattata date le sue braccia: «Non lo so neanche io, mi sentivo in dovere di fare una cosa del genere»

«Non ti capisco sai?», inizio io, «Dici e fai cose inspiegabili. Ci urliamo in faccia e poi compi gesti che non sono da te.. perché?»

«Ti ho detto che non lo so cazzo!», dice appoggiandosi nuovamente sullo schienale del divano. «Calmati», gli ringhio addosso, «non è colpa mia se non sai spiegarti neanche tu le tue azioni.»

Il mio cellulare vibra nuovamente e vedo apparire il numero di John. Rispondo subito alzandomi dal divano, dirigendomi in cucina.
«Hey sconosciuto!»

«Hey sconosciuta! C'è un temporale e volevo passare da te, visto che so che li odii.. e l'ho fatto», comincia a parlare velocemente, «Ma una certa Rosalia mi ha detto che tu e quel cretino di Anderson siete andati alla casa in spiaggia. Che ti è passato in mente?»

«Uff sta domanda è sempre più frequente e io non so la risposta. Stai tranquillo che è comunque insopportabile stare qui, però si è comportato bene fino adesso» Non accenno ciò che è successo in spiaggia, lo farebbe soltanto infuriare. E conoscendolo, so che salirebbe in macchina e verrebbe qui.

«Se lo dici tu.. come stai comunque?», mi chiede addolcendo la voce. «Abbastanza bene, grazie mamma», ridacchio leggermente, per poi aggiungere un 'Ti voglio un mondo di bene'

«Ma sentila, è in vena di scherzare», lo sento ridere anche lui dall'altro capo del telefono.
«Tu come te la passi invece?», chiedo versandomi un bicchiere d'acqua naturale.

«Pizza e Netflix» Sbuffo e lo sento ridere. È ingiusto, lui fa la bella vita e io sono rinchiusa qua con un gorilla. «Mangia anche per me, per favore»

Mi siedo su uno sgabello e continuo a parlare con il mio migliore amico per un oretta buona. Grazie a lui mi sento molto meglio.
Adesso però mi tocca uscire dalla cucina.
Lui però non c'è.

«Perché non glielo hai raccontato?», sbuca da una porta, da cui si intravede un biliardo.
«Non ti hanno insegnato che non si origlia?», domando io indifferente e mi dirigo verso le scale, per raggiungere la mia camera.

«La porta della cucina era aperta e tu parli con un tono di voce abbastanza alto», afferma alle mie spalle.  Mi giro e lo guardo storto. «E quindi? Chiuditi le orecchie»

Adesso nella stanza echeggia soltanto la sua risata. Mi giro per continuare la mia strada, ma mi ferma, tirandomi dal polso per farmi avvicinare a lui. Mi prende dal mento e mi alza il viso. «Perché?», sussurra a un centimetro dalla mia faccia.

«Smettila con i tuoi giochetti, Anderson», ghigno, «Vuoi giocare? Allora giochiamo. So quale sono le tue intenzioni, vediamo chi cede per primo..»

Mi lascia il polso, senza saper cosa dire. E stavolta riesco a salire le scale senza essere interrotta. Alla fine della rampa, rispondo alla sua domanda con un sorriso storto: «Se non vuoi ritrovarti con due occhi neri, allora avrò fatto la cosa giusta a non dirglielo»

E altri due punti si aggiudicano alla sottoscritta!

Entro in camera e mi butto letteralmente sul letto matrimoniale. Mi chiedo da dove ho avuto tutto il coraggio di dirgli quelle parole, a quella poca distanza dal mio viso.

Ma quello che so, è che l'ho lasciato per l'ennesima volta senza parole.

***

Saranno le tre di notte e io non riesco ancora a dormire. Il temporale mi sta letteralmente facendo paura. Odio i tuoni e odio i lampi. Saranno ore che sto a guardare il soffitto o provando a riaddormentarmi. I miei migliori amici non risponderanno a quest'ora, questo è poco ma sicuro.

E sinceramente non voglio neanche disturbarli. L'unica persona in questo momento che, anche se la disturbassi, non me ne fregherebbe, dorme nella stanza di fronte alla mia.

Scendo dal lettone facendo un salto e, a piedi nudi, esco dalla stanza. Bussa a quella di fronte alla mia ed entro senza neanche aspettare una risposta, visto che sicuramente starà dormendo.

Al primo passo che faccio nella stanza, si sento un leggero scricchiolio e questo mi fa immobilizzare sul posto con le braccia all'aria. Mi do uno schiaffo sulla fronte mentalmente, a causa della mia goffaggine e proseguo lentamente.

Riesco ad arrivare al suo letto. «Che ci fai qui?», chiede all'improvviso con voce impastata dal sonno. «Ehm.. pensavo di ucciderti nel sonno, visto che poi almeno il 50% dei miei problemi scomp-»

«Bugiarda», dice lui alzando il busto e girandosi verso di me. «Dimmi la verità»
«Ok ok, ho paura delle tempeste e non riesco a dormire», abbasso lo sguardo e osservo i miei piedi nudi, diventati all'improvviso interessanti.

Da parte sua non viene niente. Mi fa soltanto segno di rifugiarmi sotto le coperte al suo fianco. Lo faccio.

Il mio piano, però, come al solito fallisce. Sarei dovuta stendermi e dormire dall'altra parte del letto lontana da lui. Ma questo lui non sempre averlo capito, visto che mi ha attirata subito a sé.

Ora la mia testa si ritrovo sul suo petto e il suo braccio attorno alla mia vita. Cerco ovviamente di liberarmi, invano, perché non mi lascia.
«Chi è stato il primo a cedere?», mi chiede dal nulla.

Guardo le tende che coprono la porta del balcone e la finestra, quando gli rispondo: «Tu. Io sono venuta da te, ma sei tu in questo momento che mi sta abbracciando in un certo senso»

«E tu.. non ti allontani. Quando potresti benissimo farlo visto che ho allentato la presa..»

Spazio autrice:
Buonasera gente, è da tanto che non aggiornavo.

Il capitolo in sé, era pronto da tanto. Dovevo soltanto scrivere l'ultimo pezzo.

Come sempre ci ho messo tanto impegno, quindi spero vi piacerà.

Se è così, lasciate una stellina e un feedback per farmelo sapere.

A presto!

-Sealed with a Kiss- [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora