E.

6.6K 277 369
                                    

Expecto Patronum.

Una delle parti più complesse del rientro a scuola è - e per sempre sarà, nei secoli dei secoli - il ritorno alla classica routine. Impostare la sveglia all'alba con il chiaro intento di svegliarsi presto, finire per non sentirla suonare e arrivare irrimediabilmente in ritardo alle lezioni, saltare la colazione e partire dunque con il morale sotto terra. Sfruttare poi quella poca energia residua per seguire le spiegazioni, cinquanta centimetri di pergamena da scrivere per ogni materia e volumi interi da studiare, per arrivare esausta la sera e promettere di andare a dormire presto. E ritrovarsi, infine, a non riuscire a prendere sonno e a starsene tutta la notte a fissare il soffitto.

Le mie prime settimane a Hogwarts sono esattamente così: un circolo vizioso e monotono, un continuo altalenarsi tra amici e studio intervallato a quei momenti in cui sono costretta a sopportare Potter nella nostra Sala Comune o per alcuni compiti da Caposcuola.

La sera della festa, inaspettatamente, si è conclusa nel modo migliore possibile: ho acconsentito a volare con Potter - proprio io, Lily Evans, la stessa persona che aveva giurato di non toccare più una scopa nemmeno per errore - e, dopo essere atterrati sulla cima della Torre e aver trovato nientemeno che due perplessi Remus ed Emmeline Vance ad aprirci la porta, abbiamo intentato una retata con il chiaro scopo di dire a tutti che la serata era finita e che era ora di tornare ciascuno nella propria stanza.

Avevamo già il morale sottoterra, chiaramente, perché sapevamo che quello che ci aspettava non era il nostro letto e la possibilità di dormire una volta per tutte, quanto piuttosto il fatto di dover pulire il disastro lasciato dai ragazzi. Solo che, una volta attraversato il ritratto di sir William a passo di marcia, non abbiamo potuto fare a meno di rimanere a bocca aperta.

Dire che tutto era in perfetto ordine sarebbe esagerato, ma diciamo che quella che si stagliava davanti ai nostri occhi sembrava decisamente la nostra meravigliosa Sala Comune. Non c'era una sedia gettata a terra, non un tavolo rovesciato, solo pochi rivoli di Firewhisky a imbrattare il pavimento e, soprattutto, pochissimi ragazzi non solo Grifondoro ancora presenti nella stanza, che con un briciolo di forza di volontà - e chiaramente senza Imperius, posso giurarlo - stavano rimettendo a posto la precedente confusione.

Quando ci hanno visto entrare dal buco del ritratto, non hanno fatto che ringraziarci per la festa - si sono persino scusati per il disastro che avevano fatto prima del nostro arrivo, come se non bastasse - e sono andati via in un frangente, dopo qualche pacca sulla spalla di Potter e qualche sorriso rivolto a me. L'unica nota che stonava in tutta quella perfetta normalità era forse la sagoma di Black che dormiva a bocca aperta sul divano e che, neanche a dirlo, mi ha fatto ipotizzare che sia stato lui stesso a ricattare i ragazzi con qualche subdolo pretesto, per obbligarli a rimettere tutto a posto fino all'ultimo dettaglio.

Si trattava comunque di mere e azzardate ipotesi, del tutto prive di fondamento, che mi hanno praticamente obbligata a lanciare uno sguardo stralunato a Potter e a scorgere lo stesso sconcerto anche nei suoi occhi. Dopo un primo stupore iniziale e dopo aver constatato che non fosse tutto frutto delle nostre menti, abbiamo deciso entrambi di non porci domande inopportune e ognuno è andato a dormire.

Questo è stato, in sintesi, il curioso epilogo della mia prima settimana qui a Hogwarts. Un esordio così inusuale non poteva che farmi presupporre un anno scolastico più movimentato che mai, eppure il clima in questa seconda settimana si è decisamente placato. Sono entrata a pieno regime nella mia solita routine, decidendo di non tralasciare lo studio in modo da potermi dedicare anche ai miei amici, senza ritrovarmi poi all'ultimo con l'acqua alla gola. Questi sono solitamente i miei buoni propositi di inizio anno, ma tanto so già che saranno destinati ad autodistruggersi tra qualche giorno. Un classico, insomma.

From A to ZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora