Zero.
23 giugno 1978
Sebbene tutti ad Hogwarts stentino a crederci e siano anzi fermamente persuasi dall'idea che ci debba essere una sorta di centrifuga spazio-temporale che ha risucchiato gli ultimi mesi trascorsi al Castello, il tempo pare essere volato più rapidamente di quanto ritenevano possibile e il Giorno Zero è finalmente arrivato. Dopo un lunghissimo anno di avventure, momenti da aggiungere al libro dei ricordi indelebili e altri da dimenticare in un battito di ciglia, il conto alla rovescia è davvero giunto al suo capolinea.
Le lancette hanno esaurito il loro giro, la clessidra si è svuotata, gli orologi biologici implorano pietà: ogni studente è pronto a godersi le imminenti vacanze, meritato premio dopo aver trascorso un anno scolastico decisamente impegnativo sotto ogni punto di vista. O meglio, quasi ogni studente: i nostri nove eroi, nonostante sembrassero averlo dimenticato, hanno ancora i temutissimi M.A.G.O. da affrontare. E da superare a pieni voti, come ci terrebbe a specificare una certa Lily Evans.
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Peter Minus ha sempre avuto paura dell'inizio.
Non dell'inizio di qualcosa nello specifico, proprio dell'inizio nel senso più generico e ampio del termine. Per un ragazzo abbastanza timido come lui, che ha la tendenza a starsene molto spesso sulle sue e che non si può definire propriamente socievole e aperto a prima vista, cominciare qualcosa di nuovo è sempre, di per sé, estremamente traumatico. Sono tante le domande, tante le incertezze, tante le paure che affollano la sua mente e stroncano l'adrenalina e l'impazienza che, invece, le novità dovrebbero comportare.
Seduto sul letto nella sua camera, quella che per sette lunghi anni ha visto cose che maghi normali non potrebbero e non dovrebbero neanche immaginare, rivede se stesso di undici anni con tutti i timori e le insicurezze che si accavallavano fra di loro.
Non aveva mai avuto grandi aspettative su Hogwarts a essere sinceri, in parte per la sua mancata propensione allo studio e in parte per la paura quasi infantile di non riuscire a trovare alcun amico. La signora Minus, dopotutto, gliel'aveva ripetuto tantissime volte che tutto sta nella prima impressione: mostrati socievole e vedrai che conoscerai subito nuovi compagni. La faceva davvero facile, sua mamma. Ma lui, in piedi nel bel mezzo di un vagone dell'Hogwarts Express, con gli studenti veterani che non esitavano a dargli spallate e gomitate pur di superare il traffico che lui stesso aveva causato, si sentiva precisamente come un pesce fuor d'acqua.
Poi aveva incontrato loro.
E adesso, a quasi diciotto anni e con infinite avventure alle spalle, può dire con certezza che i Malandrini sono stati la sua ancora di salvezza. Hanno tirato fuori quelle parti di lui che Peter per primo nemmeno credeva di possedere, senza mai farlo sentire in difetto e rendendolo, fin da subito, parte integrante di quel gruppo così compatto. Ed era qualcosa di meraviglioso, qualcosa che Peter non aveva mai provato sulla sua stessa pelle prima di allora: l'accettazione completamente disinteressata.
Mai una volta i suoi amici avevano osato mettere in luce i suoi punti deboli e servirsene a loro vantaggio. Mai una volta lo avevano fatto sentire come la parte più insignificante di loro quattro, nonostante Peter avesse sempre nutrito tantissimi dubbi in proposito.
E in questo modo era riuscito, poco alla volta, a lasciarsi scivolare addosso i commenti perfidi di chi lo etichettava malignamente come lo sfigato di turno, come colui che era entrato nella cerchia degli intoccabili Malandrini solo ed esclusivamente perché dal primo giorno si erano ritrovati a condividere la stessa stanza e non perché, effettivamente, potesse essere considerato un loro eguale.
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From A to Z
Fanfiction«Se osi anche solo fare l'idiota, mettermi in imbarazzo o spaventare gli studenti, hai finito di vivere.» sibila affiancandomi, mentre i primini finiscono di raccogliersi all'inizio delle scale. «Cerca di essere meno James Potter, per una buona volt...