Inviti e compromessi.
Il tempo scorre implacabile e spietato, trascinando nella sua insaziabile corrente giorni, settimane e mesi con una rapidità talmente impressionante da lasciare senza fiato.
In un primo momento è stato sconcertante pensare che tutto ciò che mi circonda potesse andare avanti alla velocità della luce, che ogni cosa seguisse il suo corso di sempre e che il mondo si rifiutasse di fermarsi, di premere il tasto pausa, quantomeno per darmi il tempo di prendere un respiro profondo e ricominciare la mia vita praticamente da zero.
Forse in parte è stato un po' egoista da parte mia pensarla in questo modo. È che credevo sul serio che, di fronte al dramma rappresentato dalla scomparsa dei miei genitori, persino il mondo intorno a me mi avrebbe assecondata e si sarebbe semplicemente congelato, come se tutti gli orologi del pianeta potessero arrestarsi all'unisono e impedire al tempo di seguire il suo corso di sempre.
Solo che non è stato così.
Non è stato così perché io per prima ho deciso di non mollare e di prendere la mia vita in mano una volta per tutte. Se non per me stessa, almeno per mamma e papà: non sarebbe stato corretto vanificare diciassette anni di insegnamenti, durante i quali hanno entrambi cercato di rendermi una ragazza forte, indipendente e piena di grinta. E l'unica cosa che io posso fare, d'ora in poi, è mettercela tutta per non deluderli.
I primi giorni dopo la morte dei miei genitori, quelli in cui la consapevolezza di ciò che era realmente successo si stava poco alla volta radicando dentro di me come un'erbaccia impossibile da estirpare, sono stati naturalmente i più difficili da affrontare. Non solo perché la mia mente continuava imperterrita a riportarmi a loro, al tocco delle loro mani, al suono delle loro voci - perché pensare intensamente a tutto questo, giorno e notte, è l'unico modo per scongiurare l'eventualità di dimenticare anche un loro singolo dettaglio - ma anche perché sono state assurdamente le occasioni in cui mi si sono presentate davanti tutte le faccende burocratiche da sistemare.
Sono tornata a Cokeworth per alcuni giorni, durante i quali non solo ho potuto constatare con i miei stessi occhi quanto la nostra vecchia casa fosse ormai irrecuperabile e totalmente distrutta dagli incantesimi, ma in cui ho anche avuto la certezza delle effettive misure di sicurezza prese per proteggere Petunia. Il padre di Potter deve aver fatto decisamente un ottimo lavoro, perché il Ministero ha acconsentito a mettere a disposizione di mia sorella un'intera squadra di Auror, che potesse sorvegliarla anche a debita distanza e assicurarsi che almeno il piccolo appartamento in cui si è trasferita fosse protetto da tutti gli incantesimi del caso.
Il mio rapporto con Petunia è stato un'altra questione delicata che ho dovuto affrontare nell'ultimo periodo. Nonostante avessi espresso a Potter le mie paure al riguardo, alla fine sono state proprio le sue previsioni ad essersi rivelate esatte: l'evidente tensione tra me e lei si è semplicemente dissolta nel nulla, surclassata dal bisogno di sostegno reciproco che si è fatto sentire ultimamente più che mai e dalla netta consapevolezza che, adesso, siamo rimaste solo noi due a tenere vivo il ricordo dei nostri genitori.
Quell'affetto impossibile da quantificare ma che è naturale provare l'una per l'altra è così rispuntato fuori, sorgendo dal nulla e facendomi aggrappare alla speranza che, nonostante io abbia tragicamente perso mamma e papà, in un modo o nell'altro tutto ciò che è accaduto pare avermi permesso di ritrovare mia sorella.
E così resto ancora a cavallo di quell'onda impetuosa che è la mia esistenza. Ho fatto una brutta caduta, certo, ma così è la vita e bisogna rialzarsi. E forse questa guerra è sul serio appena all'inizio, forse il dolore che proverò non è ancora finito del tutto, ma ho deciso che io combatterò. Perché Potter aveva irrimediabilmente ragione, quel giorno in Infermeria: perché arrendersi quando ci sono così tante altre persone da proteggere, così tante persone per cui lottare?
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From A to Z
Fanfiction«Se osi anche solo fare l'idiota, mettermi in imbarazzo o spaventare gli studenti, hai finito di vivere.» sibila affiancandomi, mentre i primini finiscono di raccogliersi all'inizio delle scale. «Cerca di essere meno James Potter, per una buona volt...