Epilogo.

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Best Moments.

13 luglio 1978.

«Quindi, ricapitolando, hai detto che quelli rossi e blu siamo noi.»

James alza gli occhi al cielo, un sorriso divertito stampato sulle labbra e la mano che corre ad affondare nel suo groviglio di capelli neri - ancora e per sempre - più scarmigliati che mai.

«Quelli rossi e blu sono l'Inghilterra, mentre quelli rossi e gialli sono la Cina.» chiarisce per l'ennesima volta quello che nell'ultima mezz'ora è diventato il dubbio esistenziale della sua ragazza. «Avanti Evans, puoi farcela. Sono piuttosto sicuro che tu abbia afferrato concetti ben più complicati di questo.»

Lily annuisce con convinzione, cercando di far incastrare in qualche anfratto del suo cervello l'informazione che James le ha già ripetuto fino alla nausea.

La prima volta allo stadio non si scorda mai, questo è un dato di fatto, ma per Lily è una serata ancora più emozionante considerando che non ha mai assistito a una partita tanto importante come quella. In verità non ha mai assistito a nessuna partita di Quidditch fuori dal perimetro di Hogwarts, motivo per cui la trepidazione che si respira in qualunque zona delle tribune è nettamente quadruplicata rispetto a ciò a cui era avvezza fino a qualche mese prima.

Così si guarda intorno meravigliata, gli occhi che assorbono l'immagine dello stadio pieno zeppo di tifosi urlanti e di bandierine colorate che vengono sventolate all'unisono contro la volta blu del cielo.

Lo spettacolo dei fuochi d'artificio offerto dall'Inghilterra è finito da appena qualche minuto, il Petardo Cinese della squadra avversaria ha terminato il suo giro per tutto il perimetro del campo e l'atmosfera è adesso più carica di tensione che mai: grida e fischi si propagano da qualunque angolo dello stadio, tutte le persone urlano cori a favore della loro nazione del cuore e la voce del telecronista - che sembra avere proprio come Sirius una strana tendenza a urlare - risuona forte e squillante tra tutti i tifosi. Pare di essere rinchiusi in una bolla di adrenalina e di euforia ed è maledettamente bello pensare che il mondo là fuori, insieme a tutto lo scompiglio di cui è protagonista, sia soltanto qualcosa di irraggiungibile, di estremamente lontano.

Sentendosi improvvisamente osservata, Lily si volta alla sua destra e scopre gli occhi di James già fissi su di sé, accompagnati da quel solito mezzo sorriso impertinente ancora stampato sulle labbra. Sorride sempre, lui, soprattutto in quest'ultimo periodo. Sembra che la sua allegria sia direttamente proporzionale alla tragicità degli eventi che i giornali continuano a tacere, ma non è come se i membri dell'Ordine non siano abituati all'insolita apparente felicità del ragazzo e non comprendano le ragioni che si nascondono effettivamente al di là di essa.

In fondo, James Potter è notoriamente un giovane uomo convinto di poter trasmettere per osmosi almeno un accenno della sua spensieratezza, quanto basta per poter affievolire la tensione e l'angoscia che pervadono tutti loro in un periodo tanto buio come quello che stanno vivendo. E lui ci crede sul serio, a causa forse della sua eccessiva ingenuità e di quella ostinata tendenza a volersi convincere che tutto andrà bene, che tutto si risolverà per il meglio: crede fermamente di poter cambiare il mondo, James, impedendo contemporaneamente che sia il mondo stesso a cambiare lui.

«Va tutto bene?» domanda allora Lily, corrugando la fronte nella perfetta esemplificazione della sua momentanea perplessità.

«Va tutto a meraviglia. Stavo...» James sospira e scuote la testa, distogliendo lo sguardo dal suo ma continuando a sorridere. «Ti stavo solo guardando.»

Come se fosse un riflesso incondizionato - e in effetti lo è, da quando si è ritrovata a trascorrere ventiquattro ore su ventiquattro in sua presenza - Lily si afferra una ciocca rosso fuoco e la stringe spasmodicamente tra le dita, esaminandola con un'attenzione a tratti maniacale.

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