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Carlo attese che il suo amico lasciasse il locale con il compagno dopo aver ritirato le loro pizze, dopodiché uscì da dietro il bancone e si diresse verso Alessio.

Il ragazzo stava seduto suoi talloni con le braccia sul banco e la fronte poggiata contro di esse. Carlo gli si fece vicino e poggiò il sedere contro la superficie, dando le spalle al ragazzo: gli regalò una veloce carezza tra i capelli, poi estrasse una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca e prese a battere il filtrino contro il mento valutando la possibilità di uscire dal locale e concedersi una pausa.

Era il proprietario, avevano aperto da meno di un'ora e gli sembrava poco di buon esempio concedersi già una pausa, anche se, per quella sera, a parte qualche ordine da asporto giunto in largo anticipo e previsto per non prima di un paio di ore, sembrava che il locale non dovesse venire preso di soprassalto come capitava di solito. Non che la cosa lo disturbasse: avevano spesso il tutto esaurito e giorni rari e calmi come quelli, diventavano presto un toccasana per riprendere fiato.

-Perché perdi tempo a rimandare?- bofonchiò Alessio, con la voce attutita a causa della posizione in cui continuava a stare rifiutandosi di ricambiare lo sguardo dell'altro: se avesse alzato la testa, però, avrebbe notato che neanche Carlo lo stava guardando ed, anzi, cercava di mantenere inalterata la parvenza di privacy in cui si era rifugiato il ragazzo, continuando a dargli le spalle.

-A cosa ti riferisci?- gli domandò Carlo:
-Vai a fumare, tanto non c'è nessuno per ora- Carlo fece un versetto a labbra chiuse che poteva significare tutto e niente:
-Che fine hanno fatto i ragazzi?- domandò qualche secondo dopo lanciando un'occhiata all'orologio appeso alla parete.

-Sara mette mano tra un'ora e Sophia oggi ha il giorno libero. Dario stava mettendo ordine nei cassetti delle posate. Tiziano è sul retro con quelli dell'ingrosso: hanno portato gli alcolici- rispose Alessio e, finalmente, si alzò impiegando i propri movimenti ed il proprio tempo nel tentativo di fare ordine sul bancone.

-Da quando ci sei tu, mi sento molto più leggero- disse Carlo con un mezzo sorriso che l'altro riuscì a captare con la coda dell'occhio:
-Da quando ci sono io puoi concentrarti a fare il pizzaiolo e continuare a tenere la testa tra le nuvole per tutto il resto del tempo, senza che la baracca affondi-
-Touché-

Carlo fece per uscire dal locale per concedersi la sua sigaretta, ma tornò su i suoi passi e strinse una mano intorno al polso di Alessio richiamandone l'attenzione: finalmente, si guardarono negli occhi.

-Dovresti smetterla, Ale, davvero. Stanno insieme e non c'è più spazio per te nella sua vita- Alessio aggrottò la fronte liberandosi dalla presa dell'altro:
-Lo so, non c'è bisogno che infierisci sulla cosa-
-Non sto infierendo. Tu sei una persona intelligente, mi sembra assurdo girarci intorno: le cose stanno così e non cambierebbero se ti indorassi la pillola. Mettici una pietra sopra e vai avanti-

Alessio afferrò la sigaretta dalle mani dell'altro e la sbriciolò stringendola tra le dita:
-Anche fumare fa male. Dirtelo sarebbe stato più gentile, ma... le cose stanno così e non cambierebbero se ti indorassi la pillola-

Carlo lasciò andare un lungo sospiro scuotendo un po' la testa:
-Probabilmente hai ragione, ma io so quali sono le conseguenze di ciò che faccio. Tu, invece, sembri vivere all'interno di una bolla inconsapevole di ciò che ti stai facendo- estrasse il pacchetto dalla tasca ed afferrò un'altra sigaretta voltando le spalle al ragazzo e dirigendosi fuori dal locale.

Alessio si morse il labbro inferiore e si recò sul retro, nel magazzino, cercando di porre fine ad i suoi pensieri occupandoli con qualcosa di più tangibile del semplice mettere ordine sul bancone della cassa.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora