F.

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Fare la cosa giusta.

«James, c'è qualcosa nel colore della nostra pozione che non mi convince.»

Il mio cervo appare all'improvviso, di quel colore azzurro che sembra quasi iridescente se paragonato allo sfondo nero del buio che ci circonda. Non passa molto prima che cominci a galoppare agilmente intorno a noi, gli zoccoli appuntiti che paiono quasi lasciare la loro impronta qui, sospesa a mezz'aria. Dietro di sé trascina una scia della stessa tonalità, che sfuma fino a diventare una sorta di polvere brillante e che sembra emanare felicità concreta, pura, autentica. Si spande intorno a noi e infonde in me il desiderio bruciante di toccarla, almeno con la punta delle dita, per lasciarmi attraversare da questa corrente di buonumore che per miracolo ha preso vita direttamente dalla mia bacchetta.

«No, sul serio, è leggermente tendente al verde. Non credo di essere daltonico, ma dall'immagine del libro presumo che dovrebbe essere rossa.»

Ma non è nemmeno questa la parte più stupefacente della situazione, perché in un attimo mi rendo conto che, finalmente, anche dalla bacchetta di Evans sta per nascere qualcosa. E non so se è tutto frutto della mia immaginazione, se sono io che sto sognando, perciò la invito a guardare a sua volta la sfera di luce di fronte a noi per accertarmi che anche lei stia assistendo alla stessa scena.
Ed eccolo lì, il Patronus di Evans che prende definitivamente forma.
Strizzo gli occhi, certo che per qualche oscuro motivo siano gli occhiali a ingannarmi, perché non è assolutamente possibile che l'animale che abbiamo davanti sia precisamente quello.

«Abbiamo sbagliato il conteggio dei giri di mestolo in senso orario. E lo sai che detesto darti la colpa, Prongs, ma quello era davvero l'unico compito che spettava a te.»

E invece, a quanto pare, lo è.
È una cerva.
In un primo momento sembra fare fatica a restare in equilibrio sulle zampe sottili e se non fossi tanto sconvolto probabilmente riderei, perché è incredibile quanto l'atteggiamento insicuro di questa cerva mi ricordi proprio il mio, proprio l'insicurezza che provai a quindici anni dopo aver compiuto la mia prima trasformazione completa in Animagus e aver capito, per la prima volta nella mia vita, cosa volesse dire dover coordinare quattro "gambe" anziché due. Solo che, insomma, sconvolto lo sono sul serio, dunque non posso che restare impietrito e con gli occhi fissi davanti a me, a domandarmi ancora se tutto questo sia soltanto frutto della mia immaginazione.

«Qua c'è scritto che con l'aggiunta di qualche seme di Coclearia dovrebbe tornare come prima. Pensi di essere in grado di farcela, sì?»

Evans è tanto sbalordita quanto me, evidentemente, considerando che ha lo sguardo puntato davanti a sé e non sembra nemmeno trovare la forza per parlare.
Così deglutisco e cerco di concentrarmi anche io sulla scena che ho davanti e che, neanche a dirlo, ha l'improvviso potere di farmi mancare un battito. Perché forse Evans e io siamo troppo scossi per fare qualunque cosa, forse sì, ma a quanto pare qua c'è qualcun altro che, a differenza nostra, sa esattamente come comportarsi.

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