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Gli ultimi studenti si affrettarono a lasciare l'aula esausti, ma sorridenti.

Javier li salutò distrattamente sollevando una mano nella loro direzione; raccolse le sue cose, spense lo stereo e le luci dell'aula, trovandosi improvvisamente al buio.

Riaccese le luci: non si era reso conto di quanto il tempo fosse mutato, di come il giorno sembrava aver ceduto il posto alla sera tanto prematuramente.

Erano le tre del pomeriggio, eppure sembrava molto più tardi. Aggrottò la fronte e uscì dall'aula per recarsi negli spogliatoi.

Si lavò velocemente e si rivestì altrettanto di corsa nel tentativo di arrivare in tempo per passare a prendere Carlo.

Non credeva di avere l'umore giusto per incontrare il suo compagno, ma avevano concordato il loro appuntamento il giorno prima, e gli sembrava di cattivo gusto disdirlo all'ultimo momento.

Il problema... rimaneva Alessio.

Non si era presentato a lezione, non aveva chiamato nessuno per informare della sua assenza per quella lezione. I loro studenti erano in fibrillazione per l'evento di dicembre, erano tutti intenti a lavorare sodo. Tutti... tranne Alessio.

Al di là del fatto che lui non si sarebbe esibito, Javier trovava poco professionale il suo atteggiamento.

Durante il tragitto che compì in auto diretto verso casa di Carlo, il giovane rimuginò a lungo sul comportamento del suo collega, trovandolo insensato.

C'era qualcosa che sembrava sfuggirgli, la sentiva scivolare via dai propri pensieri prima ancora che riuscisse ad afferrarla e questo lo irritava.

Giunse a destinazione senza essere stato in grado di godere del tragitto, senza aver registrato nulla di ciò che lo circondava, come se avesse guidato inserendo un pilota automatico.

Vide Carlo uscire di casa, per poi entrare nell'abitacolo dell'auto: chiuse violentemente lo sportello e Javier sobbalzò a quel rumore come se fosse stato in grado di scuoterlo.

Aggrottò la fronte.
-Ciao, eh...- disse risentito; l'altro scosse la testa prima di rispondergli:
-Scusami- e si chinò su di lui per depositargli un fugace bacio sulle labbra: -Oggi non è giornata- continuò, tornando al suo posto.

-Cosa è successo?- gli domandò Javier, incrociando le braccia sul volante. Poggiò una guancia contro il dorso di una delle sue mani, mentre i lunghi capelli si aprivano sulla schiena e le spalle, sfiorandogli la pelle come un'effimera carezza.

Carlo rimase a fissarlo per qualche secondo, incantato, stregato e il suo compagno trattenne un risolino per non indispettirlo. L'uomo gli scostò una ciocca di capelli da davanti il viso e rimasero a fissarsi per un po', preferendo il silenzio alle parole.

-Nulla che abbia più importanza quando sono con te- mormorò Carlo e Javier sollevò la testa di scatto sentendo il cuore come balzargli in gola.

Le sue parole gli mossero dentro un'emozione indescrivibile, un desiderio in grado di soverchiare ogni altra cosa.
Si protese verso di lui prendedogli il viso tra le mani, poggiando la fronte contro quella dell'altro, senza impedire a un sorriso di incurvargli le labbra.

Carlo prese a baciargli il viso delicatamente: uno zigomo, la punta del naso, le labbra. Javier ricambiò il bacio, accarezzando piano le labbra del suo amante, senza alcun desiderio di bruciare le tappe. Voleva godersi ogni singolo istante, ogni più impercettibile tocco, gustarlo sino in fondo, renderlo un ricordo indelebile.

L'uomo sembrò comprendere le intenzioni dell'altro, e approfondì il loro bacio senza alcuna fretta: Carlo fece scivolare le proprie mani sui fianchi del suo amante, intrufolò le dita sotto la giaccia, sotto il maglioncino leggero che indossava, finendo per accarezzargli la pelle con piccoli e brevi tocchi, solo con i polpastrelli.

QUANDO TUTTO FINISCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora