-Capitolo 8-

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È passata ormai una settimana da quando sono svenuta in quel ristorante per ricconi. Ed è una settimana da quando Christian non mi ha più dato fastidio, quindi i nostri battibecchi sono diminuiti talmente tanto che sono diventati inesistenti.

Mi ricordo esattamente che la mattina che sono stata rilasciata,  lui era nella mia stanza. È inutile che mia madre ha cercato di convincermi del contrario. L'ho visto, non sono state allucinazioni dovute dai farmaci.

Sinceramente non so quale sia il perché del fatto che lui si trovasse lì, per me. Certo è stato gentile da parte sua, ma perché nasconderlo e poi non farsi vivo neanche per chiedermi come sto?

Oggi porteremo le nostre ultime cose a casa Anderson e il trascloco sarà purtroppo finito.
Da domani vivrò in quella ricchezza esorbitante e mangerò soltanto cose che costeranno un occhio.

«Meg tesoro, mi passeresti lo scotch?», mi guardo intorno e quando lo vedo, lo passo a mia madre. Mi ringrazia e faccio per salire le scale quando mi chiede, «Perché scappi così in fretta? Da quando ti hanno rilasciato sei strana, mi eviti e mi parli solo se ti chiedo qualcosa», sputa mia madre tutto d'un fiato.

Non le rispondo, perché dovrei? Le giro le spalle e salgo sopra con tutta calma e una volta entrata nella mia camera, ormai spoglia, chiudo a chiave e mi siedo sul letto.

La osservo meglio... ora che sembra così vuota e priva di vita. Mi passano davanti un paio di immagini di momenti belli trascorsi qua dentro... come i pigiama party con i miei migliori amici o le notti trascorse a studiare fino a che non mi addormentavo con la testa sulla scrivania.

Un leggero bussare alla porta, mi fa ritornare alla realtà. So che è mia madre, ma non mi va di vederla. Esagero? Forse, però se c'è una cosa che non sopporto, è proprio essere mentita e mentire.

«Tesoro..», non le lascio il tempo di terminare la sua frase che la liquido con un semplice 'non voglio vederti'. «Ma i tuoi...»

«Ho detto che non voglio vederti», stavolta alzo leggermente il tono di voce. Sento un sospiro, poi passi che si allontanano.
Mi stendo e inizio a singhiozzare. Il perché? Non lo so... Sono così lunatica in questo periodo, che non posso neanche controllare le mie emozioni. Sarà che mi debbano arrivare i giorni rossi del mese. Cosa molto probabile siccome arrivano sempre quando non è il momento.

La porta della mia stanza si spalanca tutto d'un tratto. Poso una mano sugli occhi per via della troppa luce che filtra, ora, nella mia stanza.

«Ma...» apro bocca e mi fanno vedere la molletta per capelli di Sophie. Lei e le sue acconciature! Si perché la porta era decisamente chiusa a chiave e io probabilmente, troppo assorta nei miei pensieri, non c'ho fatto caso. Li guardo attentamente per scoprire qualcosa di più, aspettando risposte. Ma John è impassibile e Sophie sono quasi sicura che sta per scoppiare a ridere per non so che motivo.

«È stata mia madre» «È stata tua madre» rispondiamo all'unisono. Era ovvio che mia madre li avesse chiamati qua. Una risata nervosa esce dalle mie labbra, mi alzo e mi butto prima tra le braccia del mio migliore amico e poi della mia migliore amica e comincio di nuovo a piangere.

John attira nuovamente a sé e mi stringe forte tra le sue braccia forti, accarezzandomi i capelli. «Su Meg, raccontaci tutto», incomincia la ragazza dai capelli corvini.

«Dai sediamoci» il moro si stacca da me e si siede comodamente sul mio letto. Io e Sophie lo imitiamo quando lui apre di nuovo bocca.

«È da una settimana che sei muta come un pesce, rispondi soltanto quando ti chiediamo qualcosa e non è da te. Parli quasi sempre! E sul trasloco non ci hai manco detto qualcosa» mi scende nuovamente una lacrima.

-Sealed with a Kiss- [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora